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Mente

Disegnare con la Parte Destra del Cervello

“Disegnare con la parte destra del cervello”, è giunto alla sua quarta edizione, dal 1979 anno della prima pubblicazione, Betty Edwards lo ha costantemente aggiornato, e la quarta edizione si avvale di un ulteriore approfondimento del background neuroscientifico.
Il famoso best seller è stato considerato da molti, un valido aiuto in campo educativo artistico, e per coloro totalmente a digiuno di tecniche, ha rappresentato una concreta possibilità di ampliamento dei propri orizzonti percettivi così facilmente intorpiditi da un tipo di cultura che da un enorme valore alla predominanza del pensiero razionale lineare, piuttosto che a quello intuitivo creativo. Nelle nostre società moderne infatti, se un bimbo non sa disegnare nessuno in famiglia o a scuola si preoccupa, al contrario, se dimostra difficoltà o ritardi nel leggere o nello scrivere, tutti cominciano seriamente a preoccuparsi,e a cercare rimedi.
Il libro di Betty Edwards offre una serie di esercizi volti a facilitare lo sviluppo e l’affinamento delle facoltà intuitive e creative presiedute dall’emisfero destro . Questi esercizi hanno lo scopo di sciogliere i blocchi percettivi che impediscono la percezione della realtà per quella che è. Grazie all’allenamento dell’emisfero destro, la visione riesce a sottrarsi alla costante operazione filtro operata dagli schemi precostituiti della mente razionale gestita dall’emisfero sinistro del cervello.
Essenzialmente il libro si focalizza sulla relazione che esiste tra la capacità di vedere e la capacità di disegnare, secondo la Edwards imparare a disegnare è essenzialmente, imparare a vedere.E’ una funzione che va ben oltre il guardare con gli occhi. Imparare a disegnare non è solo l’acquisizione di una tecnica, ma è l’abilità di elaborare le informazioni visive in un modo diverso dagli stati ordinari di coscienza comuni polarizzati dal pensiero razionale lineare.
Gli esercizi indicati nel libro creano uno spostamento della percezione che induce uno stato altro, sia nella percezione quanto nella visione e come in trance si stabilisce una comunicazione speciale con l’oggetto osservato. In virtù di questo stato di grazia, l’abilità di tradurre l’oggetto in segni grafici ne trae un grande profitto.
A tal proposito il pittore francese Henrì Matisse aveva un modo singolare di descrivere il passaggio da un tipo di percezione all’altra:
“ L’uomo, ha solo un occhio che vede e registra tutto, un occhio che come una macchina fotografica riprende minuziosamente le immagini nei minimi dettagli; con quelle immagini l’uomo dice a se stesso – Questa volta conosco la realtà delle cose- e per un po’ rimane tranquillo, poi sovrapponendosi gradualmente all’immagine, compare un altro occhio che riprende un’immagine del tutto diversa, a questo punto non è più possibile vedere chiaramente, ha inizio una lotta tra i due occhi dove alla fine ad avere la meglio è il secondo occhio che guadagna il controllo. A questo punto il secondo occhio avendo in mano la situazione continua indisturbato il suo lavoro ed elabora la propria immagine secondo le leggi della visione interiore e questo occhio speciale è qui, e nel affermare ciò indicò il cervello.
( J. Flam, Matisse on Art, 1973).
Nella quarta edizione la Edwards presta una maggiore attenzione ai presupposti scientifici della sua teoria dimostrando in modo ancora più specifico come l’abilità del disegno derivi da una adeguato funzionamento dell’emisfero cerebrale destro e come il sistema educativo condanni alla paralisi se non ad un sottosviluppo le sue funzioni. La Edwards cita le ricerche del premio nobel per la medicina Roger Sperry che negli anni ’60 condusse delle ricerche effettuate sulla separazione chirurgica del corpo calloso del cervello di pazienti affetti da epilessia. Gli esperimenti di Sperry misero in luce due sfere di consapevolezza, quella sinistra con abilità di linguaggio corredato da uno stile razionale e intellettuale, e quella destra, alquanto inarticolata, ma benedetta da speciali abilità spaziali. Le ricerche di Sperry diedero luogo ad un numero rilevante di pubblicazioni simili ed in particolare sull’osservazione di individui caratterizzati dalla dominanza di uno o l’altro emisfero cerebrale.
Il libro nel corso degli anni si è rivelato un utile manuale per coloro che si sentono totalmente incapaci di disegnare o per chiunque desideri rinfrescare le proprie abilità di disegno, tuttavia è carente di una parte fondamentale costituita delle nuances delle linee e dei toni, della capacità descrittiva e di tutti quegli altri elementi che fanno del disegno un’opera d’arte. E’ come se si seguisse un corso su come parlare una lingua ma il corso si limitasse solo ad insegnare come mettere assieme frasi coerenti e trascurasse l’abilità di parlare in modo naturale, convincente, sensibile e profondo. Tuttavia questo libro rimane un buon libro poiché utile nel codificare il necessario stato mentale che è alla base del raggiungimento della magia del disegno e non solo, il lavoro della Edwards pone una interessante questione sui limiti dei sistemi educativi moderni sicuramente non mirati a promuove lo sviluppo unitario dello studente.
A partire dai sette anni il bambino perde le abilità di equilibrio dei due emisferi cerebrali,e se non proviene da un ambiente che naturalmente promuova la sua capacità di riflessione, emozione, intuizione, creatività e meraviglia, molto velocemente si ritrova strangolato in un sistema che valorizza esclusivamente le sue capacità analitiche, l’abilità di usare bene le parole e lavorare con i numeri e soprattutto enfatizza l’ antagonismo a tutti i costi a totale detrimento del perfezionamento di una visione unificatrice capace di includere la varietà dei dettagli e la creatività in generale oltre che alla ricerca della pace e dell’armonia all’interno di se stesso e nei confronti del suo ambiente.
Se l’ordine naturale del mondo prevede che tutto si presenti in forma duale, come il giorno e la notte, allora il migliore approccio dovrebbe prevedere un nutrimento paritario per entrambi gli emisferi cerebrali, solo in questo modo sarà possibile fornire ai giovani studenti la migliore educazione olistica possibile, onde evitare il proliferare di futuri adulti monodimensionali e guerrafondai.

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Antonella Iurilli Duhamel