“In quanto essere umano, io sono un costruttore di immagini mentali”
(Bateson G. (1979) Mind and Nature, trad.it. 1988, Mente e natura, Adelphi, Milano, p. 57)
Anche se non rimangono nella memoria è probabile che sogniamo durante tutta la durata del sonno, e quelli che ricordiamo sono solo un’infinitesima parte. Anche gli animali sognano e forse fanno sogni simili, per specie. Quelli umani sono in parte di specie ma ve ne sono anche di strettamente personali. Questo dipende dal fatto che l´essere umano è l´unico parlante e costruisce una cultura. Spesso le vite e le esperienze individuali sono molto diverse.
Nessuno ha dato una spiegazione convincente del perché esistono i sogni negli animali e del perché sono spesso così bizzarri negli umani. Se è vera l´ipotesi che tale bizzarria non c´è negli animali, la causa deve essere ricercata in una caratteristica umana specifica. Ed il fatto che l´uomo sia un animale con eloquio è senz´altro la più tipica. Le parole arricchiscono la fantasia nella vita cosciente, che sconvolgano quella inconscia e creino sogni bizzarri è quello che sosterrò in questo breve saggio.
Le bizzarrie della notte
Gli antichi pensavano che i sogni fossero esterni, provenissero dalle divinità, altre sono oggi le ipotesi in campo. “Credo”, dice Freud, “che chiunque si interessi ai sogni non possa fare a meno di scoprire che molto frequentemente questi esprimono ricordi e conoscenze che il soggetto da sveglio è ignaro di possedere” (1). Freud parla di ritorno del rimosso dall´inconscio e di realizzazione di desideri. Jung è convinto che non bisogna guardare al singolo ma che i sogni “corrispondano a certi elementi strutturali ´collettivi´ (e non personali) dell´anima umana” (2). Per altri il sogno è un residuo inutile ma comunque utilizzato dall´evoluzione; un rumore di fondo o una pulizia della memoria, ecc. (3). Nessuna ipotesi però sembra render conto di tutti gli aspetti del sogno che, come si potrebbe forse pensare, non è direttamente dipendente dai ricordi nella memoria, come è probabile avvenga negli animali. In essi movimenti delle zampe, di corsa, lotta, mugolii, digrignar di denti, sembrano imitare fughe o combattimenti. Alcuni osservatori di animali che dormono hanno concluso che tali comportamenti siano collegati a esperienze recenti (4). E´ tuttavia improbabile che sognino extraterrestri, di ballare il tip-tap o dirigere un´orchestra di violini. Invece noi sognando possiamo conversare in salotto con un cane vestito da donna, pilotare un’astronave su Marte o scalare con le pinne ai piedi il monte Bianco. Benché non abbiamo mai avuto cani, conosciuto l´astronomia, scalato montagne o usato le pinne. Lo stupore però insorge solo nella veglia, e ne ridiamo, perché durante il sogno tutto è normale. Come se, dopo una vita ordinata, con un pantalone fosforescente, la bandiera italiana a mo´ di giacca, in testa una papalina, calzini alle mani e con una pipa dietro l´orecchio, andassimo in giro, come se http:\\/\\/psicolab.neta fosse. Oppure vergognandosene, quante volte peraltro nel sogno ci siamo ritrovati nudi in mezzo alla gente cercando affannosamente un posto dove nascondersi. E´ molto dubbio che questi sogni, al di fuori della realtà o della nostra esperienza passata, affliggano anche cani, gatti o lucertole.
Parole e realtà
Non nasciamo nuovi di zecca ma vecchi, abbiamo un lungo elenco di disposizioni e siamo forniti di immagini di quello che sarà il nostro mondo. Poiché dobbiamo subito riconoscerlo sarebbe chiedere troppo al singolo di cominciare tutto daccapo. Nella nostra specie sono presenti innati modelli dell’alimentazione, sessualità, territorialità, esplorazione, predazione, dominio o sottomissione, ecc. La stessa cosa vale per le altre specie, uno gnu nella savana appena nato tenta subito di mettersi in piedi, cerca la madre, allatta, si nasconde nell´erba e rimane immobile se rimane solo; le immagini mentali di gnu, madre, mammella, latte, erba, terra, al piccolo non gliele ha insegnate nessuno. Nessuno gli ha insegnato nemmeno gli schemi di azione da espletare nelle varie occasioni, scattano da soli, automaticamente, sono già presenti nella memoria procedurale. Una volta nei giardinetti vidi il mio cane impegnato ad arrotolarsi e strisciarsi su immondizie puzzolenti; e sembrava lo facesse con piacere. Davvero incomprensibile per un cane vissuto sempre in casa, pulito e profumato. Un documentario sui lupi illustrò un giorno lo stesso comportamento, anch´essi si strofinavano su carogne in putrefazione, lo facevano, disse l´esperto, perché l´evoluzione aveva insegnato di nascondere il loro odore per avvicinarsi meglio alla preda. Per qualche motivo un grilletto atavico nella testa del mio cane era scattato, e un modulo comportamentale anacronistico dormiente era tornato a manifestarsi. Quel modulo si era trasmesso con tutto il fardello di immagini, simulazioni, emozioni, azioni e comportamenti.
Il neonato non è affatto una tabula rasa, il suo corpo è pieno di predisposizioni ai movimenti, afferrare, stringere, deambulare e il suo cervello è pronto ad entrare in azione. “Proietta in permanenza informazioni verso il mondo esterno” (5) mentre riceve quelli in entrata dall´ambiente. Ogni nuova conoscenza dovrà fare i conti con questa corrente di informazioni presente fin dall´inizio. Possiede un´attività intrinseca e “processi protopsicologici” (6) capaci di rappresentare il mondo, anche in assenza di input provenienti dall’esterno. Il cervello appare così un sistema chiuso, “determinate capacità neurali esistono a priori nel cervello, alla nascita, quale risultato delle vicissitudini dell’evoluzione ” (7). Un cieco congenito possiede immagini mentali e può sognare, ha, per ereditarietà, una banca dati di immagini utilizzata per preservare la specie; pare che perfino il feto nel grembo materno possa sognare (8).
Le immagini che vediamo sono lucide illusioni fabbricate dal cervello e, infatti, quando siamo ubriachi, drogati, stanchi, sono meno chiare e a volte distorte. Sono state create dall´evoluzione quale indispensabile interfaccia tra noi e il mondo, e ogni specie ha le proprie, diverse da quelle degli altri. Non è facile rendersi conto che le cose stanno così, del resto non ci rendiamo conto nemmeno da dove ci arrivano in mente le parole quando parliamo. Forse esiste un alfabeto delle immagini così come vi è un alfabeto di lettere. La mente cosciente sarebbe allora costruita con un vocabolario fatto di immagini ma, nel caso dell´uomo che parla, anche di un trasformatore di immagini in parole. Con le parole costruiamo metafore, “lo spazio mentale a cui si applicano è una metafora dello spazio reale” (9) e i nostri concetti astratti dipendono da essa, persino la nostra costruzione della realtà è basata sulla metafora, tuttavia “ di norma noi non siamo consapevoli delle metafore attraverso cui pensiamo e secondo cui viviamo” (10).
Quale realtà?
Il neonato umano nasce diverso perché è l´unico che ha la capacità di trasporre immagini in parole e viceversa. Possiede schemi di immagini mentali fondamentali di svariate modalità sensoriali, tattili, uditive, visive, olfattive che si attivano man mano che si relaziona con il suo ambiente. Il ruggito della leonessa sarà musica per le orecchie del leoncino, a differenza di tutti gli altri della savana. Gli sguardi e le parole della madre sono musica per le orecchie del bimbo, l´unico che comincia prestissimo la lallazione (quel caratteristico balbettio, tipo allenamento linguistico).
Il linguaggio non ha antenati nel mondo animale, dipende da un nuovo ´organo´ (11) che se si lesiona provoca giusto l´incapacità di parlare. Nel suo cervello linguistico avviene la “trasposizione” dalla mente immaginale a quella linguistica (12), dagli schemi potenziali per rappresentare la realtà, alle immagini e poi agli schemi di parole, proposizioni, frasi. Traduce i pensieri in suoni articolati orali e scritti, classifica idee, oggetti, azioni e porta la conoscenza nel contenitore stabile ed economico di un termine.
Costruisce scenari, raggiunge vette ideali fantastiche e complicate astrazioni potendo sintetizzandole poi in una semplice ed efficace parola, pensiamo a democrazia, a giustizia o ad amore. Tutte le immagini e i concetti (o quasi) vengono etichettati, se ne formano altri in base ai precedenti e tutto può essere facilmente memorizzato. La memoria semantica contiene le conoscenze e le emozioni sul mondo in forma organizzata può essere considerata come un lessico mentale che organizza, il cervello è plasmato dalle nuove strutture linguistica e manifesta una nuova psicologia, e “ una nuova realtà stessa viene costruita” (13). Non esiste una realtà materiale neutra, semplicemente descritta con il linguaggio, piuttosto la realtà è costruita attraverso i linguaggi. Per quanto le abitudini, il senso comune, le routine, le istituzioni della cultura, nella quale siamo nati ci paiano naturali, esse sono il frutto di un processo storico di costruzione sociale della realtà. Non è affatto strano allora che questo essere unico, con un cervello capace di costruirsi una sua realtà peculiare, non si costruisca poi dei sogni anch´essi specificamente umani.
Patologie e parole
Se gli impulsi a sognare partono dalle parti più antiche e profonde del cervello (14), le strutture interessate al fenomeno della costruzione del sogno sono le più recenti, le stesse impegnate nella veglia, le funzioni delle emozioni e della memoria, “i meccanismi cerebrali dell´attività onirica (forse, non sorprendentemente) si sovrappongono ampiamente con quelli della coscienza, delle emozioni e della memoria” (15).
N. Geschwind alla metà degli anni sessanta dimostrò che nell´asportazione completa di tutto l´emisfero sinistro la coscienza di base rimane integra (16). Tuttavia pare che proprio nell´emisfero sinistro si trovi una regione dove, dopo milioni d´anni di aggiustamenti, avviene la convergenza di molte attività funzionali: oltre alla memoria, l´attività visiva, uditiva, cinestesica e motoria. Una regione ricca di nodi o zone o di “associazioni convergenti per modalità” sono stati suggeriti (17) e proprio questo tipo di funzione “appare essenziale per ogni attività mentale associativa” (18). Questo è probabilmente il luogo dove si formano quelle immagini che nell´uomo si possono trasformare anche in un prodotto verbale. Perfino la parola stessa è elaborata prima come immagine, in una regione del cervello specializzata nell’analisi della forma visiva della parola. Il nostro cervello leggerebbe le parole nella loro interezza e non lettera per lettera, grazie a neuroni altamente selettivi situati proprio nella corteccia occipitotemporale dell´emisfero sinistro (19).
Tale zona risponderebbe solo a stimoli linguistici e solo alle parole vere e non a quelle inesistenti. Pare ci sia un primo livello di riconoscimento alfabetico, quindi un livello più complesso in cui i neuroni “ discriminano le pseudoparole dalle parole” (20). La stimolazione elettrica in queste aree evoca esperienze di tipo allucinatorio facendo rievocare tracce mnestiche memorizzate dal cervello, e tali reminiscenze indotte possono far rivivere nel soggetto le emozioni provate al momento dell´esperienza originaria (21).
Numerose ricerche sulla schizofrenia puntano, “ proprio in una parte mediale del lobo temporale sinistro come focus di un´anomalia di sviluppo” (22). In questa malattia c´è un sintomo caratteristico: l´insalata di parole; forse il risultato di una traduzione da un’insalata di immagini. L´anatomia funzionale dei sogni, della parola e della psicosi sembrano coincidere. D´altra parte nel Compendio di psicoanalisi (1938) Freud aveva ipotizzato il sogno come una psicosi di breve durata. Non sarà un caso se numerosi ricercatori affermano che il cervello che sogna “ potrebbe essere un utile modello sperimentale per le psicosi” (23).
Anche la sindrome di Gilles de la Tourette coinvolge le parole e pare si avvantaggi degli stessi farmaci della psicosi. Fu descritta nel 1885 riportando casi come quello della marchesa di Dampierre, nobildonna parigina famosa nei salotti per le sue parolacce oscene. Le imprecazioni in questa sindrome sono tipiche ma, curiosità, non nei giapponesi, il cui impianto culturale e linguistico prevede ben poche oscenità.
Il cervello che parla
Il nostro cervello è solo il più raffinato anello di una lunga catena di cervelli; possiede in sé la capacità di rappresentarsi il mondo. Vedere immagini non dipende solo dalla percezione esterna, ciò che chiamiamo realtà è una specie di sogno ad occhi aperti, “l´illusionista è la natura stessa, tramite il lavoro della selezione naturale” (24). Ogni acquisizione di nuova conoscenza si confronta con questa corrente di informazioni già presente frutto di milioni d´anni d´evoluzione. Il suo sistema di codifica è simile a quello degli altri primati, un sistema per immagini. E´ un sistema assai complesso e dipende da che cosa si deve identificare, la discriminazione tra i volti ad esempio è molto selettiva, lo dimostra “la difficoltà che un individuo ha nel discriminare i volti appartenenti ad un´altra razza” (25) o le patologie che colpiscono solo tale capacità (prosopoagnosia).
Nell´uomo è stata postulata l´esistenza di due sistemi di codifica: quello verbale e quello non verbale, in cui l’informazione può essere rappresentata indipendentemente (26).
Il sistema non verbale contiene informazioni per generare immagini mentali che corrispondono in genere a oggetti naturali o a schemi di comportamenti innati, quello verbale è potenziale, deve pian piano maturare. I due sistemi sono interconnessi, possiamo rappresentaci la casa al mare mediante un’immagine o possiamo descriverla a parole. La descrizione verbale di un oggetto può suscitare l’immagine corrispondente o un’immagine può suscitare la descrizione. La nostra mente può anche manipolare le immagini mentalmente e, con le parole, può costruire immagini inverosimili, come elefante giallo con ali. Nel sogno forse stimoliamo il processo che codifica le parole per evocare le immagini. Il sogno bizzarro è probabile che possa nascere perciò solo dentro le strutture mentali di un animale parlante.
Fine
Se un oggetto stimola la retina dell´occhio tramite le vie nervose l´input giunge alla corteccia visiva, quindi si porta in avanti dividendosi nella via del “dove” (localizzazione, direzione, vicino, lontano, ecc.), e nella via del “cosa” (amico, nemico, mela, pietra, vivo, morto, ecc) (27) e diventa l’immagine che l´evoluzione ha selezionato per quel cervello. Nell´uomo, in più, avviene spesso anche la trasposizione da immagine in parola.
Il sogno al contrario stimola lo schema del circuito neurale delle parole e innesca l´immagine.
L´input nasce da strutture profonde dell´encefalo mentre “alcune funzioni operative elevate sono inibite” (28), dalle zone più basse, e non dal mondo esterno, salgono su e a vari livelli incontrano zone capaci di eccitare sia immagini che sorgenti di parole che a loro volta evocano nuove immagini modificate. Forse i diversi stadi del sonno influenzano le varie tipologie del sogno, dalle semplici immagini ridondanti, idee fisse o banali che si ripetono, al sogno cosiddetto lucido “che caratterizza talvolta il sogno, ovvero il rendersi conto di stare sognando” (29), fino al lungo sogno con trama complessa (forse solo della fase REM del sonno).
Questi stimoli ascendenti possono coinvolgere sia aree limitate sia zone più ampie della memoria dove vi sono scene o proposizioni complesse, anche se sempre parziali, sia della memoria ancestrale che recente, della memoria episodica o quella semantica. Nei depositi della specie, quelli remoti, quando l´uomo predato doveva stare molto attento, si trovano di solito aree cerebrali con incisa indelebilmente la paura. La paura in effetti “si ritrova più frequentemente nei sogni che nello stato di veglia” (30). La memoria semantica è una memoria necessaria al linguaggio, “può essere considerata come un lessico mentale che organizza le conoscenze che una persona possiede circa le parole e gli altri simboli verbali, i loro significati e referenti, le relazioni esistenti tra essi” (31) In altre parole, la memoria semantica contiene le conoscenze sul mondo in forma organizzata.
Le reti neurali con incorporate immagini o proposizioni evocatrici d´immagini, che non hanno in sé nessun un senso, vengono stimolate casualmente nel sonno. Il cervello è fatto però per tenere un ordine nella testa e nella veglia dispone le scene secondo una certa logica della realtà, ma nel sonno lo fa come il computer quando cerca di tradurre una lingua straniera, in genere non tenendo conto del contesto, perciò è difficile comprendere la traduzione. Il processo di trasposizione inversa, incontra serie difficoltà, le parole sono ambigue, condensano concetti, metaforizzano, alludono ed è così che la scena filmica diventa paradossale. Così le immagini senza contesto non possono essere coerenti. Vengono legate forzatamente e noi le sperimentiamo come bizzarre.
Il corpo mentre sogna è paralizzato e il nostro cervello abbastanza cieco e sordo rispetto agli stimoli esterni, processa perciò informazioni che provengono dal suo interno senza contesto, creando le scene oniriche. Non essendo più del tutto un animale non evoca solo brevi scene di caccia, di fuga o di sesso che, in fondo, non hanno bisogno di grande coerenza. L´uomo sogna spesso scene lunghe e strambe, situazioni ridicole o, soprattutto, drammatiche, ed è il linguaggio che ha reso il suo cervello diverso dal resto del mondo animale, sia di giorno che di notte con il sogno che fa intermediario. Il suo studio potrebbe aiutare alla comprensione della coscienza stessa.
Sognare è creare, perché durante il sonno, che è metà dell´esistenza, si danno appuntamento la gestazione della vita e l´annuncio della morte. Portale privilegiato in cui si stringono la mano i due estremi dell´origine e della fine… (Carlos Fuentes) (Repubblica, dalla lectio magistralis in occasione del Premio internazionale Vallombrosa Gregor von Rezzori, 22-5-2009.