Prima versione Pubblicata il: 15 Gen 2010.
Nuova versione 01 Dic 2019
Il Sesso e il Genere
Il sesso (sex) riguarda le differenze biologiche ed anatomiche tra maschio e femmina, il corredo cromosomico, la forma dell’apparato sessuale.
Il genere (gender) è il processo di costruzione sociale e culturale ed indica la rappresentazione, la definizione e l’incentivazione di quei comportamenti che danno vita allo status di uomo/donna.
Il genere dunque è appreso e non innato. Nel sentire comune il sesso e il genere costituiscono un tutt’uno.
Il rapporto tra sesso e genere
Il rapporto tra sesso e genere varia a seconda delle aree geografiche, dei periodi storici, delle culture di appartenenza.
I concetti di mascolinità e femminilità sono concetti dinamici che devono essere storicizzati e contestualizzati.
Ogni società definisce quali valori riferire alle varie identità di genere, in cosa consiste essere uomo o donna. Mascolinità e femminilità sono quindi concetti relativi.
Il genere dunque è il frutto di un persistente rinforzo sociale e culturale delle identità: esso viene creato quotidianamente attraverso tutte quelle interazioni che tendono a definire le differenze tra uomini e donne.
A livello sociale è infatti necessario testimoniare continuamente la propria appartenenza di genere attraverso il comportamento, il linguaggio, l’abbigliamento.
Altra cosa ancora è l’orientamento sessuale, vale a dire ciò che innesca la risposta erotica della persona e può essere di tipo eterosessuale, omosessuale, bisessuale.
L'orientamento sessuale concerne dunque un ambito di scelta che come tale può essere coerente o variabile.
Orentiamento Sessuale
Ruolo e Identità di genere
Per le scienze sociali e umanistiche, il cosiddetto ruolo di genere è rappresentato da una serie di norme comportamentali che vengono associate allo stereotipo maschio/femmina e che vanno necessariamente calate in un dato gruppo o contestualizzate al periodo storico e all’area geografica e sociale di riferimento. Per ruolo di genere s’intende dunque il comportamento sociale che ci si aspetta da maschi e femmine appartenenti ad un determinato gruppo in un certo momento storico.
Robert Stoller (1968) teorizzò il concetto di identità di genere: il bambino/a è consapevole della sua mascolinità/femminilità già entro il primo anno e mezzo di vita. Indipendentemente dal DNA o dall’anatomia dei genitali, Secondo Stoller, sono fondamentali le etichettature di genere da parte dei genitori, l’identità di genere dei genitori medesimi, le identificazioni del bambino/a con i genitori.
Freud è stato il primo a evidenziare che oltre ad una differenza morfologica, tra maschi e femmine esisteva anche una differenza psichica, ma minimizzava gli aspetti di origine culturale.
Per Freud la differenza di genere è radicata nella biologia ed è immodificabile, quindi i bambini di entrambi i sessi sono inizialmente convinti di essere tutti uguali.
La consapevolezza dell’identità di genere secondo Freud si acquisisce, nelle femmine rilevando l’assenza del pene (invidia del pene), mentre nei maschi con la cosiddetta ansia da castrazione.
Proprio l’invidia del pene e l’ansia da castrazione costituiscono, secondo Freud, l’avvio della dinamica del complesso di Elettra e del complesso di Edipo, dalla cui risoluzione deriverà la successiva struttura psicosessuale dell’individuo e conseguentemente l’identità sessuale adulta.
Secondo Money (1955), l’identità di genere è l’esperienza di sé come maschio o femmina; il ruolo di genere è la manifestazione pubblica, sociale dell’identità di genere.
Il genere nel contesto evolutivo: stabilità e costanza di genere
Identità di genere: già tra l’anno e mezzo e due anni di vita i bambini riconoscono l’esistenza di due categorie sociali: maschi/femmine e classificano se stessi. In questa fase sono infatti in grado di rispondere alla domanda: “sei un maschio o una femmina?”.
Stabilità di genere: verso i 3-4 anni il bambino capisce che il proprio sesso non muta con il passare del tempo ed è capace di rispondere alle domande “da piccolo eri un maschietto o una femminuccia?”, “da grande sarai una mamma o un papà?”.
Costanza di genere: intorno ai 6-7 anni i bambini realizzano che la mascolinità e la femminilità non dipendono da fattori esterni quali l’abbigliamento o la tipologia di gioco e infatti riescono a rispondere correttamente alla domanda: “se ti metti la gonna, resti un maschio o ti trasformi in una femmina?”