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Azienda e Organizzazione

I Ponti Sociali di Granovetter

Nel 1973 Mark Granovetter, un giovane sociologo insegnante presso la Johns Hopkins University di Baltimora, rimasto affascinato dall’articolo conclusivo sul fenomeno dei piccoli mondi di Milgram, pubblicato tre anni prima, cercò in qualche modo di capirne il “segreto” per giungere a descrivere la nostra società, strutturata in maniera assai diversa dall’universo casuale delineato da Erdòs e Rènyi.
In particolare, il sociologo fu interessato a capire in che modo le persone creano reti interpersonali e come utilizzano i loro contatti sociali per procurarsi un nuovo lavoro; intervistò dozzine di professionisti e manager cercando di sapere chi li avesse aiutati a trovare la loro occupazione attuale. La risposta al suo esperimento fu che quando si cerca lavoro[…] i legami sociali deboli sono più importanti delle amicizie forti e radicate.
Esistono cioè legami di diverso impeto: Granovetter definì genericamente legami forti quelli che uniscono familiari, amici intimi o colleghi che passano molto tempo insieme e legami deboli quelli di generica conoscenza.
Per ciò che riguarda i primi, se il nostro legame diretto con una di queste persone fosse eliminato, resteremmo probabilmente uniti agli altri attraverso un breve percorso passante per amici comuni, altri familiari e così via. Dunque per quanto fosse importante a livello personale e per quanto svolgesse magari un ruolo rilevante nella nostra attività sociale, la relazione eliminata difficilmente sarebbe l’indispensabile ponte atto a tenere insieme la rete sociale.
Se invece si spezzasse uno dei legami deboli – intrattenuto con conoscenti che vediamo o sentiamo di rado – perderemmo irreparabilmente i reciproci contatti e le nostre strade non s’incrocerebbero più.1 La distinzione tra concetti potrà sembrare banale ma conduce ad una conclusione paradossale che Granovetter riportò in un articolo pubblicato nel 1973 dall’elegante titolo “La forza dei legami deboli”.
Questi ultimi che lui definì ponti sociali2 non sono solo ponti verso un’altra persona, ma anche ponti cruciali verso mondi sociali lontani, che ci sarebbero altrimenti del tutto estranei. Il rimuovere dalla rete sociale un legame forte non avrebbe quasi nessun effetto sulle distanze sociali, in quanto pur sembrando indispensabili a tenere insieme la rete, non lo sono per ciò che riguarda i gradi di separazione. I legami forti infatti hanno un effetto dirompente: ci connettono con persone con le quali saremmo connessi comunque, a loro discapito i legami deboli sono le scorciatoie che se eliminate farebbero disgregare la rete.3 I ponti tra i mondi hanno dunque un’importanza enorme e molto probabilmente sono la chiave del segreto che rende le reti sociali così piccole . Se è vera la storia dei sei gradi di separazione, sei passaggi bastano ad andare da qualsiasi persona a qualsiasi altra, è chiaro che secondo la sua visione, sono le scorciatoie sociali a consentire questo.
L’argomentazione di Granovetter, benché all’apparenza paradossale afferma una verità molto semplice sulla nostra organizzazione sociale: secondo il suo modello la società è una rete frammentata di piccoli cluster molto fitti, all’interno dei quali tutti i nodi sono connessi e comunicano fra loro attraverso pochissimi legami deboli. E se la sua analisi è corretta, la rete che descrive la nostra società ha una struttura molto particolare nonché molto più vicina alla nostra esperienza quotidiana rispetto al quadro propostoci da Erdòs e Rènyi.
Per dirlo in altre parole la società di Granovetter è strutturata in cluster altamente connessi o cerchie molto ristrette di amici dove ovviamente tutti conoscono tutti; pochi legami con l’esterno mettono in comunicazione questi cluster con il resto del mondo, evitandone l’isolamento[…]4
Le scoperte di Granovetter non produssero almeno al momento un’importante rivoluzione scientifica. Per quasi trent’anni le sue semplici ma straordinarie intuizioni riguardo al carattere delle reti sociali e all’importanza dei legami deboli – soprattutto all’importanza della funzione di ponti di alcuni di essi – furono pressoché ignorate dagli altri scienziati.
Al contempo le singolari conclusioni di Milgram in merito ai sei gradi di separazione restarono inspiegate, e, in pratica, ben pochi ricercatori si curarono del problema dei piccoli mondi. Insieme però le due ricerche prepararono la strada a una nuova rivoluzione.
Note
1 Granovetter Mark, The strength of weak ties, (in American Journal of Sociology n. 78, 1973)
2 Nel linguaggio comune un ponte è una struttura che permette di passare facilmente da un punto A ad un punto B; nel contesto sociale ha una funzione analoga, consentono cioè a tenuta delle reti sociali e sono costituiti quasi sempre da legami deboli.
3 I legami deboli svolgono una funzione cruciale nella nostra comunicazione con il mondo esterno, ciò in quanto frequentano ambienti diversi dai nostri e ottengono le informazioni da fonti diverse.
4 Granovetter M., 1983, The strenght of weak ties: a network theory revisited. Sociological Theory 1, pp. 201-233

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Cinzia Parente