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Mente

Vasari e il Mercato

È stato appena presentato il volume “Ragionamenti del signor Giorgio Vasari. Sopra le intenzioni da lui dipinte in Firenze nel Palazzo Vecchio”con prefazione di Eugenio Giani.
Il testo ripropone gli scritti dell’artista sul tema da egli affrontato nei dipinti in Palazzo Vecchio.
Nel 2011 cadono le celebrazioni dei cinquecento anni dalla nascita del grande architetto, pittore, e scrittore aretino, per commemorare l’ artista sono state restaurate le sale della sua casa in Santa Croce e gli vengono dedicate due mostre: una nella sua città natale e a Firenze viene prorogata l’esposizione de “ Vasari, gli Uffizi e il Duca”, dedicata alla sua opera architettonica principale, gli Uffizi.
Entrato a contatto con la corte medicea fin da giovane, frequenta i futuri cardinal Leopoldo e col duca Alessandro; e studia da Andrea del Sarto e Baccio Bandinelli.
Viaggia per l’ Italia, lascia opere notevoli a Roma dove viene chiamato da numerosi papi a operare per loro: Gregorio XIII, Pio V, Giulio III e naturalmente ha rapporti con Leone X e Clemente VII, entrambi di Casa Medici.
Sue opere le troviamo in San Pietro in Montorio, nel Palazzo della Cancelleria e nella sala Regia in Vaticano.
Il Vasari non si faceva desiderare e come fa notare il Previtali che ha curato l’introduzione alla riedizione delle “Vite”, egli applicava “coscientemente una politica di ampliamento del mercato, di bassi prezzi e di accaparramento delle commissioni”. Cercando quando possibile alleanze e buoni rapporti con i suoi “colleghi”.
Chiamato a Firenze nel 1554 da Cosimo I, lavorerà a lungo per lui: il salone dei Cinquecento e i suoi soffitti esaltando la gloria del committente; lo ritroviamo nel quartiere degli Elementi; nei quartieri di Leone X,; nello studiolo di Francesco I.
E poi la sua principale opera architettonica che sarebbe servita ad ospitare le tredici magistrature, gli Uffizi, e quello che prenderà il nome di “corridoio vasariano”.
Molti sono i progetti mai realizzati e molti gli incompiuti come gli affreschi della cupola del Duomo, ultimata dal suo amico Federico Zuccari che ricorderà di lui, non la ricerca della qualità nei suoi dipinti ma la quantità e rapidità di esecuzione.
Morì nel 1574 lo stesso anno del suo grande committente Cosimo I.

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Emanuele Deplano