DIAGNOSI FUNZIONALE
La stesura della diagnosi funzionale, consiste nello stabilire quali processi di apprendimento e/o adattamento sono usati dai soggetti con problemi cognitivi. Si tratta di constatare quali strategie sono presenti, quali sono le abilità residue e/o compromesse, quali potenzialità sono intatte e quali sono i livelli di sviluppo raggiunti e attesi. In sintesi, si tratta di delineare un “modello”, che rispecchi le modalità di funzionamento del soggetto sottoposto ad esame, sintetizzando le informazioni entro un profilo psicologico-funzionale che consenta di comprendere l’ambito della patologia riscontrata. La valutazione utile alla diagnosi funzionale sarà dunque effettuata su aree diverse:
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DIAGNOSI DI PRIMO LIVELLO
Questa diagnosi risponde alla domanda “esiste un disturbo specifico di apprendimento?” essa ci consente cioè, di circoscrivere l’ambito del disturbo e la sua gravità. Il criterio condiviso dai clinici per definire la presenza di un disturbo specifico di apprendimento è quello della discrepanza (tra Q.I. e prestazione), affiancato dal tempo di esecuzione di un esercizio e dall’analisi quantitativa e qualitativa degli eventuali errori. La diagnosi di primo livello passa attraverso momenti diversi:
- anamnesi fisiologica e familiare, che verifichi la presenza di segnali nella storia del bambino (familiarità, acquisizione delle principali tappe di sviluppo, acquisizione del linguaggio);
- valutazione psicodiagnostica, basata sul colloquio clinico (testo a conoscere il grado di consapevolezza del bambino rispetto alle sue difficoltà e la presenza di eventuali problemi emotivo-relazionali) e sull’osservazione del comportamento del bambino.
- valutazione cognitiva o neuropsicologica, relativa ai processi di memoria, linguaggio, attenzione, funzioni esecutive, intelligenza generale;
- riscontri provenienti dalla scuola, ottenuti con la compilazione di scale di rilevazione dei comportamenti e degli apprendimenti (prassie di scrittura, velocità ed accuratezza di lettura e scrittura, comprensione, abilità di calcolo e problem solving).
DIAGNOSI DI SECONDO LIVELLO QUALIFICAZIONE FUNZIONALE DEL DISTURBO
Questo tipo di diagnosi ha il fine di individuare il locus funzionale del deficit e capire come questo, eventualmente, abbia condizionato altre funzioni cognitive; infatti, per comprendere le difficoltà di un bambino con disturbi di apprendimento, oltre alla gravità del deficit, è fondamentale indagare la sua specificità o estensione.
In pratica dunque, trovarsi di fronte ad un bambino con DSA e volerne comprendere meglio la situazione, significa procedere attraverso fasi diverse:
- la prima fase consiste nel sottoporre il soggetto a prove specifiche, valutando se i risultati sono nella norma o meno;
- la seconda fase consiste nel confronto tra i risultati ottenuti nelle prove di apprendimento e le potenzialità cognitive (criterio della discrepanza);
- la terza fase pone diverse domande: i dati evidenziano cadute significative? In quali aspetti? Sono cadute specifiche o sono dovute a generiche scarse potenzialità cognitive? Tali cadute possono dipendere in qualche modo dal contesto educativo? Può trattarsi di una conseguenza di aspetti affettivo-relazionali?
la quarta fase permette di distinguere se il profilo si avvicina ad una situazione di difficoltà, di disturbo, di ritardo mentale, di borderline cognitivo o ancora di riscontrare l’assenza di un profilo tipico.