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Stanley Milgram e i Sei Gradi di Separazione

L’idea di ‘piccolo-mondo’ fu resa celebre da alcune prove fornite da Stanley Milgram (1933-1984) un sociologo americano – nonché uno dei più creativi psicologi sperimentali – il quale s’interessò della struttura della rete di relazioni interpersonali che collega le persone di una comunità. Il tutto per scoprire appunto “quanto è piccolo il mondo”1.
Milgram, dinanzi all’argomento già frequentemente dibattuto dai sociologi di Harvard, ideò un ingegnoso ed originale esperimento per capire quale fosse la distanza fra due cittadini qualsiasi negli Stati Uniti. L’ipotesi formulata fu la seguente: data una vasta rete sociale, ognuno dei suoi membri è connesso ad un qualunque altro membro mediante una breve catena di conoscenza intermedie. Quanti contatti sono necessari per connettere fra loro due individui scelti a caso nella società?
Per l’esperimento, Milgram scrisse a un campione casuale di residenti nel Nebraska e nel Kansas pregandoli di inoltrare una lettera a un suo amico agente di cambio a Boston; ma invece di dare loro l’indirizzo del destinatario, li invitò a spedire la missiva a un loro conoscente (inteso come qualcuno che conoscevano sufficientemente bene, tale da chiamarlo col nome di battesimo) ritenuto socialmente più vicino all’agente. Ogni busta conteneva solo una breve spiegazione sugli obiettivi dell’esperimento, le minime informazioni sul destinatario finale, e i vincoli da rispettare per la riuscita dell’esperimento.
Il risultato suggestivo ma concreto fu che la maggior parte delle lettere arrivò a destinazione, e cosa incredibile, in pochissimo tempo: i mittenti non l’avevano inviata centinaia di volte, ma in media solo sei.
Dall’analisi dell’esperimento, ne risultò che il numero minimo di intermediari necessari è 5,5: una cifra davvero assurda se si considera che gli Stati Uniti abbiano centinaia di milioni di abitanti e che il Nebraska e il Kansas siano, nell’universo sociale assai lontani da Boston[…]
L’espressione “sei gradi di separazione” erroneamente attribuita a Milgram fu in effetti coniata negli anni Novanta nella brillante commedia scritta da John Guare dal titolo omonimo2. Ma fu grazie al film, prodotto dal sagace Fred Schepisi, che vede tra i protagonisti Will Smith, che l’espressione raggiunse una grande diffusione popolare. Nel film, una delle protagoniste, meditando sull’interconnettività delle persone dice: “..sei gradi di separazione fra noi e tutti gli altri su questo pianeta. […] un indigeno australiano, uno della Terra del Fuoco, un eschimese.[…]. Ognuno di noi è una porta spalancata su altri mondi.”[…]3
La pellicola in realtà non ha niente a che fare con il tema della straordinaria interconnessione della rete sociale, ma il semplice fatto di essere stata pronunciata in un film ha fatto sì che questa espressione raggiungesse un pubblico più vasto. Sta di fatto che il tema delle intricate relazioni umane è un argomento trattato in molti altri film tra i quali ‘Magnolia’ di P. T. Anderson (2000) e ‘Crash’ di P. Haggins (2004).4
L’idea dei sei gradi di separazione risulta piuttosto affascinante perché suggerisce che all’interno della società, per quanto immensamente grande, possiamo muoverci velocemente seguendo i contatti sociali tra una persona e l’altra, e che la società è una rete di sei miliardi di nodi dove la distanza media fra un nodo e l’altro non è superiore a sei link.
Il nostro mondo è piccolo perché la società è una ragnatela molto fitta: ognuno di noi ha molti più amici di quell’unico legame necessario a tenerci uniti. Interessante il commento a riguardo di Albert Barabási:
“Sulle strade affollate di qualsiasi metropoli solo pochi gradi separano due individui dati; e solo pochi gradi separano tutti noi. Anzi stupisce quanto raramente notiamo la struttura di piccolo mondo e quanto spesso crediamo che il nostro mondo prossimo ci sia molto lontano. Non è una coincidenza nemmeno che le connessioni del cervello umano presentino la stessa architettura di piccolo mondo delle reti sociali, né che ritroviamo il medesimo modello in Internet, nel World Wide Web, nella struttura del linguaggio o nelle catene alimentari. Se fosse davvero una coincidenza, sarebbe una coincidenza davvero incredibile. Ma, le cose sono più semplici di come appaiono, e non sempre le coincidenze sono davvero coincidenze. Benché le reti sociali siano cresciute per accidente e per l’influenza di eventi culturali ed economici, benché la rete neurale si sia formata sotto la spinta pressante dell’evoluzione che imponeva un funzionamento efficace, e benché Internet si sia creata fortuitamente mentre si cercava di venire incontro a esigenze commerciali e tecnologiche, vi sono dei fili comuni che attraversano il mondo e collegano queste diverse realtà […] Oggi viviamo in un mondo sempre più globalizzato in cui poste, telefoni, aerei ma soprattutto Internet permettono di mantenere contatti con persone in ogni angolo del pianeta: i gradi di separazione potrebbero anche essere vicini a tre[…]5”.
Stanley Milgram ci ha aperto gli occhi sul fatto che non solo siamo tutti connessi , ma viviamo in un mondo dove per connettersi bastano poche strette di mano.
La teoria dei sei gradi di separazione è stata poi provata anche sul Web. Lo studio è partito nel giugno del 2006 analizzando i gradi di separazione che intercorrono tra gli utenti di Messenger, il sistema di messaggi istantanei della Microsoft. La ricerca ha monitorato la lunghezza dei legami necessari per connettere 180 miliardi di diverse coppie presenti nel database del sistema. Il risultato anche qui è che la media è di poco superiore ai sei gradi (6,6). Questo vale per il settantotto per cento delle «coppie» di utenti, ma la media è alzata da separazioni che in alcuni casi arrivano fino a ventinove passaggi […]6.
NOTE
1 Stanley Milgram, “The Small World Problem” in Psychology Today, 1967, vol 1 pp.60-67. Per una completa trattazione teorica sull’argomento, si veda Manfred Kochen (a cura di), The Small World, Ablex Publishing Corp., Norwood, New Jersey, 1989.
2 Guare J., Six degrees of separation, Random House, New York 1990.
3 Tratto dal film <<Six Degrees of separation>> di Fred Schepisi. USA 1993
4 Altra riconferma della concretezza dell’idea fu qualche anno fa un quotidiano tedesco che provò a mettere in contatto il proprietario di un negozio di kebab di Francoforte con il suo attore preferito, Marlon Brando. Dopo qualche mese, la redazione di <<Die Zeit>> scoprì che erano accorsi non più di sei intermediari per realizzare il contatto. Il proprietario del negozio, immigrato iracheno Salah ben Ghaln, ha un amico che vive in California. Quest’amico ha per collega di lavoro il compagno di una donna che è membro della stessa associazione a cui è iscritta la figlia del produttore di “Don Juan de Marco maestro d’amore”, film interpretato da Marlon Brando.
5 Link. La scienza delle reti. Albert Barabási Torino: G. Einaudi, 2004
[…]Il ricercatore Eric Horvitz, che ha condotto lo studio con il collega Jure Leskovec, ha commentato: «Per me è stato abbastanza sconvolgente, abbiamo visto che ci potrebbe essere una connessione sociale costante tra i membri dell’umanità. L’idea che siamo molto vicini l’uno all’altro è sempre stata molto diffusa ma abbiamo dimostrato che questa idea va oltre il folklore». «Per quanto ne sappiamo, questa è la prima volta che una social network può convalidare la teoria dei sei gradi di separazione», spiegano i ricercatori[..] Tratto dall’articolo de Il corriere della sera del 3 agosto 2008.

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Cinzia Parente