Mentre il comportamento alimentare degli animali inferiori è rigido e stereotipato, quello umano per fortuna è molto diversificato e variegato.
Ci si è provati a chiedere se è possibile che le nostre scelte di gusto, ovvero i nostri peccati di gola rappresentino la nostra personalità.
Il detto “ tutti i gusti sono gusti” implica il riconoscimento della legittimità dei più diversi orientamenti nelle scelte delle preferenze dei più diversi orientamenti nelle scelte e nelle preferenze relative ai cibi.
Assoluta libertà che si manifesta nella grande differenza di abitudini tra le culture e gli individui, è senza dubbio effetto del progressivo distanziamento dell’uomo dai condizionamenti biologici, quasi totalmente regolato da mediazioni di natura culturale e psicologica.
Allontanamento delle pressioni della biologia spiega come il fatto che mentre il comportamento alimentare degli animali è uniforme , il nostro no.
Ci sono però due interrogativi, il primo è se siamo totalmente svincolati, nelle nostre scelte dalle impostazioni biologiche. E poi se le nostre preferenze sono dettate anche dalla nostra psicologia individuale, stile di vita, tipo di organizzazione, della nostra personalità?
Al primo interrogativo la risposta è NO, in quanto si è osservato su come le nostre preferenze possono cambiare in funzione dei nostri stati patologici ( raffreddore, gravidanza, alimentazione estiva diversa da quella invernale).
La privazione di alcune sostanze ( minerali, es) , spingono il corpo a ricercarle nel cibo. I neonati sono dotati di risposte edoniche positive per il dolce e negative per l’amaro.
In una prospettiva evoluzionistica, l’apprezzamento per il dolce può essere associato al fatto che tale gusto è solitamente presente nei cibi ad alto valore energetico, il salato può favorire l’assunzione di sodio e altri minerali.
Il secondo interrogativo non viene dato per certo da parte della psicologia, a parte il valore simbolico e i ricordi che ognuno di noi inevitabilmente vi associa.
Alcune ricerche sono state effettuate state fatte sulle preferenze del gusto e consistenza dei cibi.
Wolowitz ha ipotizzato che le preferenze per cibi molli o duri e sapore aspro possono essere collegate ai due diversi momenti della fase orale : quello “passivo” caratterizzata da attività quali il succhiare, lasciando scorrere dentro di sé il latte e gli altri alimenti liquidi e molli, e quello “ attivo- aggressivo” che comincia con l’eruzione dei denti, in cui il piacere è ricercato nel mordere e masticare. I dati della sua ricerca confermerebbero che le persone con orientamento “ orale- passivo” tendono a preferire cibi molli e dolci. Quelli con orientamento orale- attivo preferiscono i cibi duri, secchi, aspri.
Si è quindi visto che le preferenze nascono nel periodo infantile. Si potrebbe quindi ipotizzare che coloro che preferiscono il dolce rimangono molto più fissati agli orientamenti infantili o abbiano maggiori difficoltà a compiere il salto evolutivo, lo “ svezzamento” verso gusti più maturi.
Le abitudini di consumo dei cibi dolci e salati mostrano una struttura differenziata soprattutto per quanto riguarda il contesto relazionale. I cibi dolci sono solitamente mangiati in solitudine, i salati, in famiglia o comunque sia in compagnia. Anche questi elementi si possono ricollegare come momento di regressione. A volte può emergere anche un senso di colpa, infantile.
Differenze che sembrano segnalare che, mentre l’orientamento verso il dolce usa sia le valenze regressive (umore depresso), che quelle euforizzanti e dinamizzanti ( umore allegro).
A coloro che preferiscono il salato si attribuisce un punteggio di amicalità inferiore a quello della persona che ama il dolce e, analogamente, coloro che preferiscono il dolce si attribuiscono un punteggio inferiore a quello attribuito alla persona che preferisce il salato.
IDENTIKIT DEI “ TIPI DOLCI” & “TIPI SALATI”
Si è visto nella differenza dei gusti una differenza di personalità.
Chi preferisce il salato si caratterizza per maggiore energia, assertività, dinamismo, estroversione, intraprendenza. Atteggiamento più razionale- funzionale con l’alimentazione e ricerca un edonismo orale centrato sull’apporto di stimolazioni forti, pungenti, decise. Stile relazionale con tratti salienti caratterizzati da: decisione, sicurezza di sé, autonomia, franchezza a volte anche brusca.
Per i tipi dolci invece : codici femminili, improntati all’affiliazione, alla dipendenza, ricerca di un contesto caldo e protettivo. Alimentazione maggiormente caricata di valenze emozionali e l’edonismo orale è costituito da sensazioni intense, tranquille, calde, spesso con una connotazione di trasgressione e regressione infantile.
Fino agli aa’60 si osannava una dieta ricca di proteine animali, quali fonte di salute e benessere. Poi fu rivalutata la “ dieta mediterranea”; si ai carboidrati, quali pasta e pane, si da dietologi e nutrizionisti. La scienza della nutrizione ha rivalutato frutta e verdura , magnificandone le virtù salutari e benefiche. Gli alimenti “ leggeri”, “ dietetici”, “ vegetali” hanno stimolato un crescente interesse da parte degli uomini del marketing.
MODI DIVERSI DI ESSERE VEGETARIANI
Si è visto che all’interno del nostro filone del “ vegetarismo” si differenziano filoni con caratteristiche specifiche.
1. Latteo – ovo- vegetariano: si accettano alcuni prodotti animali tipo, latte, uova, formaggi, miele.
2. “ vegetaliani”: vegetariani puri, escludendo dalla loro dieta ogni prodotto di provenienza animale. La loro alimentazione prevede solo vegetali crudi o cotti e frutta. Regime più rigoroso e difficile da seguire.
3. “ Fruttariani” solo frutta e semi.
4. “ Crudisti”, frutta e verdura esclusivamente cruda.
5. “ Nutariani” sono ancora più radicali optano solo per frutta secca e semi oleosi con uno stile che ricorda quello delle scimmie antropomorfe.
6. “ macrobiotici” nell’alimentazione si richiamano a quegli ideali filosofici orientali, come quello relativo all’equilibrio tra le due forze antagoniste ma complementari: ying e yang
Colui che si astiene dal mangiare carne intende recuperare un rapporto autentico con la natura, nutrendosi di cibi sani e genuini e soprattutto, non richiedenti l’uso della violenza.
In un mondo in cui il problema del possibile disastro ecologico si pone al centro dell’attenzione, la scelta vegetariana si colloca nell’ottica di un cambiamento delle consuetudini alimentari e di vita,nella prospettiva di dare una mano al nostro pianeta.
MOTIVAZIONI ETICO – SPIRITUALI
Tra i vegetariani emerge un forte interesse nei confronti di tematiche spirituali.
PACIFISMO, NON VIOLENZA E AMBIENTALISMO.
La carne diventa una specie di capro espiatorio o di oggetto fobico, su cui si focalizzano le ansie relative ad un’aggressività repressa.
Se la carne rimanda al mondo maschile, la scelta del vegetarianismo trova nelle donne i soggetti più predisposti. Sembra cogliere quel tratto di anticonformismo, individualismo e anarchismo.
Da alcuni test sembra caratterizzare i vegetariani come innovativi, creativi, originali, idealisti. Sono persone che hanno raggiunto la loro stabilità, focalizzando la loro aggressività sull’oggetto fobico: carne.
Nella nostra cultura la positività dell’immagine fisica è data soprattutto dalla magrezza, che da qualità fisica si è trasformata in virtù morale.
Il comportamento alimentare per quanto quotidiano ed indispensabile è a volte problematico, non solo in adolescenza e non dipende dalla disponibilità del cibo.
Esso evoca la storia personale ed affettiva che ognuno di noi ha avuto e ha tutt’ora con la madre che prima gli ha fornito nutrimento ed affetto. D’altro canto esso affonda le sue radici nella storia e cultura di un paese, gruppo sociale, come testimoniano le restrizioni alimentari delle diverse religioni e tradizioni.
MAGRA E’ BELLO
Tale scontento può essere considerato la spia di una generale insoddisfazione di sé, che si focalizza sul corpo per varie ragioni sociali e non solo perché in questo periodo ci sono delle trasformazioni fisiche.
Siamo in una società dove quello che conta è l’apparire rispetto all’essere, corpo e aspetto fisico acquistano una grande importanza e su di essi si concentrano insoddisfazioni e ansie delle adolescenti e non solo.. le ragazze, sono maggiormente vittime dei modelli impossibili di bellezza femminile presentati dai mass media.
Il massimo rischio lo troviamo fra quelle persone che hanno un comportamento anoressico – bulimico, ovvero l’uso di lassativi, vomito autoindotto come espedienti per perdere peso. A questi atteggiamenti si associa una personalità con bassa autostima, alto senso di alienazione e depressione. Vivono come stressanti le relazioni in famiglia che offre scarso sostegno nell’aiutarle. Maggiore uso di sostanze psicoattive e comportamenti rischiosi e devianti.
Le ragazze si nota hanno una problematica costruzione del sé. La dieta sembra rappresentare un tentativo di controllo su di sé e il proprio corpo. L’aspetto auto lesivo diventa evidente nei comportamenti anoressico- bulimici. Tali comportamenti esprimono anche una componente trasgressiva nei confronti dei genitori e del mondo infantile che essi rappresentano.
Nell’alimentazione consolatoria il cibo rappresenta un modo fallimentare per contrastare sentimenti depressivi, di solitudine, di scoraggiamento e per cercare di far fronte a situazioni vissute come stressanti oltre la propria capacità risolutiva. Vivono la scuola come inutile, la loro vita è sedentaria e solitaria.
La scuola dal canto suo svolge un ruolo protettivo nella costruzione dell’immagine di sé, può contribuire a riflettere sul tema dell’identità femminile e maschile e sulla complessità e contraddittorietà dei modelli che vengono proposti. Glia adolescenti si alimentano in modo più distorto se sono tagliati fuori dalle attività dei coetanei e incapaci di affrontare la vita adeguatamente.
È importante offrire agli adolescenti ( maschi & femmine) opportunità di riflessione e azione a cui glia adolescenti possono attingere come utili risorse nel processo di costruzione della propria identità.
In una prospettiva psicodinamica il disordine alimentare potrebbe essere connesso ad un mancato superamento di complessi arcaici. Importanti non sono solo le relazioni madre- figlia, ma anche la relazione che c’è tra coniugi e tra genitori ( entrambe) e figli.
L’attrattiva esercitata dalle dieta è associata all’aspettativa di poter acquisire con il dimagrimento un aspetto più gradevole, in linea con gli standard di desiderabilità proposti dai media. La dieta spesso viene vista come un’ àncora di salvezza dal destino di “donna grassa”, anche se poi in realtà il problema non sussiste. Studi recenti mostrano come sottoporsi a restrizioni alimentari costituisce il più importante fattore predittivo dell’insorgenza nei giovani dei cossiddeti “ disturbi alimentari psicogeni”.
Soprattutto chi inizia una dieta in età giovanile, magari per consiglio dei medici, ha grandi probabilità di ricadere in questa soluzione negli anni dell’adolescenza o dell’età adulta. Alchè durante il periodo di dieta avrà delle tentazioni date dalla fame, conseguente aumento di peso,che la porterà a vivere sempre con maggiore preoccupazione e sensi di colpa.
Ecco il circolo vizioso delle diete!
La dieta quindi intesa come regime nutrizionale restrittivo, ma transitorio, predispone il soggetto ad aumentare di peso a lungo termine. Proprio perché nell’effetto temporaneo poi c’è la ricaduta che predispone alla ripresa ( con gli incentivi) del peso perso. Effetto regolare, con poche eccezioni, soprattutto per il sesso femminile.
La spiegazione è da crearsi sia sul piano metabolico che psicologico, comportamentale.
Sul piano fisiologico, la relativa deprivazione nutrizionale cui sottoponiamo l’organismo durante la dieta orienta il metabolismo verso il risparmio energetico e l’assimilazione più efficiente degli alimenti. Ecco perché la perdita di peso è sempre più lenta, man mano che la dieta prosegue. Effetto che si mantiene più a lungo di quanto dura la dieta. Il sistema conserva memoria della possibilità di cadere in carenze e provveda ad automatiche contromisure, aumentando la tendenza a conservare calorie. Recenti studi hanno poi dimostrato l’effetto che diete croniche predispongano a disturbi dell’umore e quindi a disturbi dell’alimentazione.
Sul piano psicologico gli effetti sono ancora più evidenti, perché la mancanza del cibo via via si fa sempre più forte, le restrizioni ci risultano sempre più pesanti e inutili ( non riuscire a dimagrire), e soprattutto perché durante il periodo di dieta non sono state corrette le vecchie abitudini sbagliate.
Dopo un certo periodo comincia l’impulso della trasgressione delle regole, il soggetto pensa di essersi sacrificato abbastanza, di avere fame, di non avere più forza sufficiente per stare a dieta.
Comincia quindi il circolo vizioso della persona grassa ( vera o presunta) che si mette a dieta, ok..trasgredisce mangiando molto, si sente in colpa…digiuno, dieta, fame e si ricomincia, con il danno di accumulare kg in più che prima non aveva e di rallentare il metabolismo.
Iniziando una dieta spesso ci si sente pieni di euforia, tanto più l’aumento ponderale o seguente rallentamento risulta deludente fino a portare alla depressione. Oscillazione del comportamento alimentare, i cui effetti ponderali ed emotivi possono rimanere confinati all’interno di una fascia di variabilità accettabile, spesso aumentano di grandezza con il passare degli anni, portando il soggetto a misure sempre più drastiche, sempre più restrittive, a condotte di eliminazione dei cibi ( con purghe o vomito) ad episodi di “ sgarri” eclatanti, fino alle abbuffate.
Il soggetto entra quindi in un circolo vizioso nevrotico, in cui i successi e fallimenti vengono interpretati in modo estremo, sia per l’influenza di pregiudizi soggettivi e modalità distorte di elaborazione delle informazione personale, sia per lo stato emotivo dominante. Le interpretazioni danno luogo a forti risposte emozionali, mantenendo il problema.
Se la paura ad aumentare di peso è molto forte il rischio di sviluppare un disturbo alimentare psicogeno è elevato.
Nel caso della bulimia nervosa la situazione viene percepita come totalmente fuori controllo, al contrario nell’anoressia c’è un illusorio controllo della situazione, mantenuto a caro prezzo, continuamente minacciato dal sovrappeso in agguato.
A fronte del problema della loro palese inefficacia, i medici hanno creato la
“ dieta di mantenimento”, in analogia con le terapie di mantenimento delle malattie croniche, rafforzando l’idea che il sovrappeso sia una malattia cronica che va controllata da una cura continuativa.
Modello medico diffuso soprattutto fra i soggetti obesi. Se “ costruiti” come malattie, il sovrappeso e l’obesità non vengono percepiti come condizioni su cui sia possibile esercitare una reale influenza da parte del soggetto, in quanto diventano assimilati a fenomeni di natura costituzionale , se non genetica, di stretta pertinenza specialistiche che sfugge dal controllo personale. Pensiero che viene spesso adottato da chi è sovrappeso ( obeso) per sentirsi meno in colpa.
In ogni caso la rappresentazione mentale della dieta è assimilata a quella di una terapia, con le sue caratteristiche di sacrificio limitato nel tempo, da sottoporsi finché esiste il problema. Sottoporsi a diete non porta però al correggere gli sbagli alimentari, quindi ecco perché interrompiamo la dieta, riprendiamo i kg persi.
ECCESSI NUTRITIVI INEVIDENTI sono abitudini alimentari e si collocano alla base di quell’iceberg la cui parte visibile è costituita dal crescente problema del sovrappeso e obesità infantili/ giovanili.
Comportamenti alimentari limite: mangiare sotto tensione emotiva , stress, voracemente e distrattamente, tenere grandi quantità di cibo a disposizione, mangiare il luoghi svariati ( davanti al computer, in camera, sul divano), in orari casuali, usare il cibo per attutire sentimenti sgradevoli.
Origine degli eccessi nutritivi in evidenti è da ricercarsi in una serie di fattori economici, sociali ed interpersonali, molto diffusi nella nostra società strettamente intrecciati fra loro, cui sono sottoposti soprattutto i giovani.
Tra questi fattori possiamo ricordare comunque: gli stimoli pubblicitari aumentato potere d’acquisto, fast food , riduzione dei tempi dedicati al consumo dei pasti, aumento di cibi preconfezionati o conservati, alcuni genitori poi comprano cibi- spazzatura per ricompensare delle loro assenze. Senza dire che poi la spesa energetica oggi è più bassa data la vita sedentaria di oggi.
Per curare il proprio disturbo alimentare ( anoressia, bulimia & obesità) è di riconoscere esattamente i propri stimoli affettivi e non scambiarli per fame.
LA BELLEZZA
Scriveva Darwin (1871) :” Nel Mondo civilizzato l’uomo nella scelta della moglie, è influenzato largamente, anche se in maniera non esclusiva, dalla bellezza esteriore”. La bellezza fisica è più importante nelle donne che negli uomini.
La bellezza indica che quella donna possiede un pool di geni privo di deformità, che ha abbastanza salute per portare avanti una gravidanza. Nella scelta della sua compagna l’uomo è inconsapevolmente spinto dal suo interesse biologico a mettere al primo posto questi fattori.
Anche negli uomini queste caratteristiche dipendono in larga misura dagli ormoni quali : testosterone, segnalano un sistema immunitario efficiente e buone caratteristiche genetiche tali da assicurare la nascita di buona prole.
Il valore di bellezza e giovinezza è diverso nei due sessi.
L’attrazione per la bellezza è universale.
Ecco perché è molto più importante concentrare il proprio interesse sulla bellezza interiore, in questo modo si manifesterà anche fuori, con un corpo tonico, senza smagliature e soprattutto senza cellulite.