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Studio e Analisi

Pedofilia, un crimine infanticida

di Enrico Russo

Dalla Definizione di Pedofilia, la analisi
Percorso criminologico, psicologico e giuridico della pedofilia

La pedofilia, diversamente dalla sua etimologia (dal greco “amore per il fanciullo”), indica un abuso sessuale di un adulto su un bambino.

Sovente si assiste alla diffusione di notizie di avvenuti atti pedofili, forme di abuso in cui le vittime porteranno per sempre i segni dalla violenza subita. A causa delle conseguenze psicopatologiche e sociali tale fenomeno è continuamente osservato attraverso studi adeguati a comprendere la correlazione dell’autore con la vittima e prevenire il verificarsi dell’abuso.

Secondo l’American Academy of Pediatrics ritiene che si ha abuso sessuale quando un bambino venga coinvolto in attività sessuali che non è in grado di comprendere e per le quali non è pronto.

L’abuso sessuale e la pedofilia

L’abuso sessuale fa parte della parafilia pedofila, considerata invece come una tendenza, modo con cui un adulto si relaziona al bambino.

Il pedofilo, consapevole della sua condotta e di quello che mette in atto per raggiungere i suoi scopi, razionalizza e giustifica il suo agire attraverso l’idea malsana di compiere un processo educativo per i bambini. Se compie l’abuso egli minaccia il bambino per evitare che parli, o lo ricompensa con doni.

Le azioni che definiscono il pedofilo

Egli adesca le sue vittime nei campi da gioco, nei quartieri più abbandonati o negli oratori religiosi, mentre in altri casi nelle stesse mura domestiche. L’ostacolo principale, soprattutto all’inizio, è quello di sollevare il velo dell’omertà e dell’inganno del pedofilo che continua a permanere nel suo diniego dei fatti accaduti e della sua responsabilità.

Un trattamento psicologico deve abbattere questi piloni razionali in cui si regge la personalità del pedofilo per avviare una ristrutturazione emotiva, cognitiva e comportamentale che va oltre la pena. A livello diagnostico è necessario esaminare il tipo di reazione emotiva, relazionale e sociale che la parafilia causa nel soggetto e capire se è diventata disturbo dalla frequenza con cui il pedofilo mette in atto le sue perversioni oppure rimane a livello di disagio e difficoltà personali e interpersonali. «Alcuni autori suggeriscono un legame tra pedofilia ed eventi e relazioni traumatici vissuti in età infantile.
Nass distingue i pedofili in 3 gruppi: sviluppo tardivo, inesperienza sessuale, comportamenti analoghi a quelli tipici della fase puberale; degenerazione della personalità dovuta da senilità o da disturbi del sistema ormonale; pulsione sessuale e labilità della struttura personologica e dello sviluppo della sfera sessuale»[5].

Nell’analizzare un comportamento sessuale, gli strumenti diagnostici che aspirano a predire la messa in atto di alcune condotte devono fare i conti con il limite determinato dall’imprevedibilità e dall’indeterminatezza del comportamento umano. Perciò in sede processuale i sistemi diagnostici possono solo rilevare anomalie nella personalità del soggetto o accertarsi della pericolosità sociale.

Il diritto penale in merito alla pedofilia

Il diritto penale italiano considera oltre l’oggettività del reato anche la personalità dell’autore, determinando il tipo e le qualità delle conseguenze penali applicabili. L’art. 609 quater così recita: «Soggiace alla pena stabilita dell’art. 609 bis chiunque compie atti sessuali con persona che, al momento del fatto: 1.non ha compiuto gli anni quattordici; 2.non ha compiuto gli anni sedici, quando il colpevole sia l’ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragione di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con quest’ultimo, una relazione di convivenza 3.non è punibile il minorenne che, al di fuori delle ipotesi previste dall’art. 609 bis, compie atti sessuali con un minorenne che abbia compiuto gli anni tredici, se la differenza di età tra i soggetti non è superiore ad anni tre»[7].

Le denunce di abuso nei confronti di un pedofilo

Nel caso di pedofilia quello che sovente accade nelle denunce di abuso è la formazione di dichiarazioni a reticolo. Dopo la prima denuncia i soggetti del posto, specie con i figli a rischio di vittimazione tendono a interpretare comportamenti, frasi e gesti dei figli fino a quell’ora insignificanti. Iniziano così a comparire presunte vittime e vari sospetti abusatori, se non è chiaro il nome dell’autore. Il problema è la convinzione di base che se un bambino racconta un trauma, ciò deve essere vero e così gli adulti cercano i nomi fatti dai fanciulli creando nuovi ricordi a cui i bambini credono spinti dalle domande e dalle convinzioni degli adulti.
Le dichiarazioni a reticolo creano una rete di sospetto e di contagi reciproci prodotti, ricordi falsi di eventi terribili, oppure di verità presunte senza i fatti accaduti e in cui le confessioni dei bambini rischiano di essere frutto di una costruzione collettiva di eventi che probabilmente non sono mai avvenuti.

I falsi positivi

Inerente alla dichiarazione di reticolo si ricollega il problema alquanto trascurato dei falsi positivi. «Per falsi positivi si intendono quelle situazioni nelle quali, a fronte di una denuncia di abuso su minore, nella realtà dei fatti tale abuso non si è verificato; dunque una falsa denuncia di abuso su minore a carico di un presunto autore di reato innocente che spesso verrà assolto soltanto al termine della fase processuale o, se va bene, al termine della fase delle indagini»[9].

Il problema dei falsi positivi provoca danni sia all’autore sia alla vittima presunti a livello sociale e della percezione della criminalità, oppure in questo modo si cerca di coprire il vero colpevole o l’abuso realmente avvenuto e non riconosciuto (falso negativo).

Il problema fondamentale è la mancanza di indicatori psicologici specifici di una situazione di abuso sessuale e l’esistenza di stereotipi culturali, barriere e tabù che purtroppo impediscono o rallentano il processo di riconoscimento dei veri abusi sessuali.  In molti episodi non si giunge alla denuncia dell’abuso perché si temono le conseguenze che possono avere le vittime, la presenza degli assistenti sociali e le spese legali, considerando il carico di stress che produce ansia, insonnia e depressione. Inoltre la tematica della sessualità è ancora coperta da stereotipi e pregiudizi che non aiuta nemmeno il pedofilo a fare un cammino su se stesso di ristrutturazione emotiva insieme allo sconto della pena dell’eventuale crimine.

Coclusione

Si potrebbe pensare in futuro a creare percorsi di formazione umana e affettiva che iniziano tra i banchi di scuola per aiutare le vittime ma anche i potenziali abusanti a prendere consapevolezza delle loro ferite e fare un cammino di guarigione e di pieno inserimento nella società.

BIBLIOGRAFIA

[2] M. MONZANI, Manuale di criminologia, Libreria universitaria Edizioni, Padova 2015, 579.

[3] Cf. M. CASONATO, Pedofilia. Stato dell’arte sulle perversioni pedosessuali, Quattro Venti, Urbino 2004, 165-167.

[4] AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione DSM-5, Cortina, Milano 2014, 795-813, 795.

[5] M. MONZANI, Manuale di criminologia, 580.

[6] Cf. F. MANTOVANI, Diritto penale. Parte generale, VII edizione, CEDAM; Padova 2011, 573. Per il legame tra aspetto giuridico e clinico nella pedofilia si è tenuto conto di G. GULOTTA, «Aspetti psicogiuridici del comportamento pedofilo» in L. DE CATALDO NEUBURGER (a cura di). La pedofilia aspetti sociali, psico- giuridici, normativi e vittimologici, Giuffrè, Milano 2009, 247- 251.

[7] ttps://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-xii/capo-iii/sezione-ii/art609bis.html.

[8] M. MONZANI, Manuale di criminologia, Libreria universitaria Edizioni, Padova 2015, 585.

[9] Ibidem, 587.

[10] Cf. G. GULOTTA, «Aspetti psicogiuridici del comportamento pedofilo» in L. DE CATALDO NEUBURGER (a cura di). La pedofilia aspetti sociali, psico- giuridici, normativi e vittimologici, Giuffrè, Milano 2009, 247- 251.

[11] M. CENTINI; I sacri crimini. Delitti, scandali e crudeltà tra le mura di Santa Madre Chiesa, Piemme, Milano 2018, 35.

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Enrico Russo

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