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Etologia ed Evoluzione

Adattazionismo Versus Adattivismo

Abstract
La discussione riguarda il trattamento del concetto delle condizioni evolutive presenti e passate. Da un lato dello schieramento abbiamo gli studiosi che enfatizzano il ruolo delle condizioni ancestrali di adattamento all’ambiente. Dall’altro lato della barricata abbiamo Autori che sottolineano, invece, il ruolo delle condizioni attuali, del presente: l’evoluzione in atto. La Psicologia Evoluzionistica suggerisce un suo paradigma: non esiste isomorfismo tra condizioni presenti e adattamenti presenti, di conseguenza gli eventuali adattamenti rilevabili nelle attuali condizioni ambientali non possono rappresentare la spiegazione degli adattamenti stessi; in altre parole, il comportamento attuale del fenotipo è solo incidentalmente coevoluto con il suo design.
Nell’ultimo ventennio si è assistito ad una specie di scisma all’interno della biologia evoluzionistica. Il punto in discussione riguarda sostanzialmente il trattamento del concetto delle condizioni ambientali presenti e passate. Da un lato dello schieramento abbiamo gli studiosi che enfatizzano il ruolo delle condizioni ancestrali di adattamento all’ambiente e che quindi pongono l’attenzione su concetti quali l’adattamento, i meccanismi di reazione all’ambiente, la fitness (come proprietà genetica), la storia evolutiva, la complessità del design fenotipico, la caratterizzazione delle condizioni ancestrali di adattività ambientale evolutiva e, soprattutto, le relazioni di causa ed effetto tra condizioni passate e adattamenti presenti (ad esempio Barkow 1984, 1989; Cosmides & Tooby 1987; Daly & Wilson 1988; Dawkins 1982, 1986, 1989; Symons 1989, 1992; Tooby & Cosmides 1989; Cosmides e Tooby 1990; Williams 1966, 1985). Questo approccio è stato denominato programma adattazionista.
Dall’altro lato della barricata abbiamo quegli Autori che sottolineano, invece, il ruolo delle condizioni attuali, del presente, al fine dell’indagine degli adattamenti selezionati dall’evoluzione in atto come, ad esempio, il comportamento in linea generale, la fitness (come proprietà individuale), le differenze riproduttive tra gli individui, il comportamento riproduttivo come prodotto delle attuali condizioni socioculturali e, soprattutto, la corrispondenza tra le condizioni ambientali attuali ed il comportamento di massimazione della fitness globale (ad esempio Alexander 1979, 1987; Betzig 1988). Questo secondo approccio viene etichettato come programma adattivista (o di corrispondenza).
Un funzionalismo evoluzionista, cioè di tipo adattivista, che serializzi le corrispondenze tra il comportamento e la fitness nelle condizioni ambientali esclusivamente attuali risulta incompleto perché, secondo l’EP, sarebbe il risultato di gravi equivoci sul darwinismo.
Il paradigma adattivista può essere sintetizzato come segue: la teoria dell’evoluzione stabilisce che gli organismi si evolvono in quanto massimizzatori della fitness inclusiva, come se fossero coscienti delle circostanze ambientali presenti; da ciò la necessità di investigazione di come il comportamento individuale presente debba corrispondere allo sforzo di massimazione della fitness.
La psicologia darwinistica si oppone a questo concetto, che giudica errato e da abbandonare: gli adattamenti presenti furono elaborati per selezione naturale nel passato, senza alcuna connessione con le condizioni che avrebbero potuto incontrare in futuro. Gli effetti dell’ambiente contemporaneo sulla variabilità genetica, inoltre, sono un processo della selezione naturale in atto, che produce flessibilità, ma non adattamento funzionale attuale. Lo studio delle condizioni attuali di selezione, di conseguenza, non è in stretta connessione con quello degli adattamenti. Nella corrispondenza causale tra le condizioni ambientali passate e il design fenotipico attuale consiste il nucleo logico della spiegazione darwiniana. Al contrario la corrispondenza tra le condizioni presenti ed il comportamento attuale, ammesso che esista, è contingente.
L’EP suggerisce, dunque, il seguente paradigma: non esiste isomorfismo tra condizioni presenti e adattamenti presenti, di conseguenza gli eventuali adattamenti rilevabili nelle attuali condizioni ambientali non possono essere trattati come la spiegazione degli adattamenti stessi; in altre parole, il comportamento attuale del fenotipo è solo incidentalmente coevoluto con il suo design.
Per uno psicologo darwinista la spiegazione del sistema di adattamento attuale risiede completamente nel passato.
Per i ricercatori del paradigma di corrispondenza la spiegazione evoluzionistica è nell’analisi di come il comportamento sia direttamente collegato alla massimazione della fitness, mentre per un adattazionista si tratta di un fenomeno, per quanto previsto, che richiede una spiegazione in sé.
Per un adattazionista la spiegazione è una spiegazione causale. Il comportamento di un organismo in risposta ad una data variabile ambientale consiste in alcune proprietà che causano l’organismo all’azione. Affermare che siamo in presenza di un comportamento adattivo e che questa adattività non sia una coincidenza significa sostenere che l’organismo possiede un tipo di adattamento in grado di risolvere un problema contingente. L’affermazione che tali adattamenti esistano coincide, cioè, con la segnalazione che siano esistite condizioni ancestrali storicamente selezionate, in quanto la selezione naturale è l’unico processo conosciuto che possa produrre un complesso disegno funzionale nel tempo.
Gli adattamenti fenotipici, in conclusione, rappresentano la spiegazione causale di ciò che deve essere spiegato senz’alcuna corrispondenza col presente.
L’EP, in quanto disciplina ultradarwinista, si appropria definitivamente dell’appellativo di scienza darwinista, sostenendo che l’intero processo causale responsabile degli adattamenti è la logica conseguenza di una teoria che descrive il comportamento umano.
ENVIRONMENT OF EVOLUTIONARY ADAPTEDNESS
Le condizioni ambientali pregresse, quelle del Pleistocene, dispiegano dunque il loro potenziale causale e lo almanaccano in un archivio genetico che rappresenta l’equazione mnestica su cui l’EP tesse le sue argomentazioni. L’Environment of Evolutionary Adaptedness (EEA) ne è il braccio armato. L’EEA non è un luogo o un habitat e nemmeno un periodo temporale, ma piuttosto un composito insieme di proprietà statistiche che si concreta in uno scenario ambientale ancestrale, col quale fecero i conti i nostri antenati.
Il concetto di EEA è stato violentemente criticato (anche nell’ambito della stessa biologia evoluzionistica), in quanto risulta problematico stabilire a priori la tipologia di un habitat, caratterizzato da notevole variabilità, che gli organismi avrebbero incontrato. Si tratta di un errore fisiologico che porta ad interpretare l’EEA come un oggetto reificato o fisicamente descrivibile (attraverso i suoi connotati climatici, predativi, risorgivi, ecc.), mentre in realtà occorre descrivere la struttura contingente di una congerie di sollecitazioni ambientali in forma teoretico-statistica: l’EEA non visualizza una valle, un monte o le relazioni sociali di una popolazione di cacciatori-raccoglitori, ma la formalizzazione matematica delle sollecitazioni che ne furono alla base.
Gli oppositori al programma dell’EEA ritengono che invocare l’immagine del passato come un monolitico scenario ambientale possa produrre un grave fraintendimento nella storia evolutiva umana, segnatamente per ciò che concerne l’avvento dell’agricoltura (Turke 1990), sebbene in nessun passo teorico a monte dell’EEA esistano concettualizzazioni che inclinino all’uniformazione delle condizioni ancestrali.
L’EP, di conseguenza, si affretta a precisare che nessuna idea coinvolta nell’elaborazione del concetto di EEA, in quanto struttura statistica, sia il frutto di una ipersemplificazione ostensiva.
Le caratteristiche dell’EEA, pertanto, vengono classificate come una costellazione di regolarità specifiche, che si ritengono aver avuto un impatto continuativo sulla fitness. Con un neologismo piuttosto intraducibile, queste regolarità vengono definite con l’appellativo di invarianze, ovvero un set più o meno complesso di condizionali (esempio: temperatura di 31°C, grado di predazione intorno al 17% in condizioni di semioscurità sessanta giorni dopo il solstizio d’inverno, ecc.). Descrizioni del genere costituiscono l’essenza concettuale dell’analisi computazionale dell’ipotesi adattazionista.
Gli EP, presumibilmente piuttosto irritati dall’inverosimile chiasso prodottosi dall’errata interpretazione del concetto di EEA, conclamano di “non aver bisogno di una macchina del tempo per interpretare il passato”, che può essere affrontato con strumenti teoretici adeguati, inferenziali e quindi esplicitato attraverso il metodo, notissimo, della paleontologia, integrato con alcune osservazioni dirette. Le specie sono archivi ambulanti, testimonianza diretta delle condizioni passate, per cui gli adattamenti costituiscono un test affidabile in relazione all’ambiente pleistocenico. La struttura degli occhi, ad esempio, testimonia il grado di luminosità nell’EEA; il sistema immunitario, il disagio dovuto ad agenti patogeni; la presenza di meccanismi psicologici di gelosia sessuale, il rischio di infedeltà maschile (Daly e Wilson, 1988)
Un adattamento è più di una mera collezione di proprietà fenotipiche, che consentono ad un particolare individuo di produrre effetti positivi sulla riproduzione; un adattamento è uno strumento funzionale ricorrente che riappare attraverso le generazioni e non una qualche particolare proprietà contingente, come una vincita alla lotteria, l’irrigazione del proprio giardino o l’accensione di un fuoco. In altre parole la fitness è una proprietà del design fenotipico generale, non del singolo individuo: il fenotipo individuale manifesta innumerevoli proprietà transitorie, che scompaiono con la sua morte o subiscono un improvviso cambiamento per cause immediate. Sebbene alcune di queste proprietà transitorie possano promuovere la riproduzione, devono essere considerate “benefici”, non adattamenti. La principale confusione del programma di corrispondenza è la mancata distinzione tra proprietà transitorie, che non possono essere considerate adattamenti, e le proprietà del design generale, che invece lo possono. Secondo l’EP questa mancata distinzione scaturisce dalla considerazione del fatto che esistono troppi adattamenti transitori per essere accidentali.
Gli adattivisti considerano che l’organismo varia frequentemente il suo comportamento in sincronia con le variabili contestuali, ciò che porterebbe a definire l’ecologia del comportamento come lo studio delle variazioni nella strategia di massimazione della fitness. Un atteggiamento del genere rigetta concettualizzazioni universali ed è vittima del paradosso per cui i fenomeni transitori non debbano trovare posto nella logica del darwinismo.
Tooby e Cosmides, invece, considerano gli adattamenti come universali: fenotipicamente uniformi, ma variabili nelle loro espressioni esteriori. Nasce così il non facile problema della determinazione di ciò che può essere considerato variabile e di ciò che costituisce, invece, l’invarianza (universale).
Riportando alcuni esempi dalle vivide parole degli Autori, “la lingua inglese, il matrimonio tra cugini, la poliandria tibetana, non possono essere adattamenti, in quanto variano da soggetto a soggetto secondo una dinamica implausibile dal punto di vista delle differenze genetiche”. Siamo di fronte all’espressione di adattamenti e non ad adattamenti veri e propri.
Anche il comportamento è usualmente riferito ad una serie di fenomeni transitori individuali (a lei non piacciono gli spinaci) ma, se tentiamo di ridescrivere tale comportamento in termini di invarianza, la descrizione che ne risulta è quanto meno insufficiente a spiegare le motivazioni (il comportamento) che inducono qualcuno ad odiare gli spinaci. Il gusto per gli spinaci, la poliginia, la poligamia e l’avvento dell’agricoltura sono, senza dubbio, il risultato di strutture comportamentali adattive, ma ancora una volta non sono adattamenti. L’identificazione di adattamenti umani descrivibili in termini puramente comportamentali deve ripercorrere le dinamiche manifestate nell’EEA trattandoli come semplici universali (ad esempio, una certa ansietà nell’atto della copulazione).

Antonio Amodei

Antonio Amodei

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