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Comportamento, Formazione Permanente

Psicotraumatologia e medicina nello studio dell’obesità.

Un’indagine sperimentale nella Valle di Susa

Introduzione:

La ricerca condotta dal PASSI sulla popolazione ASL TO3 ha rilevato che oltre la metà degli individui di età superiore ai cinquant’anni è in sovrappeso e di questi il 40% dichiara di essere in buone condizioni psicofisiche (Cosola, 2012). L’obesità di primo grado è rappresentata dal 75%, l’obesità di secondo grado dal 17% e di terzo grado dall’8%, avendo quindi raggiunto, in pochi anni, più del doppio del valore iniziale (ASLTO3, 2017). 

Questi studi sono stati ulteriormente approfonditi da Vincent Felitti e Anda Robert del “Center for Disease Control” (“CDC, San Diego Department of Preventive Medicine in California”), la cui ricerca ha confermato che la presenza di un PTSD è associata a un aumento del rischio di obesità. Felitti diceva che parlare di “malattia dell’obesità” è sbagliato, infatti la ricerca compulsiva del cibo è comune a diverse forme di dipendenza. Grazie ai dati ottenuti dalle ricerche e ai numerosi studi in letteratura, Felitti ha riconosciuto che l’eccessiva assunzione di cibo non è alla base del problema, ma è una possibile soluzione. “L’obesità è il marker del problema, proprio come fumare per una casa in fiamme” (Felitti M. J., 2012). Spesso l’obesità è uguale alla soluzione di un’esperienza traumatica.

Questa tesi sperimentale intende approfondire la connessione tra disturbi mentali e patologie fisiche, in particolare tra PTSD e obesità e tra obesità e QoL (“Qualità della vita”). Parallelamente sono stati analizzati gli scritti di Bottaccioli che correlano tre variabili: obesità, disturbo da stress post-traumatico e infiammazione. Bottaccioli ha affermato che gli eventi stressanti della vita potrebbero portare all’attivazione di meccanismi pro-infiammatori considerati la principale causa della conseguente obesità. Secondo Bottaccioli, la preferenza per cibi ipercalorici potrebbe determinare l’insorgenza di disturbi psichici come la depressione o il disturbo da stress post-traumatico, attivando così un processo di condizionamento bidirezionale tra fattori psichici e fisici. Si precisa che per queste affermazioni l’autore non riporta bibliografia scientifica. Si è quindi deciso di somministrare materiale sperimentale ad un campione di popolazione affetta da obesità lieve, media e grave per indagare la relazione tra le suddette variabili. Il quesito di ricerca dello studio si concentra sull’ipotesi di una possibile associazione tra PTSD, obesità e infiammazione e qualità della vita e individua in futuro una potenziale strategia di intervento.

Ipotesi di ricerca:

  1. Verificare l’esistenza di una correlazione tra il PTSD e il grado di obesità, ipotizzandone una maggiore prevalenza nelle persone con obesità grave;
  2. Verificare l’esistenza di una correlazione tra PTSD e infiammazione, traendo le informazioni da eventuali terapie con farmaci antinfiammatori;
  3. Verificare l’esistenza di una correlazione inversa tra grado di obesità e QoL;
  4. Verificare l’esistenza di un disagio psichico (PTSD) indagando l’assunzione di psicofarmaci, ansiolitici o antidepressivi.
  5. Verificare l’esistenza di una correlazione inversa tra il grado di istruzione ed il BMI.

Metodo

Partecipanti:

I pazienti invitati a prendere parte a questo progetto di tesi costituiscono un campione rappresentativo della popolazione adulta valsusina. I criteri di inclusione riguardano un’età superiore ai 18 anni, un BMI superiore/uguale a 30 (che sottintende il valore minimo di BMI identificativo di obesità) e la distribuzione geografica (tutti residenti nella Valle di Susa). Sono stati indagati: il sesso, l’età, il BMI, il grado di obesità, l’assunzione di psicofarmaci, l’assunzione di antinfiammatori e il livello di scolarità dei partecipanti. Il campionamento casuale ha portato alla partecipazione di 11 uomini (24,24%) e 34 donne (75,6%) per un totale di N=45 pazienti. La dottoressa Schimenti ha calcolato per ciascuno l’indice di massa corporea (BMI) misurando il peso (espresso in kg) e dell’altezza (espressa in metri) usando la seguente formula: BMI= m/(h²). La media delle età dei 45 partecipanti è pari a M = 53,40 anni (deviazione standard δ = 14,785) mentre la media del BMI è pari a M = 39,333 (deviazione standard δ = 5,3294).

Strumenti statistici:

Il materiale di ricerca distribuito consiste in due test: “Mississippi Scale for Combat-Related Postraumatic Stress Disorder” (MSS-C) finalizzato a valutare la presenza di un PTSD. Il secondo mirava all’autovalutazione della QoL: “European Quality of Life-5 Dimension” (EQ-5D). 

Procedura:

La distribuzione dei questionari è stata effettuata presso lo studio medico del Dott.Schimenti che ha descritto oralmente, a ciascun individuo, le finalità della ricerca e le modalità di completamento delle prove, con la raccomandazione di compilarle alla volta presso il proprio domicilio di tranquillità e solitudine. Ad ogni soggetto sono stati dati 5 fogli identici pinzati insieme e contenenti, in ordine, il test QoL e poi l’MSS-C. 

Sono state studiate le seguenti correlazioni tra le variabili:

  1. PTSD e grado di obesità;
  2. PTSD e infiammazione;
  3. il grado di obesità e la qualità di vita;
  4. PTSD e farmaci psicotropi;
  5. Grado di obesità e livello di istruzione.

Risultati:

Le analisi di correlazione mostrano un’associazione significativa tra il BMI e il punteggio MSS-C totale (r = .325, p = .030): il BMI aumenta quando il punteggio nel test del disturbo post-traumatico aumenta (Figura 1). Tuttavia, esiste anche una correlazione significativa tra BMI e QoL. Dalle statistiche descrittive è stato possibile individuare le caratteristiche tipiche del campione esaminato.

Figura 1: La correlazione tra il PTSD ed il BMI

I 45 pazienti, ottenuti mediante campionamento casuale, appartenevano alla femmina nel 75,6% (34 pazienti) e al maschio nel 24,4% dei casi (11 pazienti), pari a circa un quarto del totale.

Dal campione è emerso che il grado di obesità prevalente è il terzo (44,40%, pari a 20 pazienti) cioè il più grave, con una prevalenza pari esattamente al doppio dei casi di obesità di primo grado (22,20%, pari a 10 pazienti), (Figura 2).

Figura 2: Distribuzione per grado di obesità

L’indagine statistica mostra che circa la metà dei pazienti (20) assume farmaci antinfiammatori. Dall’esame della cartella clinica risulta che poco più di un terzo (37,80%, pari a 17 pazienti) del campione assume farmaci psicotropi (ansiolitici o antidepressivi). La maggior parte del campione possiede un diploma di scuola secondaria inferiore (64,40%, pari a 29 pazienti), seguito da un diploma di scuola media superiore (24,40%, pari a 11 pazienti). Nel 6,70% dei casi le materie hanno un diploma di scuola primaria (3) e solo il 4,40% si è laureato (2 pazienti). A partire da queste statistiche sono stati ottenuti altri grafici che esprimono la distribuzione del PTSD rispetto al campione. Il grafico mostra i punteggi significativi di PTSD al test MSS-C rispetto ai diversi gradi di obesità: si può notare che il primo e il secondo grado di obesità presentano un solo caso di PTSD, mentre nel terzo ci sono cinque casi di miglior punteggio. Secondo gli autori del MSS-C, i punteggi significativi che indicano la presenza di una positività al disturbo da stress post-traumatico sono nel range tra 130 ± 18, o nel caso presente tra 112 e 148. I punteggi inclusi in questo sono stati trovati sette: 112, 116, 120, 123, 129, 131

e 137.

Figura 3: Correlazione tra PTSD e grado di obesità

L’analisi dei dati è stata effettuata tenendo conto dei limiti della ricerca, ovvero del fatto che il campione ha limiti numerici importanti (solo 45).

Tornando alle ipotesi iniziali, sono state approfondite le seguenti correlazioni:

La prima ipotesi di ricerca è stata:

  1. Verificare l’esistenza di una correlazione tra il PTSD e il grado di obesità, ipotizzando una maggiore prevalenza nelle persone con obesità grave;

Esiste un’associazione significativa tra il BMI e il punteggio MSS-C totale, così come il BMI aumenta quando aumenta il punteggio nel test del disturbo post-traumatico. Tuttavia, esiste una correlazione significativa tra BMI e QoL. Per approfondire i risultati si è deciso di elaborare graficamente i dati ottenuti su un piano cartesiano. I risultati MSS-C sono stati posti sull’asse delle ordinate mentre i dati relativi al BMI del campione sono stati inseriti sull’asse delle ascisse.

La seconda ipotesi di ricerca era la seguente:

  1. Verificare l’esistenza di una correlazione tra PTSD e infiammazione, traendo informazioni da eventuali terapie con farmaci antinfiammatori;

Per rispondere a questa ipotesi di ricerca sono stati raccolti dati statistici relativi all’assunzione di farmaci antinfiammatori da parte dei pazienti del campione in esame. È emerso che questa ipotesi (proposta in letteratura da Bottaccioli) non è confermata in quanto tra tutti i pazienti che assumono terapie antinfiammatorie, la percentuale di coloro che soffrono di PTSD (42,80%) è statisticamente inferiore a quelli non affetti da PTSD (44, 73 %).

La terza ipotesi di ricerca richiesta per:

  1. Verificare l’esistenza di una relazione inversa tra il grado di obesità e QoL;

Rispetto a questa ipotesi di ricerca, lo studio di correlazione ha mostrato risultati significativi. Il campione presentava varie disfunzioni fisiche legate a diversi gradi di obesità con importanti limitazioni delle attività quotidiane.

La quarta ipotesi di ricerca richiesta per:

  1. Verificare l’esistenza di una malattia mentale (PTSD) indagando sull’assunzione di farmaci psicotropi (ansiolitici o antidepressivi).

Questa ipotesi di ricerca è stata ampiamente confermata dalle percentuali di pazienti con disturbo da stress post-traumatico che assumono psicofarmaci nel 71,40% dei casi rispetto al 31,57% di tutti gli altri pazienti del campione in esame.

L’ultima ipotesi di ricerca richiesta:

  1. Verificare l’esistenza di una correlazione inversa tra il livello di istruzione ed il BMI.

Per verificare questa ipotesi di ricerca, sono stati studiati i livelli di istruzione per ciascuna banda di BMI corrispondente ai tre gradi di obesità. Nei pazienti con 30 <BMI <34,9 si evidenzia un livello di istruzione elevato, di cui due lauree (20%) aventi un livello di istruzione elevato pari al 60%. D’altra parte, per i pazienti con un BMI compreso tra 35 <BMI <39,9 è dimostrato che solo il 13,33% (2 pazienti su 15) ha un livello di istruzione elevato. Il grafico mostra che solo 5 pazienti su 20 hanno un livello di istruzione elevato. I risultati mostrano che i più alti livelli di BMI corrispondono a bassi livelli di istruzione, confermando l’ipotesi che esista una correlazione inversa tra BMI e livello di istruzione. È importante sottolineare che tra i sette pazienti con PTSD solo uno ha un livello di istruzione superiore (diploma) e due hanno il livello di scuola elementare (Figura 4).

Figura 4: Rapporto tra grado di obesità e titolo di studio

Conclusioni:

Questa tesi ha correttamente ed efficacemente confermato le ipotesi di ricerca, nonostante i limiti precedentemente sottolineati. La prima ipotesi è stata confermata da valori statistici particolarmente significativi e dalla successiva analisi globale dei dati ottenuti, secondo quanto affermato da Felitti. Pertanto, si presume che queste persone abbiano subito un trauma durante l’infanzia e che successivamente abbiano sviluppato l’obesità come conseguenza e gestione del trauma vissuto. La seconda ipotesi, le teorie di Bottaccioli, che prevedevano di dimostrare l’associazione tra infiammazione, obesità e PTSD, non è stata confermata. Dai nostri dati non esiste una relazione significativa tra PTSD, obesità e infiammazione. Si presume che la cascata di eventi preveda l’insorgenza di infiammazioni (articolari e vascolari) solo come conseguenza dell’eccesso di peso e non come causa. La terza ipotesi, il rapporto tra obesità e QoL, ha dato risultati significativi, evidenziando come le persone con livelli di BMI elevati presentino serie difficoltà nello svolgimento delle attività della vita quotidiana. La quarta ipotesi di ricerca ha dimostrato la correlazione tra PTSD e disagio psichico attraverso l’analisi delle cartelle cliniche da cui è emerso che la maggior parte dei pazienti affetti da PTSD assume quotidianamente farmaci psicotropi (ansiolitici o antidepressivi). Anche la quinta ipotesi di ricerca ha portato a risultati significativi: è stato possibile dimostrare la correlazione inversa tra BMI e titolo di studio, rivelando che un titolo di studio basso è correlato a un maggior rischio di obesità (Figura 4). Probabilmente questa statistica indica che, oltre a considerare il cibo come una forma di compensazione della sofferenza mentale, un basso livello di scolarizzazione implica una scarsa conoscenza del problema, dei conseguenti danni fisici (anche gravissimi). Questo studio mostra che l’obesità è la proiezione di un disturbo ed è quindi necessaria una valutazione psicologica o psichiatrica preventiva prima di impostare qualsiasi trattamento per i pazienti obesi al fine di identificare i fattori che potrebbero contribuire al successivo sviluppo di un disturbo alimentare.

Dott.ssa Cristina Peluso1 *, Ivan De Marco2, Claudia Chiavarino3, Dott.ssa Pierangela Schimenti4

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