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Personalità

IL NARCISISTA ANZIANO

IL NARCISISTA ANZIANO: IL VULNUS DEL TRASCORRERE DEL TEMPO

In fase senile la gestione del narcisismo si mostra una sfida ancor più complicata: i tratti di grandiosità, egocentrismo e bisogno di ammirazione, tipici di questa personalità, mal si concilino con le limitazioni poste da un periodo della vita nel quale persino il narcisismo non patologico, inteso come pieno e profondo godimento del Sé e delle proprie risorse, subisce un contraccolpo mortificante. Non è facile continuare a mantenere la stima del Sé in un momento caratterizzato da perdite ed emarginazioni che coinvolgono ogni settore della vita.


• A partire da quello lavorativo. Per quanto il narcisista insista nel considerarsi insostituibile, sono sempre più frequenti le situazioni nelle quali viene messo all’angolo a causa di un abbassamento prestazionale provocato dalle perdita di risorse psicologiche, fisiche e cognitive, ma anche in vista di un avvicendamento che l’età pensionabile rende più che mai verosimile.

• In famiglia la situazione non è migliore: animato da un’indiscussa tendenza alla leadership, il narcisista non si rassegna a ricoprire i ruoli, pur gratificanti, associati dall’anzianità ( ad esempio quello di nonno), perché li considera monotoni, periferici e comunque non in grado di appagare la sua necessità di protagonismo. I c.d. genitori onnipotenti, che non si rassegnano a far crescere i figli, né a ricoprire una posizione meno rilevante all’interno della famiglia, rifiutano di assecondare un passaggio di consegne che per loro significherebbe soltanto il riconoscimento di una sconfitta. Un doloroso vulnus alla propria onnipotenza e all’ambizione di primato, immutata nonostante il corso degli eventi.

• Se il narcisista si ammala- evento francamente plausibile in un momento della vita in cui anche la salute perde la propria stabilità -la situazione peggiora ulteriormente. Perché in questo caso non è soltanto costretto a fronteggiare le limitazioni imposte dalla malattia, ma anche ad accettare un’inattesa dipendenza da soggetti esterni, senza i quali, molto spesso, non può neppure assolvere le normali funzioni quotidiane. Per una personalità come quella narcisistica, che per struttura ritiene assolutamente inaccettabile i concetti di gratitudine e dipendenza oggettuale, si tratta di un’autentica tortura. Dover ammettere di aver bisogno degli altri e rassegnarsi ad uno stato di svantaggio psicofisico imperante, lo costringe a sperimentare un senso di aggressività ingestibile, che si trasforma in un vissuto di invidia distruttiva verso gli stessi soggetti che si prendono cura di lui: appartengano o meno alla famiglia – può trattarsi di parenti, figli, ma anche di personale socio sanitario o infermieristico, in caso di ospedalizzazione o istituzionalizzazione – il narcisista è spesso tendente a maltrattare proprio le persone che gli stanno più vicino, proiettando su di esse un’aggressività proditoria comunicata attraverso un sadismo agito o verbalizzato ( Lingiardi, McWilliams, 2013).

• Neppure sotto il punto di vista estetico il narcisista trova consolazione: anzi, è proprio questo il settore in cui riceve maggiori e più dolorose mortificazioni, a causa dei segni di una vecchiaia che lascia anche sul corpo tracce indelebili. Quel corpo da sempre oggetto di cure meticolose, nel cui abbellimento veniva appagata un’illusoria certezza di perfezione, subisce un inesorabile processo di decadimento, di fronte al quale il narcisista mette in atto una serie di condotte deneganti -compensative, volte a potenziare quegli stessi aspetti mortificati dalla vecchiaia: così sono molti gli uomini anziani che ricercano la propria giovinezza all’interno di legami con partner più giovani, o che si compiacciono nel mettere alla prova la propria capacità di seduzione praticando corteggiamenti inusuali, attività sessuali promiscue e spesso inadatte alla loro età. Il narcisismo femminile, di rimando, investe massivamente nell’aspetto estetico per ritrovare la sicurezza e l’autostima. E se il corpo, da sempre visto come un rassicurante oggetto di ammirazione e conquista, non offre più le certezze sperate, ecco il ricorso ad operazioni chirurgiche e correzioni estetiche, finalizzate a recuperare quella bellezza che costituisce il viatico per il benessere inter ed intrapsichico. Molto spesso l’unico strumento di sopravvivenza. Il tutto in un diniego difensivo che mette in evidenza la debolezza egoica, lo scarso contatto con la realtà e l’insicurezza del Sé tipiche della personalità narcisista.

• Non tutti i soggetti anziani sono attenti alla cura dell’estetica: per molti il narcisismo dell’apparenza si esprime attraverso un’ossessiva cura dello stato di salute, in una costruzione psichica che vede il corpo più come una garanzia di benessere fisico che come un oggetto di seduzione. È piuttosto facile l’instaurarsi di disturbi psicosomatici, disturbi da conversione, o patologie ipocondriache, simbolo disfunzionale di angosce di morte regressive, chiamate a slatentizzare il timore per la perdita di un Sé corporeo che, nel narcisista, non ha mai oltrepassato un livello di superficialità. (Foster, Campbell, Twenge, 2003).

LA “FORTE DEBOLEZZA” DEL NARCISISTA: una storia che viene da lontano
L’anziano che non è addivenuto ad un compromesso con la propria vecchiaia è prima di tutto un bambino che non ha ricevuto conferme e attenzioni, che non ha sperimentato la presenza di un oggetto affettivo securizzante in grado di concedere accesso al mondo emotivo né di creare quella barriera somatopsichica dalla quale è possibile l’originarsi di un codice emotivo simbolizzato. A causa di una regressione psichica provocata dall’evento stressogeno “vecchiaia” , il narcisista torna a fare uso di meccanismi di difesa primitivi; scissione, proiezione, identificazione proiettiva, e soprattutto negazione, con le quali amplifica il processo di allontanamento da una realtà mortificante, che gli provoca dolorosi vissuti di invidia (Klein, 1957).
Da un punto di vista Ericksoniano (1982), l’anziano che non è riuscito ad accettare la propria decadenza fisica è soprattutto un individuo disperato, devastato da una condizione nella quale non riesce a vedere alcun aspetto positivo, ma soltanto la realtà di una prigione terrifica cui non vuole arrendersi. Incapace di vivere il proprio tempo, si ritrova così a vestire i panni anacronistici di un eterno giovane, un vincente imprigionato nel corpo di un perdente, del quale cerca rabbiosamente di cancellare i segni. Nell’attuazione di questo tentativo perde la bellezza della realtà che sta vivendo, e con essa la possibilità di allineare le proprie aspettative alle proprie risorse, creando una continuità di intenti che sceglie di potenziare gli aspetti positivi del presente, anziché ruminare sulle perdite del passato.
Il narcisista non riesce a rassegnarsi allo scorrere del tempo. Lo stesso pensiero della morte diventa una persecuzione, seminando un’angosciante senso di sconfitta da cui si può proteggere soltanto col diniego. Il non riconoscimento quasi psicotico di verità inenarrabili e non simbolizzabili, è l’unico mezzo per liquidare un dolore che, in via salvifica, viene gestito a mezzo di scariche proiettive aggressive e proditorie. Invidioso di quegli oggetti buoni che ha perduto e dei quali non potrà mai più tornare in possesso, ambisce ad attaccare quelli di coloro che possono goderne ancora, mostrando la presenza di una personalità che, per esistere e resistere nonostante tutto, non può fare a meno di distruggere.

BIBLIOGRAFIA

Erickson, E.H. ( 1982) I cicli della vita; continuità e mutamenti, Armando, Roma
Klein, M. (1957) Invidia e gratitudine Giunti, Firenze;
Foster, J.D., Campbell, W.K. Twerge, J.M. (2003) Individual differences in narcissism: Inflated self-views across the lifespan and around the world, in Journal of Research in Personality, 37(6) 469-486;
Lingiardi, V. McWilliams, N. (2013) PDM-2.Manuale diagnost. psicodinamico, Raffaello Cortina Milano.

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m. rebecca farsi

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