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Salute

Il fenomeno dei Crack Babies

Spesso ci comportiamo come degli incoscienti
e come degli sciocchi, e questo si rispecchia nei nostri occhi.
Spesso ci focalizziamo su noi stessi senza
ponderare il pericolo cui esponiamo gli altri”
Mirella Fittipaldi

Introduzione
Con il presente articolo mi sono proposta di indagare, e di dare una maggiore informazione, sugli effetti che l’uso in gravidanza di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina, può avere sul bambino alla nascita.
In particolare, ho effettuato una ricerca in letteratura, accorgendomi, però, di quanto poco sia trattato tale argomento. Spero vivamente che con questo articolo si possano “aprire le strade” per ulteriori studi sul fenomeno di cui sopra.
Excursus sulle sostanze stupefacenti
Con il termine sostanze stupefacenti, o droghe, ci riferiamo a tutte quelle sostanze psicoattive (naturali o sintetiche) che, per le loro caratteristiche farmacologiche, agiscono sul S.N.C. modificando l’equilibrio psicofisico dell’organismo.
Fin da secoli molto remoti, l’essere umano ha adoperato delle sostanze stupefacenti al fine di alleviare i dolori fisici, oppure per raggiungere stati di alterazione della coscienza. Inoltre, tali sostanze avevano per gli uomini un significato quasi magico, ed erano spesso utilizzate nelle cerimonie relative alla religiosità. Nello specifico, quasi tutte le popolazioni, hanno scoperto delle sostanze intossicanti che riescono a generare degli effetti sul sistema nervoso centrale (S.N.C.), riducendo l’afflizione corporea e mentale, o producono stati di esaltazione.
Ai giorni nostri, l’uso/abuso di sostanze stupefacenti è divenuto un reale e grave problema a livello socio-sanitario per la gravità che esso produce sulla salute. Infatti, malgrado le conseguenze onerose associate all’uso/abuso di tali sostanze, i loro effetti iniziali sono generalmente gradevoli, e questo potrebbe essere una chiarimento inerente all’uso/abuso di queste ultime.
L’uso di sostanze stupefacenti durante la gravidanza
Un aspetto certamente preoccupante sul piano medico-sanitario, e non meno allarmante su quello etico-psicologico, è rappresentato dell’assunzione delle sostanze stupefacenti durante la gravidanza.
Assumere droghe nel periodo della gestazione espone l’embrione e/o il feto all’azione dannosa delle sue componenti. In particolare, a questo proposito, negli ultimi tempi sembra essere aumentato significativamente l’uso della cocaina da parte delle donne durante la gravidanza. Di conseguenza, sono cresciuti, anche se a mio avviso sono ancora pochi, gli studi inerenti all’argomento. Questi ultimi hanno messo in evidenza tutte le problematiche a cui vanno incontro i bambini che sono stati sottoposti all’uso di cocaina durante la gravidanza. Tra questi possiamo ricordare ad esempio:
Ø problemi di tipo sociale;
Ø problemi comportamentali;
Ø problemi intellettivi.
Altre ricerche invece hanno smentito i risultati di cui sopra, richiamando l’attenzione su tutti quei bambini che, seppur sottoposti all’uso di cocaina durante la gestazione, sono nati sani.
Come è possibile evincere, esistono differenti risultati rispetto a questo fenomeno. Tali differenze potrebbero essere legate, come accade per molte sostanze di abuso, ai seguenti fattori:
Ø diverse dosi;
Ø modalità e periodi di assunzione;
Ø uso parallelo di altre sostanze. Da alcuni studi, infatti, è emerso che vi sono sostanze che, in diverse percentuali, vengono assunte insieme alla cocaina. Queste sono:

Ø dissimili condizioni socio-economiche e culturali dei soggetti.
E’ importante sottolineare che un’alterata interazione madre-neonato può essere la causa dell’ampliamento dei disturbi prodotti dall’uso di sostanze come la cocaina. Tuttavia, a mio avviso, credo che, nonostante sia alto il numero di bambini che non si trova a vivere alcuna problematica alla nascita, dopo essere stato sottoposto all’uso di cocaina nell’utero, non bisogna sottovalutare questo problema. Per questa ragione, credo sia importante effettuare, e dunque ampliare, delle ricerche inerenti a tale fenomeno, per renderlo maggiormente conosciuto, ed offrire, magari, un maggiore supporto a questi bambini e alle loro madri.
Inoltre, ritornando a quanto sopra menzionato, credo che, nonostante le ricerche effettuate, ed i risultati spesso contrastanti, sia difficile pensare che una sostanza potente, come ad esempio la cocaina, se assunta durante la gravidanza, non abbia nessun effetto sul feto. A tale proposito, credo sia importante rammentare alcuni risultati ottenuti attraverso studi specifici sull’argomento. Da tali studi emerge che dall’uso di cocaina durante la gravidanza possono presentarsi le seguenti conseguenze:
Ø nascita di un feto morto;
Ø emorragia;
Ø aborto;
Ø parto pre-termine, ecc.
Per addentrarci ancor più nello specifico, possiamo trattare i risultati ottenuti da altre ricerche inerenti a tale fenomeno, ed ai mutamenti che le sostanze psicotrope possono generare nel corso della gestazione. In particolare, da questi ultimi emerge che la cocaina può superare la barriera placentare ammassandosi nei tessuti fetali. Essa inoltre, può anche esercitare un’azione vasocostrittrice a livello dell’arteria ombelicale, riducendo il flusso sanguigno e provocando ipossia fetale. Inoltre, sembra che, i neonati di madri che hanno assunto cocaina durante la gravidanza presentano, alla nascita, un peso minore e una più piccola circonferenza cranica rispetto ai bambini che non sono stati sottoposti all’uso di cocaina durante la gravidanza. Queste differenze sono state in parte attribuite ad una più alta incidenza di parti prematuri. Per di più, questi bambini, a causa di tali caratteristiche, hanno molta più probabilità di morire dopo il primo mese rispetto ai bambini che non sono stati esposti alla cocaina in gravidanza. Essi sono anche sottoposti ad un maggiore rischio di sviluppare “insufficienze” a lungo termine come ritardo mentale e paralisi cerebrale, danno al cervello irreversibile o attacco cardiaco.
Sono state condotte diverse ricerche degne di attenzione anche rispetto al comportamento del feto, in condizioni di controllo, e dopo l’assunzione di cocaina da parte delle madri, lavorando attraverso metodi non invasivi come, ad esempio, l’ecografia. Questi studi hanno permesso di osservare come, nel caso in cui la madre assuma della cocaina, nel feto si verifichino un maggior numero di movimenti, una maggior eccitabilità, e la presenza di “scatti”. Questo risulta evidente a prescindere dalla quantità di cocaina assunta, e dal tempo frapposto tra l’assunzione e l’ecografia.
Inoltre, sono stati condotti altri studi volti a comprendere quanto l’esposizione del feto alla cocaina possa causare in seguito alla nascita dei disturbi neuro-comportamentali nei bambini. Da tali studi sono emersi dei risultati difficoltosi da interpretare. In genere, però, si è registrata nei neonati una ridotta capacità di interesse, una minore capacità di dare delle risposte agli imput in maniera conveniente, una maggiore irritabilità, ed una diminuzione dei riflessi.
Inoltre, da alcuni studi longitudinali volti a determinare possibili disturbi cognitivi in questi neonati, è emersa la presenza di cambiamenti del linguaggio, e del quoziente intellettivo (Q.I.). Sono state  individuate anche delle trasformazioni del comportamento, come ad esempio:
Ø A 3 o a 6 mesi bambini sembrano essere maggiormente irritabili;
Ø Tra il 1° e il 2° anno essi mostrano dei disturbi dell’attenzione;
Ø Tra i 4 e i 5 anni si evince una rilevante impulsività ed un’inferiore capacità attentiva.
Sembra inoltre, che tutte le alterazioni presenti nel comportamento dei neonati, causate dalla somministrazione di cocaina, siano alquanto ingannevoli e che, nello stesso tempo, abbiano bisogno di procedimenti sensibili per poter essere evidenziate. Rispetto a ciò, sono state fatte anche sperimentazioni su animali, i cui risultati sembrano incrociarsi con i dati pertinenti alla letteratura clinica. La ricerca sperimentale sembra far coincidere come notevoli responsabili di questi effetti sul comportamento, e sullo sviluppo del S.N.C., i sistemi dopaminergici. Sembra, infatti, che la cocaina, somministrata cronicamente nell’animale adulto, determini una sensibilizzazione del sistema dopaminergico, inducendo una “down-regulation” se somministrata in fasi ontogenetiche premature. Questo mostra che l’abuso di cocaina determina, a livello delle vie dopaminergiche, dei processi molecolari precisi in rapporto al caratteristico periodo di somministrazione. L’esposizione in utero alla cocaina riduce, infatti, l’efficienza dei sistemi di trasduzione del segnale a carico del recettore D1 congiunto alla proteina G di tipo stimolatorio. Questa mutazione induce degli eventi biochimici che possono influenzare lo sviluppo e l’attività dei neuroni dopaminergici in aree cerebrali coinvolte nella regolazione dei comportamenti influenzati da somministrazione prenatale di cocaina.
Bisogna inoltre ricordare che, mentre per le madri gli effetti euforici della droga durano solamente intorno ai 20 minuti, per il feto, che si sta sviluppando, la cocaina rimane nel suo sistema per più di due settimane. Infatti, nell’utero, l’embrione è spesso ri-esposto alla sostanza, in quanto la cocaina non passa attraverso la placenta alla madre, ma rimane nel liquido amniotico.
Dalle ricerche è emerso, inoltre, che i bambini esposti alla cocaina durante il periodo della gestazione tendono ad essere maggiormente predisposti al pianto rispetto ai bambini che sono stati protetti da queste sostanze. Inoltre, questi bambini sono anche meno facilmente rassicurabili dagli adulti rispetto agli altri. Per di più, essi, quando vengono presi in braccio sono soliti inarcare la schiena quasi a voler prendere le distanze da chi li ha presi in braccio.
Sulla base di tutti i comportamenti sopra esposti, gli esperti hanno notato che questi, in genere, possono interferire proprio con la relazione genitore-figlio. Infatti, ad esempio, quando questi bambini vengono presi in braccio, essi tendono ad inarcare la schiena al fine di allontanarsi dall’adulto che lo ha preso in braccio.
Conclusioni
Per concludere, rispetto a questo articolo, e al problema esposto, credo vivamente che si debbano fare ulteriori studi sull’argomento, in quanto, non bisogna affatto semplificare il problema dei “crack babies”. Dico questo,in quanto oggi è in aumento l’uso di cocaina nelle donne, in particolare durante la gestazione.
Credo pertanto che, sarebbe utile una maggiore conoscenza sugli effetti dell’uso/abuso delle sostanze stupefacenti in generale, ed in particolare, sottolinearne i danni durante la gestazione.
Spero dunque di aver contribuito in qualche modo alla sensibilizzazione di tale problematica assai ardua e seria.

Mirella Fittipaldi

Mirella Fittipaldi

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