Negli ultimi anni si sta assistendo ad un aumento dell’obesità tra le nuove generazioni, dovuta a modificazione dei regimi alimentari e a ridotta attività fisica collegata al tempo trascorso davanti a televisione, videogiochi o computer. Alcuni ricercatori americani hanno evidenziato che esistono tre fattori in grado di correlare tv e obesità, sia nei giovani che negli adulti. Il principale è che guardare la televisione occupa tempo dedicato normalmente ad attività fisiche e in questo modo si riduce chiaramente il consumo energetico; il secondo è il concomitante aumento dell´assunzione di cibo, perché i soggetti tendono a mangiare mentre osservano lo schermo. Il terzo fattore dipende dal fatto che, passando molto tempo davanti alla televisione, si adottano abitudini alimentari malsane, spesso condizionate dalle pubblicità cui si è esposti.
Il pericolo prioritario anche nei giovanissimi, è dato dal rischio di subire le conseguenze della cosiddetta malattia ipocinetica, la sindrome da mancato o insufficiente esercizio fisico, che Kraus e Raab individuarono già nel 1961.
Questa sindrome è caratterizzata principalmente da ipotrofia ed ipotono dei muscoli scheletrici, con conseguenti alterazioni a carico dell’apparato locomotore, di quello cardio-respiratorio e del sistema metabolico. La ridotta attività fisica crea infatti, i presupposti per la comparsa, nell’età giovanile, di paramorfismi, quali: atteggiamento scoliotico, dismetria degli arti, scoliosi, cifosi cervico-dorsale, iperlordosi, varismo e valgismo delle ginocchia, platismo del piede ecc…
Queste alterazioni, oltre a ripercuotersi negativamente sul sistema cardio-respiratorio, sono alla base della precoce comparsa di problemi reumatologici, sia in età giovanile che adulta, come: tendinopatie, lombalgie e lombosciatalgie, cervico-brachialgie, coxalgie, con la possibilità che vengano precocemente accompagnati da fenomeni artrosico-degenerativi ad evoluzione progressiva.
La ridotta o http:\\/\\/psicolab.neta attività fisica, inoltre, si accompagna spesso ad errate abitudini alimentari; ciò comporta l’insorgenza di alterazioni a carico del sistema endocrino-metabolico, con eccesso ponderale e alterazioni del senso dell’appetito. Questi fattori creano i presupposti per l’insorgenza di dismetabolismi che sono alla base di patologie invalidanti (diabete, ipertensione, malattia coronarica).
L’obesità precoce, inoltre, accentuata dalla perdita di tono muscolare, non fa che aumentare i sovraccarichi sulle strutture muscolo-scheletriche, accentuando il fisiologico fenomeno dell’invecchiamento. Cuore e polmoni, in un soggetto ipocinetico, diminuiscono le loro capacità funzionali: la massima frequenza cardiaca raggiungibile durante attività fisica, diminuisce e viene raggiunta precocemente; la capacità contrattile e l’elasticità del muscolo cardiaco si deteriorano, proprio come avviene a livello del muscolo scheletrico; peggiora, quindi, anche la portata circolatoria e l’ossigenazione dei tessuti.
Anche l’apparato respiratorio vede diminuire le sue capacità funzionali: si può avere infatti, ridotta elasticità polmonare e concomitante limitata efficienza dei muscoli respiratori accessori. La perfusione ematica a livello alveolare si riduce, alterando l’efficienza degli scambi respiratori.
Una ricerca condotta nell’anno scolastico 2001/2002 dal Comune di Pesaro in collaborazione con la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Urbino, il Csa, il CONI Pesaro e l’Ausl n.1, ha voluto verificare se esista realmente una tendenza al sovrappeso nella popolazione giovanile dai sei agli undici anni; recenti ricerche infatti rilevano che i bambini marchigiani in sovrappeso, superano la media italiana e che i bambini italiani in generale, sono tra i più grassi d’Europa.
Lo studio effettuato ha evidenziato che su seicento bambini osservati il 29% si trova in queste condizioni e naturalmente, la valutazione sulle capacità motorie compiuta da questo gruppo di lavoro, ha rilevato che i bambini in sovrappeso, raggiungono risultati sensibilmente peggiori rispetto agli altri.
Dati scientifici dimostrano ormai da più parti che la pratica regolare di attività motorie e sportive, contribuisce al miglioramento della qualità della vita, riducendo il rischio di malattie, aiutando a diminuire lo stato di ansia, a gestire lo stress, a prevenire stati depressivi, a migliorare la stima di sé.
L’aumentato dispendio energetico che si verifica nell’attuare un programma di educazione motoria e pre-sportiva, rappresenta il principale fattore di prevenzione in grado di correggere e prevenire l’obesità nei bambini e la sindrome I-I (Ipodinamia-Ipocinesia) (1) che introduce il soggetto, nei casi di sedentarietà prolungata, in un circolo vizioso estremamente negativo, con ripercussioni anche gravi sul benessere psicofisico.