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Scuola

Dalla Nota Musicale alla Sinfonia Polifonica

Due amici, un uomo anziano e un giovane liceale, si stringono la mano, mentre occhi feroci li puntano.
“Posizioni contrastanti, oscillanti tra il rifiuto di una tradizione ritenuta reazionaria e l’apprezzamento di strumenti indispensabili per lo sviluppo cognitivo e per l’arricchimento formativo” (L. Canfora – U. Cardinale – S. Roda, L’insegnamento del Latino e del Greco antico in Italia e nel mondo, Convegno Internazionale, Associazione Italiana di Cultura Classica, Regione Piemonte, Provincia di Torino, 12-13-14 aprile 2012), scatenano i tanti mostri che attanagliano l’animo e la mente degli adolescenti, distratti come sono dalle mille novità offerte dell’era della robotica e dell’informatica.
La vita, in tale ottica, è considerata come una successione di innumerevoli istanti da afferrare e spremere il più possibile, prima che il tempo invidioso porti troppo presto al capolinea … I discenti, ormai, non possono più isolarsi più tra “le sudate carte” di leopardiana memoria o lasciarsi soffocare dal relativismo gnoseologico.
L’insegnante, per interagire più proficuamente con la crescita interiore dei giovani, deve rifarsi a prototipi tangibili che illuminino la loro anima, spingerli a erigere “monumentum aëre perennius” (Orazio, carm. III, 30), un’opera scultorea più duratura del bronzo, trasmettendo una Cultura più mirata al tipo di lavoro che essi si preparano a svolgere. Tante le polemiche … è una materia superflua … le ore sprecate per lo studio di una lingua morta potrebbero essere spese per attività più funzionali … la vita non si può sprecare andando a ritroso, accarezzando vecchi miti che, ormai, sono silenzio e tenebre … e, ancora, … ”il sistema di istruzione italiano sta vivendo una preoccupante crisi … si riscontrano consistenti divari con gli esiti scolastici degli altri Paesi europei, si appurano ritardi significativi a livello delle conoscenze e delle competenze, in particolare della matematica e della comprensione linguistica, gli studenti, in un contesto globalizzato, sentono una seria ipoteca sul loro futuro … Si rende, pertanto, necessario un profondo e sereno ripensamento dell’impianto complessivo del sistema scolastico” (Articolo 64 del DL 112 del 25/6/2008, convertito dalla Legge n. 133 del 6 agosto 2008) … 1º settembre 2010. Favorito dalla tendenza all’essenzializzazione e dalla corsa alla semplificazione del nuovo quadro normativo, il processo di “svecchiamento” è ormai cominciato e la Classe di concorso A 051 sta vivendo la sua agonia.
Il LATINO, il grande imputato del XXI secolo, però, è veramente un modello da respingere, superato, obsoleto? Programmi ministeriali, istituzioni, scuola, insegnanti, ritenuti inadeguati a rispondere alle reali esigenze, devono lasciare spazio solo ai nuovi idoli? … Lo studio dell’inglese e delle lingue europee più parlate nel mondo, seppur più impellente, cancella il fascino indiscutibile che il patrimonio linguistico e culturale della civiltà occidentale sembra esercitare? “Non incoraggia il fatto che, in tutti i Paesi del mondo, anche a Oriente, le scuole più apprezzate ripropongano, sia pure per pochi, lo studio della lingua dei padri” (L. Canfora – U. Cardinale – S. Roda, Ibidem)? “E’ giusto lasciarsi accecare dai fari abbaglianti della tecnica moderna?”
Tra i dissensi, si levano voci perplesse sulla riduzione, talvolta drastica, delle ore di latino nell’indirizzo tradizionale del Liceo Scientifico, la sua completa eliminazione dall’opzione delle Scienze Applicate, un monte ore risibile nel Biennio e la relativa scomparsa dai percorsi curricolari del triennio del Liceo Linguistico; assai discutibile, poi, appare la predisposizione, accanto e in alternativa ad alcuni piani di studio del liceo scientifico e di quello delle scienze umane che ne prevedono lo studio, di due percorsi opzionali senza tale disciplina, denominati, rispettivamente, scientifico-tecnologico ed economico-sociale. L’obiettivo sostanziale? Quello, forse, di introdurre e legittimare l’esistenza di un liceo senza la lingua che costituisce ancora oggi il sostrato di tanti idiomi?
Chi vuole distruggere le lanterne tradizionali non riconosce i problemi reali degli adolescenti, i quali, pur nel preconcetto anticonformismo, “perplessi, smarriti, senza punti di riferimento garantiti, brancolano nel buio, in cerca di una mano tesa che li stimoli ad accrescere la fiducia in sé, di qualcuno capace di aiutarli a superare gli ostacoli e col quale identificarsi” (Clizia Sardo, Il Processo di Identificazione negli Adolescenti, Psicolab, 01/9/2010). Essi, per riscattarsi, dovranno farsi sollevare dalle “spalle dei giganti” (Salisbury, tratto da Bernardo di Chartres, citato in J. Le Goff, Gli intellettuali nel Medioevo, 2008) perché non è possibile crescere socialmente e culturalmente ignorando che “le cose meravigliose imparate a suola sono opere di molte generazioni, create a prezzo di infiniti sforzi e dopo appassionato lavoro” (Einstein, www.corrieredelsud.it).
Le statistiche dell’ISTAT, d’altra parte, rilevano come la grande maggioranza dei giovani, apparentemente polemica contro la venerazione del passato, si orienti prioritariamente verso i licei classici e scientifici. Molti hanno capito, dunque, che l’umanità non conosce vecchiaia, giacché “ieri e oggi” giocano un perenne ping pong dialettico, in virtù del quale i messaggi veicolati dalla storia letteraria latina interagiscono nel presente. Ecco, si presentano, sempre vivi e attuali, sono gli autori latini che, sollecitando “le scintille di un grande fuoco” (Albert Schweitzer, Rispetto per la Vita, 1957), sono alla base della cultura contemporanea.
Molte persone anziane, per esempio, trovano, ancora oggi, conforto tra le righe del “De senectute” di Cicerone, nella convinzione che, sebbene prive dell’agilità e della forza della gioventù, “resistendum senectuti est”, devono resistere alla vecchiaia, e si mostrano in grado di “sua vitia diligentià compensare”, di affrontare serenamente la vita “rendendo intensa la loro giornata con tante occupazioni gratificanti” (Cic., De sen., capp. 35-38). Non solo le persone mature, comunque, si rifugiano nel passato per ricreare l’hic et nunc, ma anche gli adolescenti leggono con piacere il “De amicitia” di Cicerone, in cui ritrovano un profilo alquanto attuale sul valore di un legame che “serpit per omnium vitas”, è indispensabile per ciascuno, specialmente quando vi si precisa che nessuno è “tam ferreus”, è tanto autonomo, qui ferre posset eam vitam cui solitudo auferret fructum voluptatum omnium” (Cic., De am., capp. 87-88), da sopportare una vita a cui la solitudine togliesse ogni piacere.
Che dire, poi, di quanti manifestano le loro “cotte” con le stesse angosce provocate in Catullo dalla spumeggiante Lesbia? Il loro “vivamus, atque amemus” (Cat., carm. 5), spesso, si scontra con il rischio di “ineptire” (Cat., carm. 8), con repentini passaggi dalla speranza allo sconforto, dall’illusio­ne più esaltante alla disperazione più cupa, in un’alter­nanza di rotture e di riconciliazioni che mescolano miele e fiele, lacrime e baci in parole che nascono dal cuore e, rifiutando la salita verso la rielaborazione cerebrale, si trasformano in “cruces” (Cat, carm. 85). E Lucrezio? Gli echi martellanti del “De rerum natura” hanno travalicato i secoli e li si risente nei cataclismi epocali, quando il poeta, lontano da ogni finalismo antropocentrico e guidato dalla luce della ragione, spinge a prendere seri provvedimenti contro “l’onnipotente crudeltà di Arimane” (Lucr., DRN, V, 195-234).
Un fertile vivaio di spunti e di temi viene da Orazio, un artista fiero, indipendente, stupendamente contestualizzabile, riflesso perenne di un’esistenza complessa, di un reticolo fittissimo di esperienze ed emozioni che è lecito vivere intensamente” (M. Perriera, Un cortocircuito intramontabile, Psicolab, 23/12/2010). I protagonisti dell’avvenire, talvolta, ne vivono lo studio con disappunto, come un dovere anacronistico e faticosamente imposto, ma, inconsciamente, assimilano gli ammonimenti del Grande di Venosa, il quale, facendo della propria vita un’opera d’arte, insegna, con un ardito processo di mitopoiesi, a “vitare Libitinam” (Orazio, carm. III, 30), rimanendo vivi nella memoria dei posteri. E Seneca? Lo scrittore, con le tante parenesi volte a “vindicare se sibi” (Seneca, Ep. ad Luc, I, 1-2), a rivendicare la propria identità, o a rispettare negli inferiori “immo”, innanzitutto, homines, contubernales, humiles amici, conservi” (Seneca, Ep. ad Luc, XLVII, 1), o a valorizzare il “quod est” (Seneca, De brev. Vitae, X, 2-5) attraverso un continuo esame di coscienza (Seneca, De ira, III, 36, 1-4), o a ricordare, che l’uomo “non accipit brevem vitam sed fecit” (Seneca, De brev vitae I, 4), non riceve una vita breve, ma tale la rende con la propria corresponsabilità. Se, poi, si osserva bene l’attuale situazione politica, diventa ovvio il richiamo al colpo di stato tentato dall’odioso-amato Catilina e ai “corrupti mores” della società romana (Sallustio, De con. Cat., I sec. A. C.)? O Come ignorare, di fronte al problema delle immigrazioni di clandestini, il dramma e la desolazione di quanti, dopo le devastanti guerre civili scatenatesi a Roma, sono stati costretti ad abbandonare la loro terra “che nutriva, lungo l’erbosa corrente i candidi cigni” (Virgilio, Buc. I, 1-69)?
E allora? Latino sì / Latino no? E’ vero, “a egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti” (Foscolo, Sepolcri, vv. 151-152), che hanno impresso il loro sigillo nella cultura di ieri, di oggi, di domani, ma è anche vero che i programmi ministeriali prevedono, spesso, regole aberranti da imparare a memoria … Latino sì, certamente, ma rinnovandone la metodologia sin dall’ABC, con nuovi testi arricchiti da incisioni audio e vivaci dialoghi tra lettori professionisti che facciano sentire, nelle sentenze di “ieri”, il riflesso delle tendenze giovanili. Stringersi la mano, dunque, perché, probabilmente, con tutte le spinte propulsive a disposizione, comprese quelle ancora vitali nel superstrato linguistico di molti Paesi, si riuscirà a creare una perfetta sinfonia polifonica.

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Matilde Perriera