Premessa
Meccanismi anatomici e fisiologici migliorano l’efficienza di specifiche funzioni, sia cerebrali, sia splancniche, sia appendicolari. Il presente saggio scientifico ne esamina tre tentando di cogliere un nesso, un denominatore comune che li colleghi tra loro.
Negli equini, il legamento accessorio coxo – femorale impedisce l’abduzione all’arto pelvico e tiene ancorata la testa del femore al bacino in sinergia con altre peculiarità anatomiche tra cui le seguenti due: la fusione in tendine unico dei due muscoli estensori delle falangi e la lunghezza del metatarso che supera quella del metacarpo. Le funzioni propulsive, la cinesia e le capacità di difesa offesa dell’arto pelvico equino sono potenziate da questi accorgimenti anatomici e funzionali. Aspetti similari si sono verificati in altre specie. Per esempio, la razza suina del sud America Casco de Mulo presenta a livello degli arti anteriori una unica struttura cornea simile allo zoccolo equino. I suini hanno quattro dita per arto e le due dita maggiori nella loro estremità sono avvolte dal rispettivo unghione. Invece la razza Casco de Mulo ha le due dita anteriori all’interno di una scatola cornea simile allo zoccolo equino: Casco de Mulo comunque ha due falangi, ma avvolte da una unica scatola cornea. Questa caratteristica riduce la flessibilità ed elasticità delle falangi anteriori, ma incrementa la efficienza funzionale collegata alla escavazione di buche nelle quali l’animale cerca tuberi, radici e topi di cui si nutre. L’atto di scavare nel terreno è comune a tutti i suini ed avviene in prevalenza tramite il grugno dov’è presente sotto pelle un osso del grugno. L’ambiente in cui vive Casco de Mulo ha terreno arido, da qui la necessità di scavare con la struttura cornea che avvolge a mo’ di zoccolo l’arto anteriore.
Il secondo meccanismo riportato nel presente saggio è una risposta di tipo neuro – ormonale descritta nella mucca in lattazione, ma presente in tutti i mammiferi donna compresa, anche se con alcune varianti. La discesa del latte nella bovina in lattazione è regolata dall’ormone ossitocina la cui produzione dipende da stimoli provenienti da specifiche aree corticali, collegate alla coscienza. Cioè l’animale dev’essere cosciente di una determinata situazione e solo in questo caso provvede all’allattamento del vitello. Se il vitello muore, o se il contadino non munge la mucca, la discesa del latte si blocca. Al momento della suzione da parte del vitello, lo stimolo neuro – ormonale e la produzione di ossitocina hanno la preminenza su tutte le altre sollecitazioni e condiziona il comportamento dell’animale. Secondo alcuni Hollander E. et all., (2003 e 2006) l’ormone agirebbe in modo diretto su alcune aree corticali condizionando il comportamento umano ed animale.
Il riflesso neuro – endocrino connesso alla deiezione lattea, esteso alla specie umana rafforzerebbe la teoria materialistica della mente in alternativa al comportamentismo logico (Fodor, J.A., 1996).
Il terzo meccanismo riguarda la riduzione del corpo calloso osservabile in animali molto veloci, o in acqua (delfini), o sulla terra ferma come gli equini. Questa caratteristica neuro – anatomica diminuisce le connessioni tra i due lobi cerebrali, ma indirettamente favorisce alcune facoltà legate alla velocità ed alla difesa dai predatori. In un cervello con massima lateralizzazione come l’Uomo, il corpo calloso ha il massimo spessore; viceversa nei cervelli meno lateralizzati come quello equino e quello di delfino, il corpo calloso è molto ridotto.
Ci sarebbe parallelismo tra questi meccanismi riduttivi con alcune facoltà mentali ed istintive proprie di Homo sapiens sapiens potenziate dall’indebolimento, o dall’abbassamento di livello funzionale in alcune aree corticali.
Arto Posteriore Equino, Vie Extrapiramidali E Cervelletto.
Gli equini in genere ed il Cavallo in particolare hanno il muscolo estensore anteriore delle falangi (e. comune delle dita) provvisto di un lungo tendine che discende sulla faccia dorsale del tarso, del metatarso e del dito. Il muscolo termina sul processo estensorio delle terza falange con possibili propaggini tendinee sulla prima e seconda falange. Nel suo percorso lungo il metatarso, riceve quasi sempre la coda dell’estensore laterale delle dita. La fusione dei due tendini avviene nella maggioranza dei casi a livello del terzo distale del metatarso.
Nell’arto anteriore l’unione tra estensore anteriore e laterale delle dita non avviene e si deve pensare ad una differente funzione dei due muscoli nell’arto posteriore ed anteriore.
In genere, i quadrupedi hanno omogeneità morfo funzionale nelle parti distali degli arti: metacarpo, nodello e falangi dell’arto toracico similari a metatarso, nodello e falangi dell’arto pelvico. Esistono piccole differenze: il metatarso è più lungo del metacarpo, l’angolo del nodello disuguale nei versanti anteriore e posteriore.
La convergenza tendinea tra estensore laterale ed anteriore delle dita nell’arto pelvico è collegata alla maggiore lunghezza del metatarso e alla funzione di propulsione del corpo in avanti data dall’arto posteriore. Da notare che la maggiore lunghezza del metatarso sul metacarpo potenzia le funzioni propulsive e di difesa offesa, potendo l’animale sganciare calci micidiali contro i predatori che lo inseguono. Anche la esclusiva presenza del legamento coxo – femorale accessorio assente negli altri mammiferi, potenzia i movimenti dell’arto posteriore equino, mentre ne riduce altri. Una mucca può dare calci di lato, un equino ne è impossibilitato, ma il calcio inferto da un equino è molto più potente e micidiale. Il cavallo è inoltre molto più veloce di un bovino. Esistono ruminati della stessa famiglia dei bovini come i bisonti o gli gnu che percorrono decine di chilometri al giorno correndo di continuo, ma il Cavallo è molto più veloce nella corsa di breve durata e nelle salite accidentate.
Strutture alla base della duplice funzione propulsiva e di difesa-offesa offerta dall’arto posteriore equino:
1. negli equini, il poderoso sviluppo e potenza dei muscoli pelvi – trocanterici.
2. maggiore lunghezza del metatarso sul metacarpo.
3. duplice ed opposta azione dei muscoli estensori delle falangi: flessoria sul piede ed estensoria sulle falangi.
4. articolazione dell’anca equina: solo negli equini esiste un legamento profondo coxo – femorale detto legamento accessorio che parte dal tendine pre – pubico del retto dell’addome, passa per l’incisura acetabolare e termina nella fossetta legamentosa della testa del femore. Questo legamento impedisce agli equini di abdurre l’arto, ma potenzia l’azione propulsiva dell’arto pelvico, la funzione di difesa – offesa ed in generale la cinesia muscolare dell’intero arto.
5. Negli equini, il controllo del sistema extrapiramidale sulla cinesia degli arti posteriori è favorito, in particolare nella corsa veloce e prolungata dalla presenza del legamento coxo-femorale accessorio e dalla fusione tendinea tra i due estensori delle falangi. Il sistema extrapiramidale inibisce in genere alcune manifestazioni primitive, superflue ai fini di una cinesia al massimo grado di efficienza.
6. Il sistema extrapiramidale è polineuronico; è formato dai nuclei striati, sotto-talamici, il nucleo rosso ecc. ed è molto esteso. Nell’Uomo la superficie della corteccia cerebrale occupata dai centri del sistema extrapiramidale – vie extrapiramidali corticali – rappresenta l’85% di tutta la corteccia motrice (Delmas, A, 1977). Le aree extrapiramidali occuperebbero una superficie corticale estesa perché i movimenti di accompagnamento associati a quelli volontari, sono in effetti più numerosi di questi ultimi. Allorché si prende un oggetto con le dita (atto volontario) si associa a questo gesto lo spostamento della mano e dell’avambraccio, del braccio e della spalla. Si stabilisce così una nuova condizione di equilibrio. Un atto preciso, per quanto limitato richiede una lunga serie di contrazioni muscolari regolate dallo striato e dal cervelletto. A tal proposito c’è da dire che le grosse scimmie hanno cervelletto più ampio rispetto alle comuni scimmie e all’Uomo. (Rilling e Selignan, 2004). Sia i nuclei basali, sia il cervelletto, ricevono proiezioni da un’ampia gamma di regioni sensoriali della corteccia e restituiscono proiezioni dalle aree motorie. Questo dato è importante se si tiene conto che il cervelletto è l’organo regolatore delle attività motrici.
7. Questo sistema extrapiramidale è molto ridotto nei delfini (Kilian A, 2000) e negli equini (Getty R.,1982), ma molto esteso nella scimmie ((Rilling e Selignan, 2004).
8.
Ossitocina E Selettività Corticale
L’ossitocina è un ormone prodotto dai nuclei sopraottici e paraventricolari dell’ipotalamo; migra lungo le fibre nervose del tratto ipotalamo ipofisario; si raccoglie nella neuro ipofisi e da qui entra nel sangue. Tramite la via sanguigna raggiunge specifici siti dove agisce. Una delle funzioni dell’ormone è di determinare la discesa massiccia del latte nella mammella dopo il parto agendo sulle cellule a canestro o cellule mioepiteliali di Böll che circondano la miriade di alveoli mammari. La contrazione di tali cellule comporta aumento della pressione intra mammaria e l’immediata fuoriuscita lattea dai dotti papillari. Perché possa liberarsi ossitocina è necessario che stimoli meccanici prodotti a livello dei capezzoli, veicolati lungo vie spinali nervose, raggiungano direttamente aree cerebrali corticali diventando coscienti. Da questi centri superiori partono altri impulsi nervosi diretti ad aree ipotalamiche preposte – i nuclei sopraottici e paraventricolari – producendo ossitocina. Si tratta di un riflesso neuro – ormonale che parte dai recettori nervosi del capezzolo. Lo stimolo nervoso che parte dai capezzoli mammari deve però oltrepassare una certa soglia e diventare cosciente. Questo stimolo può essere prodotto da chi munge la vacca oppure dal vitello che poppa. Importante è che la mucca ne sia cosciente e lo diventa se la stimolazione nervosa raggiunge la corteccia cerebrale. Solo in questo caso si libera ossitocina ed il latte fuoriesce abbondante dal capezzolo. La selettività della coscienza – sia pur riferita alla mucca in lattazione – potenzia la fisiologia della mammella finalizzata a nutrire il neonato. Questo meccanismo neuro – ormonale non è esclusivo della mucca ed esiste anche nella specie umana dove però i fenomeni psichici sono di gran lunga predominati. Estendendo questo fenomeno chimico – fisico alla sfera della psicologia umana si potrebbe citare il Brentano che distingue tre tipi di atti intenzionali:
· un oggetto o una entità di varia natura può semplicemente essere presente alla coscienza;
· un oggetto oltre ad essere presente alla coscienza può anche essere affermato o negato;
· un oggetto presente alla coscienza può anche essere amato od odiato. Questa terza categoria di eventi mentali in aggiunta ai primi due avviene solo nella specie umana, cioè nella donna quando allatta il neonato. I primi due invece si verificano nella mucca in lattazione.
Nel riflesso neuro – ormonale della eiezione lattea c’è un processo selettivo degli stimoli nervosi a livello di specifiche aree cerebrali. Sensazioni esterocettive provenienti dalla vista, dall’olfatto, dagli orecchi, dal gusto ecc. e altre di natura interocettiva e propriocettiva possono passare in secondo piano allorché siano presenti in contemporanea quelli del neonato che succhia dal capezzolo. E’ questa momentanea selettività e discriminazione che attiva impulsi nervosi diretti ai nuclei sopraottici e paraventricolari dell’ipotalamo incrementando la produzione di ossitocina ed in secondo tempo anche di prolattina. La risposta dell’intero organismo animale è incentrata ad allattare il vitello, rispondendo ad impulsi nervosi afferenti generati nei capezzoli dalla suzione. Il riflesso neuro – endocrino agisce oltre che sulla discesa del latte, anche sull’incremento produttivo della ghiandola mammaria tramite la produzione di prolattina. Se il vitello muore, o se il contadino non munge la mucca, non essendo stimolato il capezzolo, la discesa del latte si blocca e dopo un po’ anche il volume mammario cala. Spostando di nuovo l’indagine dal piano chimico – fisico a quello psicologico c’è da dire quanto segue. Il riflesso neuro – endocrino connesso alla discesa del latte rafforzerebbe la teoria materialistica della mente – teoria della identità dello stato centrale – alternativa al comportamentismo logico. Secondo questa ipotesi gli eventi, gli stati ed i processi mentali sarebbero identici a stati neurofisiologici, interni al cervello. La proprietà di essere in uno stato mentale s’identificherebbe con quella di trovarsi in un determinato stato neurofisiologico. Il comportamento umano sarebbe solo la risultante di una catena di eventi neuro – fisiologici (Fodor, J.A., 1996). Ed ancora. Si potrebbero citare le due teorie: quella centrale o zentraltheorie e la periferica. Alcuni psicologi sostengono che l’attività mentale possa essere spiegata meglio in termini di processi cerebrali, mentre i movimenti periferici hanno solo una funzione di accompagnamento e facilitazione dei processi centrali. La periferica invece afferma che l’attività mentale e del tutto riconducibile ad azione, quindi al linguaggio (sfera umana) ed alle varie forme del movimento (sfera umana ed animale). Il riflesso neuro-endocrino che porta alla produzione di ossitocina rafforzerebbe proprio la teoria periferica.
Hollander E. et all. (2003), sostengono l’ipotesi secondo cui nella specie umana l’ossitocina possa giocare un ruolo importante nella genesi dei comportamenti ossessivi-ripetitivi presenti nella malattia autistica. La somministrazione di ossitocina infatti riduce nei pazienti i comportamenti ripetitivi. In un lavoro successivo Hollander et all. (2006), affermano che l’ossitocina svolga un ruolo importante in molti comportamenti, tra cui le relazioni genitore-adulto. L’ossitocina incrementerebbe anche la memoria sociale, la riduzione dell’ansia ed i comportamenti ripetitivi.
Davidson, D. (1992), dice che stati e processi mentali sopravvengono a caratteristiche fisiche, intendendo che non possono esserci due eventi simili in tutti i fenomeni fisici – compresi quelli corporei – essendo diversi per qualche aspetto mentale. Davidson ha la convinzione che la mente esibisca una gerarchia di caratteristiche e di funzioni: le superiori sarebbero fissate da quelle inferiori, senza che però il livello superiore sia privato dell’autonomia e ridotto a rango inferiore.
L’ossitocina avrebbe uno di questi ruoli: condizionamento nei livelli superiori di coscienza.
Corpo Calloso E Sviluppo Corticale
In alcune specie di mammiferi tra cui l’Uomo, l’estensione del corpo calloso è abbastanza consistente ed accompagna lo sviluppo della neocortex. Per la precisione, nell’Uomo il corpo calloso ha il massimo sviluppo. Negli equini, il rapporto volume del corpo calloso/volume cerebrale è di 1,8. Nell’Uomo questo rapporto è circa uguale ad 1. Nel Delfino il rapporto è di 4,6 ed il volume del cervello è oltre quattro volte e mezzo superiore a quello del corpo calloso.
Recenti studi dimostrano che il cervello umano è lateralizzato dal punto di vista neuro anatomico, cito architettonico e fisiologico e ci sarebbe uno stretto rapporto tra lateralizzazione cerebrale, sviluppo corticale e incremento volumetrico del corpo calloso: Galaburda et al. ( 1987; 1993), Beaton (1997), (Zetzsche et al., 2001), Gazzaniga, M.S. (1998; 2000).
Nei delfini il corpo calloso è relativamente piccolo. Nella comparazione con l’Uomo e con l’Equino si ricavano queste misure:
cervello uomo ———area callosale
1085 g 991 mm2
cervello cavallo——area callosale
385 g 200,8 mm2
cervello delfino——area callosale
832 g 180,5 mm2
Nei mammiferi superiori e specialmente nei Primati, le dimensioni del corpo calloso superano di molto quelle di tutti gli altri tratti del cervello. Il corpo calloso nell’Uomo ha circa 200 milioni di fibre, la maggioranza delle quali non supera i due micron di diametro. Nel Ratto il numero è di cinque milioni e nel Coniglio di sei. Nel Cane le fibre sono 22 milioni. Una recente ed accreditata ripartizione del corpo calloso, semplificata in termini anatomo – funzionali, è stata proposta da Witelson. Secondo tale autore, il 3° anteriore del corpo calloso o genu, contiene proiezioni provenienti da zone motorie somato – sensitive ed uditive. Infine il 3° posteriore è a sua volta suddiviso in due: l’istmo che sembra contenere fibre connettenti regioni superiori temporali e regioni parietali – le aree pre-silviane in relazione con il linguaggio – ed il quinto posteriore o splenio, che contiene fibre temporali, parietali ed occipitali (visive). Un ampliamento di questa suddivisione è stata operata da Witelson che ha suddiviso il CC in sette sezioni.
Fig. 1
Fig. 1 – Divisione regionale del corpo calloso, da Witelson et al. (1989). Sub regioni: (1) rostrum, (2) genu, (3) rostral body, (4) anterior midbody, (5) posterior midbody, (6) isthmus, (7) splenium.
Abreu-Villaça et al. (2001), in una ricerca su 17 gatti femmine e 19 maschi dichararono che lo sviluppo del corpo calloso era importante nella normale strutturazione della neocortex (tab. 2).
Considerazioni. Un mammifero come il Delfino non deve avere una mente che gli dia una visione approfondita del mondo e gli permetta di speculare sulla complessità del reale. Il Delfino percorre grandi distanze in acqua con elevata velocità, doti in contrasto con lo sviluppo di una mente speculativa e profonda: conflittualità difficili da superare connesse a specifiche funzioni.
Kauffman (2001) afferma: “Le ossa più pesanti sono anche le più resistenti, ma possono rendere difficile un volo agile. Criteri progettuali conflittuali, negli organismi o nei manufatti, creano problemi di ottimizzazione estremamente difficili – giochi di prestigio – in cui lo scopo è trovare la serie migliore di compromessi”.
Fig. 2
Ho elaborato la fig. 2 secondo i dati raccolti da Franklin (2000). C’è un rapporto diretto tra area del corpo calloso e cerebrale. Questi rapporti sarebbero collegabili agli standards di velocità e corsa di una determinata specie. I delfini sono molto più veloci degli equini e si muovono con disinvoltura in ambiente acquatico dove compiono salti e giravolte; percorrono grandi distanze ad elevata velocità. L’Uomo è molto meno veloce del Cavallo.
Il cervello del Delfino ha numerose aree silenti – silent areas – che non sembra abbiano ruoli importanti e sono povere di contatti sinaptici con zone contigue attive. Già nell’Eocene esistevano delfini con sviluppo cranico di gran lunga superiore agli attuali. L’estensione cerebrale non sarebbe determinante di per sé, visto che quei delfini dell’Eocene si estinsero. Anche l’uomo di Neanderthal estinto migliaia di anni fa sembra avesse un volume encefalico totale (1400cc) superiore all’attuale Homo sapiens sapiens (1230 cc). La tabella riportata qui di seguito e tratta da un lavoro di Marino et al. (2000), mostra che durante l’Eocene, alcuni tipi di Dorotum atrox avevano un volume endocranico e reti mirabili estese. In un delfino contemporaneo (Delphinus delphis) il volume occupato dalle reti mirabili è i circa il 20% del totale della cavità cerebrale. Gli autori ammettono stupore che razze di delfini dell’Eocene avessero raggiunto notevole massa encefalica in un’era tanto lontana.
fig. 3, da Marino et al. (2000).
Fig. 3 – Classe di età , volume endocranico, rete mirabile e peso cerebrale stimati per ciascuna specie. Classe di età: 1-9, da giovanile a sub adulta; 10, adulta.
In campo umano, capacità connesse alle gare motociclistiche e di formula necessitano di una mente sveglia in grado di recepire in pochi istanti particolari sfuggenti collegati alla geometria ed agli ostacoli di percorso. Serve una mente con elevato controllo sensoriale e grande attenzione. Ci devono essere immediate risposte combinate atte a vincere la gara battendo gli avversari in velocità e sul tempo di pochi secondi. Serve una mente programmata per fornire ottime performances di velocità su pista, ma non allenata a dover risolvere profondi problemi speculativi. Si potrebbe parlare di condizionamento operante, una sorta di discriminazione attuata dalla mente sull’ambiente in vista di uno scopo da raggiungere al più presto. Avverrebbe un processo di memorizzazione seriale come nell’apprendimento per coppie associate, dove una parola ha azione di stimolo su quella ad essa similare. L’insight o intuizione improvvisa è uno di questi circuiti mentali discriminanti in cui l’individuo coglie a volo determinati rapporti geometrici, di forma o di struttura, o altro tra numerosi oggetti disposti a caso davanti a lui. L’insight è un tipo di apprendimento molto più rapido di quello che si ha mediante ripetute prove ed errori ed è avvantaggiato dal rafforzamento di speciali circuiti neuronali.
Edelman G.M. (1998, 2001) afferma che nell’Uomo si formino di volta in volta circuiti cerebrali preferenziali che connettono al movimento la memoria ed il pensiero primario. Meccanismi similari associano il pensiero umano alla espressione artistica che integra sensazione ed azione, parti in interi.
Le abilità di un campione di motociclismo o di formula uno emergerebbero con marginali interventi della volontà, del pensiero complesso e della logica. L’abilità di vincere una difficile gara motociclistica va oltre l’intenzione del pilota ed avviene selezionando al minimo atti volontari ed intenzionali. In senso lato se un campione di formula uno si facesse ridurre le numerose connessioni callosali, è probabile che le sue vittorie sarebbero più numerose.
Franklin et al. (2000), in una ricerca condotta con la metodica MRI nelle scimmie (Rhesus monkey) mostrarono un incremento del corpo calloso dall’età di 8 mesi a 7,2 anni. Questo incremento era differente a seconda del sesso. Nei maschi l’area del corpo calloso era di 0,56 cm2 a otto mesi e di 0,93 cm2 a 7,2 anni. Nella femmina si passava da 0,45 cm2 a 0,66 cm2.
Nei delfini, i due emisferi cerebrali sono quasi del tutto distinti dove anche i nervi ottici hanno il minimo numero di fibre che s’incrociano. Kilian et al. (2000), sostengono l’esistenza di indipendenti funzioni visivo – spaziali nel delfino naso di bottiglia (Tursiops truncatus) a livello di ciascun lobo cerebrale. Nell’Uomo c’è stretta connessine emisferica. Caratteristiche similari a quelle dei delfini e del Cavallo sono presenti in mammiferi predatori molto veloci come i felini ed il Cane. Il cervello umano è il più lateralizzato tra tutti i mammiferi e molte funzioni presenti nell’emisfero cerebrale sinistro sono assenti nel controlaterale. Nei delfini e nel Cavallo il cervello non è lateralizzato e lo spessore del corpo calloso è molto ridotto. Ci sarebbe stretta relazione tra la velocità nella corsa di una determinata specie, la lateralizzazione cerebrale e lo spessore del corpo calloso.
Meccanismi opposti rafforzati nel corso dei millenni invece di incrementare la densità della coscienza potrebbero averla ridotta avvantaggiando altre capacità e funzioni. Ciò comporterebbe la presenza d’individui con relativo indebolimento di densità di coscienza ed individui in cui questa densità è rafforzata. I primi primeggerebbero nella corsa, nelle gare di formula uno ed i secondi più dotati nelle scienze speculative. Ci sarebbe una vasta gamma come sempre, di persone con caratteristiche intermedie.
Anche se non riferito ai mammiferi, un esempio ad hoc è dato dallo Squalo con un cervello ridotto al minimo: pochi cm³ di massa cerebrale. Lo Squalo ha cessato di evolversi milioni di anni fa e la sua efficienza di predatore è massima pur avendo un cervello – che potrebbe non essere un vero cervello – ridotto ai minimi termini.
CETACEI e CAVALLO: cervello non lateralizzato o poco lateralizzato → riduzione del controllo corticale sul sistema percettivo – visivo → azione coadiuvante il controllo del sistema extrapiramidale sui muscoli pelvitrocanterici effettuata da strutture anatomiche a livello degli arti posteriori come il leg. coxo-femorale accessorio → riduzione del volume callosale → funzioni semplificate → efficienza cinesica→ incremento della velocità di corsa.
UOMO (Homo sapiens sapiens): cervello altamente lateralizzarto con il lobo cerebrale sinistro dominante sul destro → incremento della densità della coscienza e rafforzamento della connettività callosale → maggiore capacità di discriminazione ed intellettive. Ciò non esclude che in alcuni individui questi meccanismi siano meno accentuati a vantaggio di altri.
Riassunto
Peculiarità scheletriche e muscolari coadiuvano le funzioni del sistema extrapiramidale nella cinesia dell’arto posteriore equino: nella corsa veloce, la presenza solo negli equini del legamento coxo-femorale accessorio e la fusione nelle parti distali degli estensori delle falangi ottimizzano alcune prestazioni a svantaggio di altre.
Impulsi esterocettivi del capezzolo mammario durante la lattazione hanno la preminenza su altri stimoli nervosi e contattano specifiche aree corticali divenendo coscienti. Da queste aree corticali altri impulsi nervosi stimolano i nuclei sopraottici e paraventricolari dell’ipotalamo con produzione di ossitocina, ormone indispensabile per la discesa del latte. Se il vitello muore o il mungitore non munge la mucca, la discesa del latte si blocca. Estendendo gli aspetti fisico – chimici – nervosi della discesa lattea alla sfera della psicologia umana ed animale, si potrebbero citare due teorie: quella centrale o zentraltheorie e la periferica. Alcuni psicologi sostengono che l’attività mentale possa essere spiegata meglio in termini di processi cerebrali, mentre i movimenti periferici hanno solo una funzione di accompagnamento e facilitazione dei processi centrali. La periferica invece afferma che l’attività mentale e del tutto riconducibile ad azione, quindi al linguaggio (sfera umana) ed alle varie forme del movimento (sfera umana ed animale). Il riflesso neuro-endocrino che porta alla produzione di ossitocina rafforzerebbe proprio la teoria periferica.
Numerosi studi recenti indicano che l’ossitocina abbia un ruolo diretto su alcune funzioni corticali condizionando alcuni tipi di comportamento sia nel campo umano che animale.
La riduzione volumetrica del chiasma ottico negli equini e delfini incrementa in queste due specie performances di velocità nella corsa in ambiente terrestre ed acquatico, rispettivamente.
Il presente lavoro dimostrerebbe che meccanismi riduttivi a livello scheletrico, muscolare, endocrino e cerebrale – connessi a specifiche finalità di ottimizzazione funzionale – esibirebbero una gamma di caratteristiche comuni. Nell’Uomo, meccanismi similari rafforzati nel corso dei millenni invece d’incrementare la densità della coscienza potrebbero averla ridotta avvantaggiando altre capacità e funzioni. Edelman G.M. (1998, 2001) afferma che nell’Uomo si formino di volta in volta circuiti cerebrali preferenziali che connettono al movimento la memoria ed il pensiero primario. L’esistenza di un rapporto diretto tra area del corpo calloso e della corteccia cerebrale è stata affermata da numerosi autori. Inoltre la riduzione del volume del corpo calloso in alcune specie comporterebbe migliori standards nella corsa. I delfini sono molto più veloci degli equini e si muovono con disinvoltura in ambiente acquatico dove compiono salti e giravolte; percorrono grandi distanze ad elevata velocità. L’Uomo è molto meno veloce del Cavallo. Nei delfini, i due emisferi cerebrali sono quasi del tutto distinti, dove anche i nervi ottici hanno un minor numero di fibre incrociate. Nel delfino naso di bottiglia (Tursiops truncatus), Kilian et al. (2000), sostengono l’esistenza di funzioni visivo – spaziali indipendenti in ciascuno dei due lobi cerebrali.
Recenti studi dimostrano che il cervello umano è lateralizzato dal punto di vista neuro anatomico, cito architettonico e fisiologico. Nell’Uomo c’è stretta connessine emisferica essendo il corpo calloso il più sviluppato, sia tra i primati, sia tutti i mammiferi. Invece aspetti similari a quelle dei delfini e del Cavallo si trovano in predatori molto veloci ed agili come i felini ed il Cane. Nei delfini il corpo calloso è relativamente piccolo. Nella comparazione con l’Uomo e con l’Equino si ricavano queste misure:
cervello uomo ———area callosale
1085 g 991 mm2
cervello cavallo——area callosale
385 g 200,8 mm2
cervello delfino——area callosale
832 g 180,5 mm2
CETACEI e CAVALLO: cervello non lateralizzato → riduzione del controllo corticale sul sistema percettivo – visivo → azione coadiuvante il controllo del sistema extrapiramidale sui muscoli pelvitrocanterici effettuata da strutture anatomiche a livello degli arti posteriori come il leg. coxo-femorale accessorio → riduzione del volume callosale → funzioni semplificate → efficienza cinesica→ incremento della velocità di corsa.
UOMO (Homo sapiens sapiens): cervello altamente lateralizzarto con il lobo cerebrale sinistro dominante sul destro → incremento della densità della coscienza e rafforzamento della connettività callosale → maggiore capacità discriminativi ed intellettiva. Ciò non esclude che in alcuni individui questi meccanismi siano meno accentuati a vantaggio di altri.