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Libri

Uno stabile Mosaico culturale

“Un pugno nello stomaco del lettore”1, la cui fronte è sempre aggrottata per interpretare le 523 pagine che richiedono, puntualmente, un bagaglio culturale alto in grado di seguire tenebrosi complotti finora gelosamente oscurati dalla macrostoria e scavare nel cuore di quanti agiscono sulla scena rappresentata …
Tale è, per molti, il viaggio che Umberto Eco, intessendolo con pregnanti filtri letterari, articolati rinvii intertestuali, tumultuosi entrelecements, incalzanti colpi di scena, ha compiuto nell’Europa del Primo Ottocento. I sincronici tasselli polisemantici si sovrappongono senza sosta, dalla scintigrafia storico-sociale-antropologica, alle informazioni scientifiche, alle riflessioni estetiche, alle indicazioni culinarie, alle citazioni dotte, ai riferimenti culturali, alle rivelazioni su incarichi diplomatici di grande rilevanza, all’ingerenza del controspionaggio dell’impero francese, agli attentati dinamitardi di estrazione anarchica, ai contatti con i servizi prussiani, con richiami precisi a nomi, volti, episodi. Il XIX secolo e l’humus del Risorgimento, con la descrizione di fatti salienti che vanno dalla spedizione dei Mille all’uccisione di Ippolito Nievo, all’affondamento del piroscafo Ercole, allo scoppio della guerra franco-prussiana, al crollo del Secondo Impero di Napoleone III, alla Comune di Parigi, ai cadaveri lasciati imputridire nelle fogne parigine, alle macchinazioni della Terza Repubblica francese, agli intrighi con padre Bergamaschi, danno il “la” al CIMITERO DI PRAGA2.
Gli attanti sono generalmente figure storicizzate che “hanno fatto e detto le cose fatte e dette in questo romanzo”3 e di ciascuna sono riportati, con il loro punto di vista, frasi, azioni e pensieri estrapolati dalle fonti dell’epoca; unica concessione alla fantasia, nella galleria di individualità dalle funzioni alquanto significative che gremiscono il microcosmo rappresentato, è l’autodiegetico Simone Simonini, il cui nome richiama San Simonino, una vittima sacrificale degli Ebrei di Trento nel XV secolo. A ben vedere, però, se, da un lato, il protagonista è “l’unico personaggio inventato di questa storia”, di immaginato ha solo il nome perché, per il resto, il “maestro del riciclo” è, sostanzialmente, la rappresentazione dell’uomo comune cresciuto su quelle esperienze, un portentoso “effetto di collage”4, un sosia di altri ancora vivi nel XXI secolo, “5 e, soprattutto, di Eco stesso, “pittore impegnato a ritrarre una stoffa damascata con volute, fiori e corimbi”6 … “De nobis fabula narratur”7 … In qualsiasi fiaba, favola o racconto, infatti, chi scrive lascia una qualche inconfondibile traccia del suo privato e, a raggio costantemente allargato, di quanti vivono le sue stesse aspirazioni, le sue angosce, le sue ansie, i suoi problemi, provenienti non solo dalla sfera cosciente, ma, soprattutto, dall’inconscio, con quelle note affettive di cui non si ha un’immediata percezione.
Questo scorcio epocale di gran pregio, che, con apparente asetticità, in parecchi punti ha il ritmo narrativo statico di un verbale, è scolpito con uno stile terso, cristallino, estremamente accurato, coinvolgente. In ogni riga si coglie la presenza di un autore infaticabile che crede nel valore di un buon libro e gli assegna un ruolo fondamentale nello sviluppo della personalità, convinto che esso faccia reagire contro la desemantizzazione del codice lingua operata dai mass media. L’illuministica razionalità dello scrittore si riflette anche nella competenza linguistica evidenziata dall’uso, estremamente disinvolto, di artifici retorici raffinati, litoti, chiasmi, parallelismi, ellissi, metonimie, ipotiposi, pleonasmi e, in primis, di virtuosismi metaforici arditi capaci di cucire, in ventisette capitoli serrati, una veste di attendibile autenticità all’imponente ricostruzione del morbo cospirazionista che ha invaso Francia e Italia dal 1830 al 1898. Efficacissimo, pure, l’avvio in medias res che, spezzato da forti iperbati verticali e frammezzato dal continuo alternarsi di proposizioni subordinate, consente al filosofo medievista di proiettare il lettore nel mondo rappresentato.
1897. Il groviglio di vicoli maleodoranti tagliati dal corso della Bièvre “febbricitante e rantolante”, la porta sempre chiusa del Brocantage de Qualité, il cartello con l’avviso della sistematica “assenza del proprietario“, la “congerie di oggetti, vergognosi avanzi di antichi pignoramenti, teratologie antiquariali” sono, sin dall’incipit, correlativi oggettivi del cinico buongustaio rintanato nell’appartamento soprastante la sua bottega di rigattiere di Parigi usata come copertura. “L’antisemita patologico”8 ha “una nube nella mente” e, dietro suggerimento del “mediconzolo”, da lui conosciuto e inconsciamente ammirato, anche se l’istanza superegoica del nonno glielo aveva mostrato con tutti i difetti della sua razza, comincia a rievocare i ricordi attraverso la scrittura, annotando gli eventi della sua esistenza nella speranza di far tornare alla luce alcuni satelliti che hanno causato un’improvvisa amnesia. Le incertezze del lettore, gli stessi del Narratore etero-omodiegetico e persino del protagonista, si accavallano e insorgono violente … Ripercorrendo i fatti della sua vita, Simone Simonini, rimasto molto presto orfano di madre e cresciuto separato dalla “bestia nera della famiglia”, scrive episodi lontani recuperando, come già “Froϊde” gli aveva anticipato, “particolari che credeva dimenticati e che, invece, il cervello conserva in qualche piega segreta”; racconta di essere stato istruito, per la storia antica, da Giovanni Battista Simonini, reazionario e bigotto, pronto a imprecare contro la Rivoluzione che aveva reso gli uomini “ciascuno Caino dell’altro”, prima, dai Gesuiti Pertuso e Bergamaschi, poi, rispettivamente, per la storia contemporanea, l’uno, per il latino e il tedesco, l’altro, nella Torino oscura di metà Ottocento.
22 MARZO, MARTEDÌ … Simonini comincia il racconto della sua avventura esistenziale da questo momento e, nella sua narrazione, attraverso l’addizione e l’integrazione dei vari anelli distribuiti lungo l’intero arco del testo, consente anche ai satelliti di trasformarsi in decisive, irrinunciabili parti di una catena, pezzi di una totalità integrati in un solo compatto edificio. Sta già pregustando mentalmente gustosi manicaretti e tale fantasticare, dato che “i piaceri del palato lo hanno sempre soddisfatto più del sesso”, gli dà la carica necessaria per godere della giornata appena cominciata; egli, infatti, contesta implicitamente “gli stolti che non si rendono conto di quanto l’acquolina in bocca sia meglio di un’erezione”, specialmente in seguito al tintinnio rimbombato nel cuore e alla conseguente misoginia ossessiva generata, all’età di quattordici anni, dallo sguardo ardente della ragazza sensuale e beffarda …“Gagnu” … ancora si riverbera, in ogni sua fibra, quell’eco, allontanandolo da qualsiasi altra “figlia di Eva” che non fosse “mamma Teresa” … Per preparare la pietanza ha bisogno della carne, ma, in quel giorno della settimana, il macellaio tiene l’esercizio chiuso … NO, il negozio è aperto perché è il 22 MARZO, MERCOLEDÌ …
Cosa è successo, allora, il 21 MARZO, MARTEDÌ? Di chi sono i baffi e la barba posticci che porta addosso? E’, forse, un agiato gentiluomo oppure si traveste per sfuggire a un mandato di cattura? Che fanno a casa sua tanti paramenti preteschi, abiti di varie forge con le relative parrucche? E da chi potrebbero essere state scritte le tante lettere indirizzate al “Reverendissimo Signor Abate Dalla Piccola vergate con una grafia sottile e aggraziata”? Da Diana? E chi è Diana? Ospita qualche fuggiasco camuffato da abate? E dove lo farebbe dormire? Perché altrimenti il superiore di un’abbazia vivrebbe in un appartamento comunicante con quello di lui? Se i due non avrebbero mai avuto modo di incontrarsi, come mai il religioso, inspiegabilmente, conoscerebbe molti particolari della sua vita e si intrometterebbe nelle sue annotazioni? Gli avrebbero propinato un filtro per fargli rivelare le verità segrete scritte sui fogli che si trovava davanti? A parte “i vampiri della finanza mondiale, falsi, viscidi, lussuriosi, vanitosi, ignoranti, insolenti, sempre pronti a ordire complotti e a spiare con quegli occhi pungenti, così falsi da far illividire”, a chi avrebbe potuto attribuire le illegali procedure? E quale sarebbe il senso delle numerose incongruenze che lo portano a valutare la possibilità di trovarsi, semplicemente, di fronte a una crisi di identità, in base alla quale si potrebbe identificare con il Dalla Piccola? In tale congettura, però, perché egli ignorerebbe tutto di Dalla Piccola tanto da essere costretto, per conoscerne i pensieri e i sentimenti, a leggerne gli appunti? Quale, infine, potrebbe essere stato il quid anche impercettibile che pure ha scatenato la sua “abtrennung”? E se, invece, si escludesse l’identità con l’abate in questione, chi avrebbe annotato impegni a lui poco congeniali precedentemente presi con persone a lui sconosciute, come dover andare in chiesa, o incontrare misteriosi signori Taxil o Drumont, o paventare alquanti improbabili dormite con … delle donne? E i colloqui da Magny con Bourru e Burot sul ”magnetismo ipnotico” … Nevrosi? … Perché quei medici illustri proporrebbero l’autosuggestione nel tentativo di far riaffiorare e neutralizzare episodi traumatici disturbanti? Il feed beack, intanto, lo riporta al caso di una ventenne affetta dalla sindrome di variazione della personalità da curare per farla entrare in “una condizione seconda” … Aiutarla è, per lui, un imperativo … Suggerisce un supporto psicologico di un religioso molto autorevole, intervento che prevede una prioritaria conoscenza, il Dalla Piccola, appunto, per l’inserimento nell’ambito delle pie istituzioni … La giovane è Diana!!! … Ancora lei!!! … Perché, poi, si stava accalorando di fronte alla tragedia della donna molto piacente? … Chi è Diana??? E, ancora, in bilico tra verità e immaginazione, la domanda ritornello … Cosa sarebbe successo la sera del 21 MARZO, MARTEDÌ ? E da dove nascerebbe l’esigenza di stilare il diario in cui il falsario annota ogni minimo particolare della propria avventura terrena? Dalla Piccola avrebbe partecipato, assieme a Diana Vaughan, a una messa nera e la donna, in preda a frenesia erotica, lo avrebbe sollecitato a intrattenersi piacevolmente con lei? Lo scoprire, con orrore, che, a seguito del rapporto sessuale, “la muliebre caverna” di una donna ebrea lo avrebbe reso padre di un bambino giudaico avrebbe spinto l’abate a uccidere l’indemoniata? L’evento traumatico avrebbe delle interrelazioni con Simonini? o con Dalla Piccola? oppure a Simonini nelle vesti del religioso? E come mai il diario presenta, il 17 aprile del 1897, una temporanea quanto improvvisa ellissi con un “lungo ghirigoro senza senso che finisce oltre il foglio imbrattando il feltro verde della scrivania”?
Mille interrogativi bombardano la sua mente, unico suo punto fermo è la maestria nell’imitare le grafie, sorprendente dote naturale che la laurea in giurisprudenza ha semplicemente potenziato … “Mi manda Tissot” è l’ormai notoria parola d’ordine per i clienti che chiedono la costruzione di atti notarili, lettere, confessioni compromettenti o, addirittura, la realizzazione di testamenti olografi con compensi commisurati al lascito … magari seguiti da una visita al Cafè Anglais!!! … Chissà quale sarebbe stato il corso della sua vita SE “l’ex-ufficiale dell’esercito sabaudo”, nel 1855, morendo, non gli avesse lasciato un’eredità gravata da molti debiti … SE le ristrettezze economiche non l’avessero costretto a compiere il praticantato nello studio di un notaio … SE non avesse scoperto che proprio il Rebaudengo, con parecchie sottrazioni indebite, aveva dilapidato il patrimonio di Giovanni Battista Simonini … Il computo accanto al professionista, comunque, è stato matrice feconda perché costui gli ha affinato la tecnica di falsificare documenti, arte in cui ben presto Simonini è diventato tanto abile da sollecitare le attenzioni dei servizi segreti e “avviare una carriera folgorante, che, nel giro di pochi anni, lo ha proiettato, in qualità di falsario-spia-assassino, sulle scene della Storia”9
Una costante dell’abile e cinico contraffattore, disposto a uccidere pur di salvaguardare sé stesso e le proprie menzogne, è l’animosità contro tutti senza distinzione di sorta; spicca, principalmente, la connaturata repulsione trasmessagli dal “nostalgico dell’Ancien Régime” verso “il fantasma dei maledetti Ebrei rinchiusi nel ghetto di Torino”, incubo per tutta la fanciullezza e l’adolescenza quando, prendendo corpo nei sogni, sentiva il minaccioso “Ucci ucci, sento odor di cristianucci” di Mordechai, pronto a impastare il pane azzimo con il suo sangue di “martire infante”. Si avverte profondo astio anche verso i TEDESCHI, condannati per “l’iperattività intestinale a scapito di quella cerebrale”, per le mani sempre strette ai boccali di birra, per “le note funerarie” di Wagner, le “composizioni fredde” di Bach, le “orge di sguaiataggine” di Beethoven, o verso i FRANCESI “pigri, truffatori, rancorosi, gelosi, tracotanti, maleducati, cattivi, avari, ignoranti, portatori tutti di corruzione e peccato”. In questa caleidoscopica struttura, le vibranti accuse via via si materializzano con toni apocalittici … Eccoli …Sono i PIEMONTESI e gli ITALIANI, che hanno generato attorno a lui un ambiente cupo, oppressivo, corrotto, conservatore …i CARBONARI, “travestimenti del flagello maggiore del Comunismo”, i PRETI oziosi, che “parlano con orrore del sesso, anche se tutti i giorni escono da un letto incestuoso”, i GESUITI, volubili, duri, spietati, ingannevoli, incessantemente tesi, nella machiavellica difesa della ragion di stato, ad annientare “con la lingua e con la penna”, a ordire i crimini più abominevoli, le DONNE, “surrogati del vizio solitario”, esseri perversi, diavoli tentatori responsabili di “sfibranti polluzioni notturne” e, ancora, i REPUBBLICANI, i SATANISTI … Simonini, nella sua ristrettezza di vedute, si scaglia, con la stessa acrimonia, persino contro le BRASSIERIES À FEMMES, locali a tema, in cui “si beve a pianterreno e si pratica il meretricio ai piani superiori”, tanti studenti vi entrano “per curiosità o per vizio e si prendono lo scolo”, mentre i “magnaccia in attesa”, spesso mariti, si intrattengono al “tavolo dei cornuti e campano sulle grazie delle mogli” … Quante idiosincrasie morbose lo hanno spinto a screditare, perseguitare, rovinare uomini dotati di spirito libero!!! … Quante amarezze, a suon di bacchettate, si sono sedimentate nel suo animo!!! Quanto silenzio affettivo attorno a lui!!!
L’estrema solitudine fisica e spirituale del primo attore, “disposto a tutto pur di essere servizievole nei confronti dei potenti di turno, in un vertiginoso cambio di danza esteso a più paesi europei”10, è subito stigmatizzata dall’IMMAGINE DI COPERTINA, in cui domina un viandante che, avvolto nel suo mantello nero, sta imboccando, sotto un cielo cupo, una calla; un solo languido fanale illumina appena le spesse mura di cinta, rappresentando, probabilmente, la lotta interiore del protagonista nella ricerca titanica dell’elemento traumatizzante che gli impedisce di guardare indietro con oggettiva serenità. Il passante sta percorrendo con la mente le difficoltà da superare, a proprio rischio e pericolo, nella “ragnatela di straducole” con sordidi hotel, bordelli travestiti da birrerie, taverne e, da ogni angolo, spunta in lontananza “quel temperamatite della Tour Eiffel”.
Simone Simonini, nella sua esperienza di vita ricchissima di momenti clou, riesce sempre a districarsi tra le difficoltà che il suo status gli presenta e lo scorrere delle pagine lo vede sempre in azione. Il suo “monumentum aere perennius”, opera scultorea più duratura del bronzo, che “non imber edax”, non la pioggia che corrode, “non Aquilo inpotens”, non il vento di tramontana sfrenato, “possint diruere”11, potranno demolire, rifulge, però, nei “24 Protocolli dei Savi anziani di Sion”, in cui vengono sfruttati tutti i possibili stereotipi antiebraici, utili a suscitare i pogrom dettati dalla paura e dall’odio di tutti gli strati sociali, dal clero, alla piccola borghesia, al proletariato; nel testo, maelström di irragionevolezza che starà alla base di ogni scritto polemico antisemita, eterogenesi di “conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali”12 che ispirerà a Hitler la soluzione finale con i campi di sterminio, il “Capitano” mette in scena, in un paesaggio inquietante, onirico e cupo, fra le lapidi del vecchio cimitero ebraico di Praga, una supposta adunanza segreta notturna del 1898, durante la quale i rabbini delle varie comunità d’Europa espongono i loro piani per la conquista del mondo e la distruzione del Cristianesimo … E si riaffacciano i dubbi … A chi spetta la paternità del documento fittizio? Fino a che punto “I Dialoghi agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu”13 lo avrebbero influenzato? E quale sarebbe stato il vero ruolo di Maurice Joly? E “lo spregiudicato calligrafo”14 lo avrebbe ucciso per non far scoprire ai servizi segreti la stretta dipendenza dei propri ragguagli con la satira politica scritta dal giornalista francese? E come il libello, che bersaglia Napoleone III e la sua mania di grandezza, avrebbe potuto influenzare i giudizi lesivi sugli “immondi Ebrei”? Ed Hermann Goedsche? Lo scrittore si sarebbe appropriato dei “Protocolli” per inserirli nel suo “Biarritz”?
Il romanzo, pubblicato dalla Bompiani il 29 ottobre 2010, dopo ben cinque anni di intenso lavoro, si chiude con la preparazione di un attentato nella costruenda metropolitana di Parigi, in cui Simonini è incaricato di piazzare una bomba che, fabbricata da Gaviali, “farà epoca” … “Che diamine, non sono ancora un rammollito” … e il suo diario si interrompe bruscamente e, stavolta, in maniera definitiva … Cosa sarà successo nell’explicit di un’opera dominata da un’ossessione rinfrangente che il massmediologo fa sentire attualissima? E le problematiche emerse saranno attraenti come lettura estiva per i liceali di 15-16 anni ai quali riaprire la porta ormai socchiusa del prezioso e appassionante universo cartaceo? I ragazzi saranno in grado di riflettere sull’ignoranza e la follia, bigotta anticamera di ogni razzismo, a partire da quello contro i “diabolici nemici della cristianità”? Lasceranno prevalere la pars destruens della ricostruzione del male senza eroi positivi, che sembra restare in una fase interlocutoria di transizione e che, in apparenza, non propone un’alternativa, o riusciranno a cogliere la vis del prosatore che riserva più spazio alla pars costruens e spinge a reagire contro qualsiasi forma parziale e convenzionale di prevenzione?
E’ vero, il lettore, preso nel vortice di una narrazione molto avvincente, “a forza di leggere cose disgustose sugli Ebrei che vogliono scardinare la società e governare il mondo”, potrebbe rimanere “come sporcato da questo vaneggiare antisemita”15 ed è perfino possibile che qualcuno vi riconosca un fondo di verità dato che “tutti, proprio tutti, i personaggi paiono certi di queste nefandezze”16; la reazione degli adolescenti, però, è direttamente proporzionale all’animus del Docente che, anticipando i gangli fondamentali della poliedrica tessitura, dimostrerà come, nella corsa conclusiva, la geniale acutezza e lo sguardo penetrante dello scrittore giochino con gli stereotipi antisemiti dell’800 smontandoli uno a uno, scardinino le basi su cui poggiano i Protocolli e “ne mettano a nudo la natura di costruzione fraudolenta”. Si sottolineerà, per esempio, che il semiologo, presentando il libro alla Fondazione Corriere della Sera con Paolo Mieli e Moni Ovadia, spiega “la sua volontà di mettere in contraddizione, su ogni tema, le diverse posizioni”, o che egli, prestando voce a Golovinskij verso la fine del romanzo, gli fa commentare i testi antisemiti prodotti da Simonini e puntualizzare che molte delle idee espresse da questi documenti si contraddicono tra loro, si proibiscono il lusso e i piaceri superflui, si condanna l’ubriachezza e, contemporaneamente, si diffondono sport e divertimenti o si alcolizzano gli operai”17. L’Insegnante insisterà, soprattutto, “sul rigore storico di Eco e sulla sua capacità di costruire figuri dalla vivida fisionomia; se c’è gente disposta a creder tutto e tutto quello che viene scritto prende una dimensione autonoma tanto da essere creduto per vero”18, se “Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς”19, se gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce, ora, senza soffocare il loro IO, bisogna far notare alle nuove leve come l’autore dica senza esporsi, entri nella macrostoria, la legga, l’interpreti con velato spirito moderatamente polemico e proponga input nuovi per modificarla.
Le menti degli adolescenti, se accompagnate per mano, muovendosi agevolmente tra le pagine dell’opera, avranno la possibilità di filtrare i dati contingenti, analizzandoli non solo con la ragione, ma anche attraverso le mille sfaccettature che la realtà fa scorrere davanti. Tali riflessioni faranno svanire l’iniziale impressione demistificante e daranno credito agli assiomi di forte sapore gnomico che, “nec spe nec metu”20, né con speranza né con timore, lasciano intravedere una soluzione radicale ai raggiri della commedia sociale. I ragazzi capiranno, allora, che il rumore delle opinioni altrui non deve mai offuscare la loro voce interiore e che la “convivenza fra le differenze”21 è indispensabile per la costruzione di uno stabile mosaico culturale.
Note
1 Intervista a Umberto Eco in Wlodek Goldkorn, Eco, gli Ebrei e i complotti, 28 ottobre 2010, ammiraglio61.wordpress.com, 2012
2 Umberto Eco, Il cimitero di Praga, 29 ottobre 2010
3 Nota dell’autore
4 Renato Minore, Umberto Eco, la costruzione del diverso, ilmessaggero.it, 7 novembre 2010
5 Nota dellíautore
6 Josè Colào Barreiros o.spengler@hotmail.it, 27-07-2012
7 Maurizio Ferraris, Capitan Simonini c’est moi, www.alfabeta2.it, 17 gennaio 2011
8 Intervista a Umberto Eco in Wlodek Goldkorn, Ibidem
9 Luca Meneghel, Un duro colpo allíantisemitismo, ildemocratico.com,18 nov 2010
10 Renato Minore, Ibidem
11 ORAZIO, carmen III,30
12 Wilhelm Wundt, Heterogonie der Zwecke (eterogenesi dei fini), in Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero, Diccionario de filosofÌa, Fondo de Cultura Economica, 2004
13 Maurice Joly, Dialogue aux enfers entre Machiavel et Montesquieu, 1864
14 Renato Minore, Ibidem
15 www.lastampa.it/2010/10/29
16 www.lastampa.it/2010/10/29
17 Luca Meneghel, Il romanzo di Eco Ë un duro colpo allíantisemitismo, ? ildemocratico.com, 18 novembre 2010
18 Maurizio Ferraris, Capitan Simonini cíest moi, www.alfabeta2.it, 17 gennaio 2011
19 Giovanni, III, 19
20 Anonimo, I sec. A.C.
21 Alessandro Bertirotti, Entrare per essere amati, 13 giugno 2008

Matilde Perriera

Matilde Perriera