fbpx

Formazione Permanente

I costi della Formazione per Counselor e Psicoterapeuti

Scuole sempre più care, in un panorama professionale sconfortante
Ci avevano detto che il Counseling sarebbe stata la professione del futuro e noi ci abbiamo creduto. Poi è arrivata la crisi; all’inizio solo un cenno ed ora quella che ci sta travolgendo, quella che cancella per primi i bisogni superflui (che superflui non sono).
Aveva ragione Abraham Maslow quando negli anni ’50 teorizzava la piramide dei bisogni. Le nostre motivazioni, secondo lui, sono percepite in maniera gerarchica, partendo da quelle legate alla sopravvivenza, fino alle vette dell’autorealizzazione. In mezzo, in ordine di priorità, i bisogni di sicurezza, appartenenza, stima, prestigio, successo.
Per cui, più si avverte la precarietà economica, meno si sentono le richieste della psiche, della mente, dell’anima. Meno ci si rivolge allo psicoterapeuta o al counselor.
Dall’altra parte, invece, sull’onda imitativa, negli anni Novanta e nella prima parte del decennio passato, i corsi di formazione in counseling e psicoterapia in Italia si sono rapidamente moltiplicati, con promesse di lavoro non mantenute, in scuole, ospedali, aziende e nel privato.
Per continuare a mantenersi in vita, le stesse scuole si sfidano in seminari tra i più fantasiosi, frequentati obbligatoriamente da ex-allievi che devono stare al passo (o semplicemente rimanere iscritti all’Albo). Un apparato che si autoalimenta e non si accorge di quanto sia spudoratamente autoreferenziale. Qualcuno, più bravo o più fortunato, che da “formato” si è fatto formatore, di fronte a gruppi di allievi sempre meno numerosi, può addestrare solo i suoi stessi colleghi costretti alla formazione.
Intanto i costi del primo apprendistato sono sempre più alti: circa seimila euro per una scuola triennale di counseling, quattordicimila per quella quadriennale di psicoterapia, a cui si aggiungono una media di sessanta sedute individuali, la supervisione durante il tirocinio, convegni e corsi residenziali. Acquisito il titolo, poi, (e quello di counselor non è neanche ufficialmente riconosciuto!) si ricomincia con gli aggiornamenti, con le supervisioni obbligatorie, in un crescendo di spesa sempre più insostenibile.
E’ vero: ogni professione prevede di non addormentarsi sugli allori. Ma le strutture pubbliche non assumono quasi più e i pazienti privati non possono permettersi né terapia, né brevi cicli di counseling: come potranno fare esperienza i giovani psicologi ad inizio carriera?
Non è un caso che i rapporti sospettosi tra counselor e psicoterapeuti si siano fatti apertamente ostili; sono partite denunce e controdenunce, sono state emanate sentenze. Tra i counselor che avrebbero travalicato i confini delle loro competenze molte sono state le assoluzioni. Ma il problema resta. E resta questa triste guerra, che non fa bene né ai curatori dell’anima, né tanto meno a chi ancora può permettersi la loro consulenza e meriterebbe persone più serene e più realizzate.

Picture of Margherita Fratantonio

Margherita Fratantonio