fbpx

Libri, Miglioramento

Chiusi in casa, come allontanare la paura

‘Paura, un storia culturale’ è il titolo di un libo davvero interessante di Joanna Bourke che citerò ripetutamente in questa mia breve riflessione sul generalizzato stato di follia che sta causando questo CO(rona) VI(rus) D(esease o se volete… D-isastro). Ah dimenticavo, 19 perché lo hanno individuato nel 2019: COVID-19.

Joanna Bourke; foto;
Una foto di Joanna Bourke

Il principio dell'antetesi e della paura

Darwin sosteneva che le specie capaci di aver paura avessero maggiori probabilità di sopravvivenza. Secondo il ‘principio dell’antitesi’ quando viene suscitato uno stato d’animo contrario si ha una forte ed involontaria tendenza a compiere movimenti opposti sebbene, reggetevi forte, tali movimenti non si siano mai dimostrati di nessuna necessità.
Darwin faceva l’esempio del nostro corpo; quando ci fanno arrabbiare talvolta ci alziamo in piedi e, mostrando il petto con il mento sollevato, ci avviciniamo al nostro avversario.
Sarà forse per questo principio dell’antitesi che quando ci dicono di stare a casa e non avere contatti sentiamo un violento ed irresistibile desiderio di abbracciarci anche con dei semi sconosciuti?

Gustave Le Bon e lo studio sul comportamento delle folle

Gustave Le Bon; foto;
Una foto antica di Gustave Le Bon

I primi studi sul comportamento delle folle risalgono alle fine dell’Ottocento quando Gustave Le Bon teorizzò che gli individui reagiscano diversamente a seconda che siano in gruppo o da soli.
Nella folla prende il sopravvento la cosiddetta “mente del gruppo” che conferisce ai singoli un senso di eccessivo potere ed irresponsabilità.
Forse è per questo che tutti coloro che per natura sono propensi a raggrupparsi, si sentono immuni ed assumono atteggiamenti promiscui e totalmente irresponsabili?
Le Bon, che per assonanza mi ricorda la voce dei Duran Duran e quindi la mia giovinezza, parla di ‘contagio emotivo’: l’emozioni in gruppo si amplificano e generano forme di comportamento primitivo. Già…
Il padre della psicologia funzionale, William McDougall sostiene che durante gli attacchi acuti di paura, la gente perda tutte le qualità umane sprofondando a livello di puro comportamento animale.
La folla è incapace di rispettare le altre persone, l’autocontrollo, la moralità ed il senso civico semplicemente spariscono. McDougall lo chiamò ‘principio dell’empatia collettiva’.
Già, l’empatia! Questa parola che ci piace un sacco anche se molti non sanno neppure cosa significhi veramente, quella collettiva è una forma di adattamento cognitivo e percettivo e quando l’emozione dominante è la paura, questa sorta d’inconsapevole amplificatore sociale diventa una bomba ad orologeria.

Bradford Cannon: la paura, l'adrenalina e lo zucchero

Walter Bradford Cannon; foto;
Una foto di Walter Bradford Cannon

Walter Bradford Cannon, meglio noto come il fisiologo delle emozioni spiega in un modo ancor più affascinante: la paura produce adrenalina nel sangue e il glicogeno che è sostanzialmente uno zucchero, si diffonde.
Il rilascio di questo zucchero nel sangue servirebbe a dare energia ai muscoli per scappare o combattere contro il pericolo che ha innescato la reazione di paura, ma purtroppo il meccanismo si genera anche quando restiamo fermi perché non ci sono bestie feroci che ci attaccano. L’energia canalizzata verso i muscoli viene distratta ad altre attività meno importanti quali la digestione, ad esempio, che durante una lotta o una fuga sarebbe meno prioritaria ma purtroppo perdiamo anche energia dedicata alle capacità cognitive di elaborare ragionamenti di buon senso.
In presenza di situazioni altamente stressanti dunque, ognuno di noi regredisce al proprio io primitivo e la propria personalità si rivela per quello che è veramente.

Il formidabile pessimo professionista

Ecco quindi perché affermati professionisti si trasformano in pessimi collaboratori, alcuni genitori col senso di colpa del troppo lavoro si rendono conto che non sanno relazionarsi con i figli, alcune coppie che si lamentavano di vedersi troppo poco adesso si mettono in quarantena volontaria con i colleghi pur di non dover ammirare la partner struccata, compagni di squadra si trasformano in antipatici moralizzatori ed i bacchettoni, quelli veri, si mettono a scrivere diktat su ogni sorta di social rivendicando finalmente la loro autorevolezza in campo probabilistico.

Suggerimenti per sfruttare questo periodo di covid19

Sfruttiamo questo difficile e periodo per sperimentarci come ‘altro’.
Visto che non possiamo fare sport, non dobbiamo abbuffarci quindi cuciniamo di meno, per tutti, anche per i figli, tanto sarà sempre più che sufficiente, partiamo dal cibo che sta scadendo nelle dispense, inventiamo nuove ricette come se fosse una gara di Masterchef con ingredienti selezionati, programmiamo una spesa davvero intelligente, che duri, che si possa congelare, annaffiamo le piante, togliamo le erbacce e seminiamo qualche nuova speranza.
Se abbiamo una casa mettiamola a posto, puliamola, buttiamo il superfluo, ritroveremo tesori sepolti da mille boiate che ci faranno sorridere, spostiamo i mobili ed appendiamo nuovi quadri magari fatti da noi, ricicliamo gli oggetti e trasformiamo un barattolo di latta in un vaso da fiori.
Se siamo dei liberi professionisti convertiamo l’energia della paura in creatività e progettiamo qualcosa d’innovativo per risollevare l’economia, scambiamoci consigli e consulenze professionali, scriviamo, mettiamo in ordine i documenti, diamo sfogo alle passioni, cantiamo, balliamo, recitiamo, disegnano, scopriamo nuovi sport su YouTube, ringraziamo.
Se siamo studenti approfittiamo per fingerci adulti e cerchiamo di scoprire come si usa una lavatrice, come si pagano le tasse, come si suona la chitarra, come si usa un mixer o come fanno i dj a mettere la musica.
Se siamo partner sfruttiamo una passeggiata per goderci il sole (quando sarà possibile farlo), condividiamo e scambiamoci le attività domestiche, al limite usiamo le tastiere per scriverci qualcosa di bello, i video per immortalare scemate e sorridere.
Se siamo genitori proviamo ad ascoltare i nostri figli, conosciamoli davvero, guardiamo la vita dal loro punto di vista e prendiamo appunti, altrimenti ci passa di mente come quelle meravigliose parole che s’inventavano quando erano piccoli.
Se abbiamo degli animali coccoliamoli, puliamo il loro pelo e sistemiamo le loro cucce.
Se siamo figli pensiamo ai nostri genitori, a chi non c’è più regaliamo un ricordo, andiamo a riguardare le foto, stampiamo un fotolibro, incorniciamo qualche loro scritto, indossiamo una loro sciarpa e per chi ancora è qui armiamoci di pazienza e stiamogli vicini, insegniamogli qualche funzione del cellulare, la fotocamera, i selfie, le email, facciamo insieme una video chiamata dopo esserci accordati con i nostri cugini.
Se siamo maschi cerchiamo di capire come si fa una ceretta o come si mette lo smalto cotto e se siamo femmine osserviamo attentamente come ci si rade la barba o cerchiamo di capire gli schemi del calcio.

L’energia della paura è potente, usiamola per creare.

Picture of Valentina Maltagliati

Valentina Maltagliati

Autrice del libro: "Elevator Pitch” (ed. 2011 e 2020) alleno startup e spin-off ad ottimizzare la presentazione del proprio progetto per sottoporlo a potenziali investitori alleno gli aspiranti imprenditori. In questo ruolo collaboro da diversi anni con l’Incubatore Universitario Fiorentino (IUF) e con numerosi Enti che erogano percorsi di formazione imprenditoriale.

Aggiungi commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.