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Autore Pro, Formazione Permanente

Mental coach: il metodo per vincere nello sport e nelle tue Olimpiadi

Abbiamo appena seguito in televisione i giochi Olimpici, davanti agli occhi abbiamo ancora le immagini di atleti che festeggiano i loro successi costruiti in anni di allenamenti. Una manifestazione dove le grandi imprese sportive si legano a fatica, dedizione, perseveranza.

Tanti atleti, nel celebrare le loro vittorie, hanno raccontato anche i loro momenti difficili, le tensioni, gli infortuni, la paura di vedere finire la loro carriera anzitempo e la forza di volontà che li ha sostenuti.

Ma per tutti i risultati raggiunti un altro elemento fondamentale è stato l’intervento esterno di persone quali gli allenatori, i preparatori atletici, il sostegno dei familiari e una figura che è andata acquisendo una sempre maggiore importanza e di cui stiamo sentendo parlare sempre più spesso: il mental coach.

Marcell Jacobs ha ringraziato la sua mental coach appena ottenuto lo storico successo sui 100 m., Federica Pellegrini, neo eletta nel CIO (Comitato Olimpico Internazionale) ha detto di volersi impegnare per il benessere mentale degli atleti, affidato appunto ai mental coach.

Chi è un mental coach

In poche parole possiamo dire che un mental coach è colui che aiuta ad allenare la mente per renderla più adatta a raggiungere degli obiettivi in vista di un miglioramento della qualità della nostra vita. Naturalmente non stiamo parlando solo di obiettivi sportivi ma di tutti i traguardi che possiamo desiderare di raggiungere nel corso della nostra vita. Il suo ruolo è di affrontare i blocchi e le possibili interferenze con quelli che sono i nostri obiettivi per aiutarci a raggiungerli.

Può esserci d’aiuto quando affrontiamo un cambiamento, accettiamo una sfida, desideriamo migliorare le nostre prestazioni, aumentare la nostra autostima, vivere le nostre aspirazioni, accettarci ed esprimerci per quello che realmente siamo, migliorare i rapporti con gli altri, senza quella paura di essere giudicati che troppo spesso ci limita.

Il presupposto fondamentale di ogni mental coach è che ciascuno ha dentro di sé le potenzialità per raggiungere i propri traguardi, il suo ruolo è di far emergere queste potenzialità ottimizzando l’individualità e l’unicità di ciascuno.

Il suo obiettivo è di far si che quelli che consideriamo ostacoli e difficoltà diventino invece occasioni per imparare ad affrontare i problemi, metterci alla prova ed essere stimolati a impegnarci in vista del cambiamento desiderato

Anche se a volte può comportare sforzi e sacrifici, non dimentichiamo che avere degli obiettivi è fondamentale per la nostra crescita personale, emotiva e intellettuale.

Cosa non è un mental coach

Un mental coach non è un medico, non si occupa di patologia e non interferisce con esse. Non propone soluzioni e non prescrive comportamenti da tenere a priori ma affianca nella ricerca di un metodo adatto per trovare la soluzione più idonea per ciascuno. In un processo assolutamente individuale e soggettivo.

Il mental coach non è uno psicologo, non è una guida né un esempio, è una figura che aiuta ad acquisire consapevolezza delle proprie capacità (e dei propri limiti) in vista di un obiettivo definito e limitato nel tempo.

Caratteristiche del mental coach

Trattandosi di una figura recente, il percorso per l’acquisizione di questa professionalità non è ancora stato definita in modo chiaro. Si può parlare di una tecnica generale ma non di un modo di metterla in pratica che abbia valore universale date le innumerevoli diversità delle persone che può trovarsi dinnanzi. Esistono studi e corsi propedeutici di diversi livelli ma non possono sicuramente prescindere da predisposizioni personali idonee. 

La caratteristica principale di un mental coach è la capacità di entrare in empatia con il prossimo, di adattarsi a chi gli sta di fronte, stabilire un dialogo, formulare le domande giuste, focalizzarsi sugli obiettivi da raggiungere in ogni specifico caso.

E anche saper capire in quali situazioni un intervento di couching non è utile al raggiungimento di quello che chi gli sta di fronte si è prefissato.

Perché rivolgersi a un mental couch

Alla base della necessità del supporto di un mental couch sta una scarsa fiducia nelle nostre capacità e possibilità di raggiungere degli obiettivi. A questo concorrono diversi elementi come un contesto problematico, scarsa autosufficienza personale, dispersione e difficoltà di restare concentrati sui propri obiettivi che a volte risultano difficile focalizzare.

Innanzi tutto è importante riuscire a definire un obiettivo. Spesso confondiamo i desideri con gli obiettivi ma questi differiscono enormemente. Un desiderio diventa un obiettivo solo nel momento in cui viene stabilito un piano d’azione per realizzarlo.

Il piano d’azione è generato dalla motivazione. Senza una vera motivazione nessun risultato importante può essere raggiunto. A volte i nostri non sono obiettivi concreti ma idee generiche che noi stessi non consideriamo realizzabili.

Per essere un obiettivo realizzabile deve avere queste caratteristiche:

– deve avere una specificità, quindi essere definito in modo chiaro;

– deve essere misurabile, i risultati cioè devono essere quantificabili, magari anche riscontrabile in tappe intermedie;

– deve avere un’attrattiva, ossia consistere in qualcosa che riteniamo possa avere un impatto positivo sulla nostra vita;

– deve essere realistico, raggiungibile, magari fissando dei “sotto obiettivi” il cui raggiungimento ci motiverà a protrarre l’impegno e l’entusiasmo per raggiungere la meta finale.

Diventa mental coach di te stesso

Ma è proprio necessario rivolgersi a un mental couch? Non possiamo imparare da soli a superare le difficoltà che ci intralciano la strada verso il raggiungimento dei nostri obiettivi? Si e no.

Ogni buon mental coach non diventa tale solo imparando la teoria ma mettendola in pratica in prima persona. Questo richiede cura e attenzione per la propria crescita personale, apertura a sperimentare (accettando il rischio dell’errore e del fallimento), impegno nel tenersi sempre aggiornati attraverso corsi, workshop, seminari.

La prima caratteristica è amare sé stessi e avere fiducia nelle proprie capacità. Ma la fiducia in sé stessi non è necessariamente innata, e non sempre è un valore del tutto positivo.  Se la scarsa fiducia limita la capacità di agire, una fiducia eccessiva impedisce di mettersi in discussione e correggere eventuali errori di comportamento.

Nessuno è completamente privo di fiducia in sé stesso, in genere questa viene a mancare in un campo specifico mentre in altri ci sentiamo più sicuri

Alcuni tappe fondamentale sono:

– imparare a individuare con chiarezza i propri obiettivi e concentrarsi su di essi senza disperdere le energie

– valorizzare i successi e i traguardi raggiunti per acquisire fiducia

Un mental coach non è un mago, aumentare la fiducia in sé stessi e imparare a raggiungere i propri obiettivi può essere fatto anche da soli, magari solo in tempi un po’ più lunghi. In tutti i casi è determinante la motivazione, senza di essa ogni traguardo diventerà lontano e difficile da conquistare.

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Annalisa Balestrieri

Dott.ssa magistrale in Lettere a indirizzo psicopedagogico e autrice di articoli divulgativi inerenti temi di psicologia, sociologia, dinamiche relazionali in generale, con un interesse particolare per il rapporto tra psicologia e musica. Membro della Società Italiana di Psicologia Positiva. Ho approfondito alcuni argomenti che ho esposto in questi libri: "Parole e musica: l'effetto del testo nella canzone. Guida all'ascolto con la Psicologia Positiva", “Conoscere le emozioni. Un viaggio alla scoperta di noi stessi”, "La mente in musica. Come reagisce il cervello all'ascolto della musica", "Dipendenze affettive, idoli e modelli di riferimento”.

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