Chris Anderson ancora una volta ci delizia con un’opera che ci fa riflettere sul dove il mondo, in particolare quello economico, si sta dirigendo (o meglio dove dovrebbe dirigersi) affinché le imprese continuino ad avere successo.
Il concetto di gratis, su cui Anderson fa anche una simpatica digressione storica, è alla base di un nuovo modo di fare business, non propriamente rivoluzionario per carità, ma che sta sempre di più assumendo un’importanza fondamentale per ridisegnare i modelli di business del futuro. Anche se nella realtà off-line già sono presenti casi di gratuità (vedi ad esempio lo smartphone brandizzato offerto a 0 € o giù di lì se ci si abbona con un particolare operatore telefonico), in realtà Anderson vuol fare emergere il concetto per cui con l’avvento della Rete sempre di più sarà necessario rendere disponibili contenuti, informazioni e servizi in maniera gratuita per poi ricavare il profitto attraverso alcuni surplus che differenzino in maniera strategica l’offerta dell’azienda; pena il fallimento della stessa.
Nello specifico si pensi al caso delle case discografiche, al declino delle vendite dei cd e all’impennata della condivisione peer to peer dei file audio: indipendentemente dagli attuali risvolti di natura legale e diciamo così morale, Anderson suggerisce alle varie Sony BMG, Universal, Warner e così via di cambiare strategia e di agevolare la diffusione gratuita (ormai virale) delle canzoni per aumentare la consapevolezza e l’interesse tra il pubblico, reinventandosi nel contempo come promotori dell’immagine del cantante / band (personal brand professional???). Questo perché alla fine una volta seminato bene c’è tutto un mondo di opportunità da cui trarre profitto ossia i concerti, gli eventi, il merchandising, il collezionismo, ecc.
Come non pensare allora al caso dei Radiohead (ultimo album venduto digitalmente con offerta assolutamente libera sul loro sito e in seguito uscita dello stesso in cofanetto deluxe – in entrambi casi un successo di vendita e di ricavi) o all’ultima chicca per collezionisti dei Beatles (riproduzione fisica della mitica mela dove dal picciolo fuoriesce una chiavetta USB con l’intera produzione discografica del quartetto di Liverpool … e attenzione, senza alcuna forma di protezione da azioni di copy & paste su altri supporti digitali).
Ma Anderson non si ferma qui e ci elenca tutta una serie di esempi pratici nei settori più vari, addirittura nella formazione universitaria dove secondo lui l’intero corpus didattico (dispense, libri, ecc.) dovrebbe essere digitalizzato e distribuito gratuitamente e il profitto ricercato nelle consulenze, nelle conferenze e così via (approccio utilizzato dallo stesso Anderson con il presente libro). Tutto questo naturalmente è possibile grazie al fatto che, andando avanti, le capacità di archiviazione e trasmissione dei dati, e in generale delle informazioni, sta rapidamente crollando o meglio le prestazioni, a parità di prezzo, si incrementano esponenzialmente. Insomma, il messaggio che il direttore di Wired USA vuole divulgare in questo interessante saggio è che un prezzo radicale come lo zero non necessariamente è associato all’assenza di profitto o peggio ancora ad azioni commerciali poco chiare e in certi casi truffaldine, ma anzi sarà in moltissimi casi una leva di marketing mix fondamentale per sviluppare la diffusione virale dell’offerta e trarre profitto attraverso canali di guadagno innovativi.
Gratis (Chris Anderson) – 2009, 284 p., brossura – Rizzoli