Qualcuno ha scritto “Povera la Patria che non ha eroi … NO … Povera la Patria che ha bisogno di eroi” … La società avverte la crisi dei valori … “Sentire”, agire, lottare, è questo l’imperativo a cui riservare ampio spazio. La scuola e la famiglia devono “stringersi la mano”, guidare i giovani a mettersi in discussione, sempre e comunque. Un canale dalla grandissima valenza didattica è la FILMOGRAFIA. Essa consente di introiettare messaggi di ampio spessore, dall’atteggiamento succubo della donna alla rivendicazione del proprio ruolo nel corso dei secoli, dal razzismo alla solidarietà, dal valore della famiglia alla drammatica realtà dei campi di concentramento, da incontri-scontri tra l’ “apparire” e l’ “essere” nelle culture del passato al contrasto tra l’“avvertimento” e il “sentimento del contrario”, dalla percezione del “diverso” a una più oggettiva valutazione di tendenze e potenzialità.
Tramite il linguaggio cinematografico, fortemente sintetico, denso di informazioni e congeniale agli stili cognitivi delle nuove generazioni, si può dimostrare come le trame siano solo in apparenza delle “narrazioni lineari”; esse, raccontando delle “microstorie”, entrano implicitamente nella “Macrostoria” per meglio rappresentarla. L’effetto “a specchio”, infatti, consente di far luce sui nodi problematici di un’epoca e soffermarsi sulle incognite a essa correlate nelle sue implicanze socio- politico- economiche.
A Peter Weir, per esempio, bastano 129 minuti per sfidare gli atavici conflitti giovani-scuola, insegnanti-alunni, genitori-figli. “L’attimo fuggente”, con l’energica interpretazione di Robin Williams, ha dato voce a John Keating che legge nell’animo degli studenti e “li influenzerà per tutta la vita … Egli è una figura semplice, ma chi non l’ha avuto l’ha sempre sognato” (Tullio Kezich). “Il pagliaccio ribelle di Hollywood” è salito sulla cattedra “per guardare le cose da angolazioni diverse proprio quando si crede di saperne qualcosa” e portare una ventata di aria fresca tra le fredde pareti della Welton Academy.
1959. Sette studenti dimostrano, attraverso la spettacolare metafora contrastiva di uccelli che prendono il volo, si librano nell’aria e invadono lo schermo, di aver capito, non saranno più disposti a uniformarsi a regole imbalsamate e a schemi costrittivi. Tradition, Honor, Discipline, Excellence diventano, pur nella loro roboante sonorità, parole insignificanti, ridicolizzate dal nuovo docente. Il piano di studi appassionato e coinvolgente di Keating diviene forza propulsiva, fulcro per sviluppare lo spirito creativo, premessa per una più indovinata e fertile scelta di vita; all’improvviso è arrivato il momento di dar libero sfogo alla libertà di pensiero soffocata, alle aspirazioni manipolate, al futuro pianificato.
Chiaro il messaggio. La metodologia del Prof. Prichard è anacronistica, urge strappare l’introduzione dei libri adottati … la poesia è musica dell’anima, si effonde tramite i versi, mai analizzarla sul sistema delle ascisse e delle ordinate, bisogna “percepire il lieve bisbiglio dell’arte, succhiare tutto il midollo della vita”, ridar linfa vitale alla ”Deat Poet Society”. Gli studenti imparano a godere di ogni attimo, ma lo scontro è lacerante e la brezza delle ribellione soffia, sconvolge, distrugge chi ha tentato di spezzare le catene. Neil Perry, nelle vesti di Puck, consolida la propria vocazione teatrale, ma “Il Sogno di una notte di mezza estate” provoca l’opposizione paterna, il suicidio, il licenziamento del “profeta”, l’inasprirsi dell’oppressione, l’elogio della delazione. Clamorosa sconfitta? Forse.
Nella scena finale, Keating, a spalle curve, sta per lasciare le pareti asfittiche dell’accademia mentre il “sordo” Prof. Prichard riprende le opache lezioni … all’improvviso, però, tuona lo spettacolare “O capitano, mio capitano” di Todd Anderson, finora “incapsulato” dalle severe restrizioni … e, con lui, uno dopo l’altro, tutti sui banchi, ormai consapevoli delle loro passioni più profonde, decisi a rivendicare la libertà dello spirito. I “magnifici sette” sono “cresciuti”, il loro “io” è rinato … Grazie, Prof. Keating.