Ieri ho chiesto a mio marito di cercarmi un tubetto di crema in bagno. Conoscendo la sua scarsa attitudine al ritrovamento di cotali reperti, gli ho fornito indicazioni molto precise e dettagliate: “è in bagno, sopra il mobile (unico) bianco, dentro un contenitore bianco fatto tipo all’uncinetto”. Dopo sette minuti è tornato sconfitto: “c’è solo la scatola!” e io imperterrita: “dai cerca meglio, sono sicura che è lì!”. Niente… dopo altri minuti di estenuante ricerca ha gettato la spugna. Alla bimba che gli diceva: “babbo, ma se la mamma dice che è lì…” ha risposto stizzito: “se l’ho cercata io, vuol dire che non c’è!”. Niente di più falso.
Su questi piccoli inconvenienti del viver quotidiano, due illuminati psicoterapeuti australiani, Allan e Barbara Pease hanno scritto un azzeccatissimo libro dal lungo titolo “Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere” dove finalmente mi sono accertata che 1) mio marito non ha un problema serio e 2) posso rinunciare all’idea che lui trovi qualcosa in casa.
Come tutti i manuali di impostazione nordamericana, sono molto prolissi; ripetono cento volte lo stesso concetto, come per allungare il numero di pagine e trasformare un’idea in un best seller.
Forse basterebbe leggere il titolo di questo libro per capire il concetto, ma mi fa piacere riassumere un aspetto molto importante sulle differenze uomo/donna perché credo possa servire a tutti noi per vivere i rapporti di coppia un po’ più armoniosamente.
Siamo diversi! Ebbene sì, lo siamo sia esteriormente, che a livello neurologico, cerebrale e cellulare. In particolare, noi donne abbiamo, nella retina dell’occhio, una maggior varietà di “coni” che sono dei fotorecettori ovvero dei neuroni che si trovano sulla retina. I fotorecettori, sono di due tipi: coni e bastoncelli: i coni sono deputati alla visione dei colori e alla visione distinta (Wikipedia).
La donna dunque ha una visione cosiddetta “periferica”, maggiore rispetto a quella dell’uomo, potendo coprire un arco di 45° più ampio da ogni lato, destra, sinistra, alto basso; quindi non propriamente “gli occhi dietro la testa”, ma quasi. La donna dunque riesce a scrutare nel frigo alla ricerca del limone perduto senza nemmeno dover spostare la testa. Per contro, le statistiche delle compagnie di assicurazioni ci dicono che le donne hanno un maggior numero di tamponamenti (frontali) rispetto agli incidenti agli incroci e non sanno fare la marcia indietro (e di conseguenza parcheggiare).
L’uomo invece è dotato di una visione che i coniugi Pease definiscono “a tunnel” ovvero capace di una ottima visione a lungo raggio con il vantaggio che vi porterà a destinazione sulle lunghe distanze con una certa facilità (e anche a marcia indietro se serve), ma guarderà smarrito in ogni angolo del suddetto frigorifero, senza trovare il fuggitivo limone ben piazzato davanti al suo naso.
Le donne sono altresì facilitate nel guardare un bel macho per strada perché possono scandagliarlo senza un minimo movimento della testa mentre l’uomo verrà tassativamente beccato quando osserverà una bella passante perché la fisserà fino anche a voltarsi per poterla “vedere”.
La diversità uomo/donna è naturalmente un retaggio dei nostri antenati e nonostante l’emancipazione femminile e l’avvento della ceretta maschile, ce la portiamo come bagaglio ereditario. L’uomo, dedito alla caccia, doveva poter “vedere lontano” per avvistare la preda, cacciarla o darsela a gambe, mentre la donna, dedita alla protezione dei figli dentro la caverna, doveva percepire ogni minimo cambiamento dei figli o dell’ambiente e a tal fine ha sviluppato una sorta di sesto senso detto anche “intuito femminile”.
Dunque ad ognuno il suo, rispettabile, punto di vista.