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Relazioni

SEPARAZIONE CONFLITTUALE E RELAZIONI PATOLOGICHE

Uno dei meccanismi relazionali che può riscontrarsi all’interno di una separazione coniugale mal gestita è quello che prende il nome di proiezione disaffezionante, un processo generalmente considerato la matrice del più grave disturbo di PAS, il cui riconoscimento scientifico e giuridico risulta a tutt’oggi non pacifico. Vediamone il contenuto specifico.

La Proiezione Disaffezionante e il suo Impatto sul Bambino

Con il termine “proiezione” la psicodinamica indica un meccanismo di difesa volto a liquidare all’esterno un contenuto psichico individuale avvertito come minaccioso e svantaggiante. L’oggetto cattivo perde la propria componente persecutoria in quanto cessa di essere percepito come proprio, venendo di converso collocato all’interno della dimensione psichica altrui con finalità “colonizzante”.
Il termine disaffezionante è utilizzato al fine di specificare come, in questo caso, la proiezione sia finalizzata ad ottenere un effetto di distacco affettivo all’interno di un’ulteriore relazione che, per effetto della stessa, subisce un degrado squalificante, tramutandosi in negazione affettiva- talvolta letteralmente in odio.
Ma se in condizioni canoniche la proiezione comporta il totale disconoscimento della pulsione da parte del proiettante, in questo caso specifico essa è più finalizzata ad incistare, nella dimensione psichica del proiettato, un elemento affettivo da condividere adesivamente. Si potrebbe per questo parlare di identificazione proiettiva, con valenza larvatamente contagiosa.

La proiezione nel contesto separativo

Inserito in un contesto di separazione, il termine proiezione disaffezionante indica un processo manipolativo posto in essere da uno dei genitori a danno dell’altro che, per effetto di questa manovra psichica, subisce una squalifica quasi scotomizzante dalla vita del figlio: effetto escludente che si estende al resto della sua famiglia, anch’esso improvvisamente contaminato dalla percezione negativa che circonda il genitore squalificato.
E il figlio?
Il figlio è costretto ad incorporare i contenuti che il genitore ha narcisisticamente incistato in lui, sotto la spinta di un ricatto morale che identificherebbe una condotta contraria in una sorta di tradimento verso lo stesso. Il contenuto psichico incorporato è così radicalmente condiviso da spingerlo ad assumere una posizione totalmente ego sintonica verso i vissuti affettivi sperimentati nei confronti del genitore scotomizzato: egli crede infatti che provengano da una sua scelta consapevole, e non da un’imposizione genitoriale.
Compare inoltre il fantasma di una logica minacciosa, quasi terroristica, volta ad imporre una “scelta affettiva”, tra i due genitori: fenomeno tristemente frequente all’interno delle separazioni complicate, che di fatto trascina il bambino all’interno di dinamiche conflittuali adulte e adultizzanti, assolutamente non rispettose delle sue esigenze.

Fattori Predisponenti e Conseguenze

Non sfugge la natura invasiva della proiezione disaffezionante: nel momento in cui il genitore proietta nel figlio i propri vissuti viola completamente i suoi confini esistenziali di essere pensante, mancando di riconoscere in lui una soggettività indipendente dalla propria, percepita al contrario come onnipotente e sconfinata.
Ma al di là di un narcisismo incistante sono numerosi gli elementi patologici che si intravedono al di là di questa manovra psichica, e che, con la loro presenza latente, ne agevolano l’attuazione:
– in primo luogo un rapporto di profonda dipendenza tra il figlio e il genitore dominante, una sorta di simbiosi che lascia intendere un non avvenuto svincolo differenziante tra i due soggetti;
– secondariamente la debolezza del legame con l’altro genitore, il cui investimento affettivo, nella vita del figlio, risulta periferico o altamente delegante;
– una debolezza egoica da parte del bambino, a sua volta riflesso di un nucleo del Sé deficitario, non coeso e invischiato in modalità fusionale con quello del genitore dominante ( più spesso la madre).
– inconscia pulsione, da parte del genitore dominante, volta a liquidare arcaiche angosce di differenziazione con i propri oggetti affettivi, la cui presenza vincolante si pone come ostacolo alla formazione di un legame di coppia adulto e consapevole;
– debole identità del legame di coppia, dovuta ad un mancato svincolo identitario con i propri modelli affettivi di riferimento, da cui l’impossibilità di costruire una relazione solida che sappia porsi degli obiettivi, sostenere istanze motivazionali e superare criticità senza perdere la propria coesione interna;
– volontà di annullamento del processo di triangolarizzazione edipica, che spinge il rapporto genitoriale ad una relazione simbiotica duale, regressiva e fortemente evocativa del contesto diadico. In preda ad una regressione preedipica, il genitore dominante non è in grado di riconoscere una triangolarità del rapporto con il figlio né di sostenere la competizione con l’altro genitore, la cui presenza viene anzi vista come un ostacolo alla continuazione del rapporto con il bambino. Da qui l’esigenza di liquidarne in via definitiva il ruolo e la funzione.
La proiezione disaffezionante: effetti e significato
La proiezione disaffezionante può essere definita un disturbo specifico del vincolo di filiazione, la configurazione patologica della relazione familiare a seguito della quale la figura di uno dei due genitori viene esclusa dalla dimensione emotiva ed esistenziale del bambino.
Uno dei due genitori proietta nel figlio un contenuto disaffettivo che è lui stesso a sperimentare, e lo costringe ad uniformarsi allo stesso con egosintonica acquiescenza. Il bambino risponde a questa operazione manipolatoria in una modalità identificativa: in altre parole accetta in silenzio i vissuti emotivi proiettati in lui, lasciando che quelli pregressi vengano annichiliti sotto il peso di una proiezione colonizzante e distruttiva.
Dopo essersi identificato con il genitore proiettante si sente dunque costretto a divorziare a sua volta dal genitore svalutato, vittima di una richiesta adultizzante che non gli consente il mantenimento di un rapporto maturo con entrambi i genitori, né presuppone, da parte degli stessi, la volontà di mantenere un’adeguata tutela della bi genitorialità e dei compiti di togheterness nonostante i conflitti separativi.
Una fantasia archetipica di simbiosi nei riguardi del bambino, unita ad una pulsione di rabbia e ostilità vendicativa nei confronti di quello che si appresta a diventare l’ex partner, possono dar vita a distorsioni affettive come la proiezione disaffezionante, le cui conseguenze patologiche non si ripercuoteranno soltanto nella sfera affettiva del figlio, ma avranno ad oggetto anche la funzionalità del suo pensiero cognitivo, l’investimento socio-relazionale, lo sviluppo di capacitò riflessive e mentalizzanti, e soprattutto la possibilità di maturare una capacità valutativa indipendente, esito dello svincolo definitivo dalla personalità de genitore dominante appannaggio della costruzione di un Sé indipendente e consapevole.

Bibliografia
Cavicchioli, G. Severo, R. ( 2017) Emozioni e relazioni nella separazione genitoriale: aspetti teorici e d’intervento, Franco Angeli, Milano;
Montecchi, F. ( 2016) I figli nelle separazioni conflittuali e nella (cosiddetta) PAS (Sindrome di alienazione genitoriale). Massacro psicologico e possibilità di riparazione , Franco Angeli, Milano.

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m. rebecca farsi

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