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Il Test della Foto di Nudo

Oggi pomeriggio in uno di quei momenti in cui il tempo in ufficio sembra dilatarsi stavo facendo la solita ronda internettiana: forum, blog tecnici, blog di amici, siti comici e via da capo.
Mentre piluccavo acini dal grappolo della rete, con la testa al minimo dei giri che andava per fatti suoi, mi sono imbattuto in argomento interessante: il test della foto di nudo.
Immaginate di aver una foto di voi nudi che fate qualcosa di veramente imbarazzante, la peggior cosa che vi viene in mente, tipo perdere al primo livello di Tetris, o violare il chihuahua della vecchina che abita sotto di voi, una roba talmente disgustosa che se venisse allo scoperto vi costringerebbe a cambiare città per la vergogna e lo scandalo. Adesso immaginate di dover far custodire questa foto ad una o più persone perché voi, per un motivo qualunque, non potete tenerla.
Di chi vi fidereste? 
La risposta è un buon indice di quanti amici avete.
Rispondere porta con se una breve riflessione sul lento (ma neppure troppo) deterioramento dei nostri rapporti umani.
Ebbene si, nell’era del duepuntozzero, della condivisione, in cui affermiamo con fiera sicurezza che internet ci ha messo in contatto con il mondo, che siamo nel villaggio globale e che grazie a facebook posso importunare persone dall’altra parte del globo, ma la verità è che internet ci ha reso tutti, passatemi il termine, dei grandissimi figli di puttana insofferenti.
Perché internet e le nuove tecnologie ci hanno privato di un grosso strumento di crescita:  i rompiscatole.
Immaginate di sedere in una sala d’aspetto qualunque per un qualsiasi motivo: cosa fate? Scambiate due chiacchiere con le altre persone? MA NEMMENO PER IDEA! Infilate bene bene nell’orecchio le cuffie dell’iPod e guardate il seno di quella davanti finché non tocca a voi. Dovete comprare qualcosa? Tagliate fuori le file di vecchine cercano di passarvi avanti, pensionati che puzzano di fumo e cassiere con l’alitosi e comprate tutto su internet! Qualcuno non condivide i vostri gusti? Problemi suoi, lo escludete dal vostro forum e parlate solo con quelli che la pensano come voi! 
Ogni tanto sento amici che si stupiscono “di quanta rabbia ci sia in giro”, ma è normale: stiamo lentamente perdendo la capacità di confrontarsi e gestire gli altri, e poiché un mondo dove i rompiscatole non esistono è pura utopia, ogni volta che ci troviamo in queste situazioni siamo sempre più stressati perché, a differenza di chi vi è e vi era costretto, non siamo più abituati a gestire in modo pacifico le controversie ( ed evito di addentrarmi nell’analisi di una società che ha messo l’individualità al primo posto nella scala di valori), ma se ci pensate bene gestire i rapporti con gli altri, anche quando non sono ottimali, è alla base della società civile ed è quello che ci differenzia dalle bestie o dai bambini.
Qualche anno fa ogni evento era un’occasione sociale, per vedere un film si doveva riunire l’intero paese in una stanza sola e l’unica via di comunicazione che avevi con l’esterno era aprire la tua porta e parlare con gli altri, altri che non potevi filtrare semplicemente con un tastino, niente tasto “blocca”, niente lista amici, niente “pippolina85 è online adesso”.
E indovinate un po’, queste persone avevano molti più amici di me o di voi e non sapevano neppure cosa fosse un emoticon.
Perché contornarsi di amici e persone che la pensano solo come voi è utile come una bici sott’acqua, spesso le migliori amicizie nascono proprio dalla risoluzione di un conflitto (quante volte ho sentito “prima lui mi stava antipatico ma dopo ci siamo chiariti e adesso usciamo insieme”), c’è qualcosa di estremamente forte in un legame che NON si basa soltanto su un interesse comune, perché una persona che vi vuole bene anche quando ascoltate la vostra musica di schifosa o quando siete intrattabili, è una persona che vi vuole bene veramente.
Riflettete un attimo sulle vostre comunicazioni attraverso la rete, quante volte avete capito male perché non c’era la faccina giusta? Quante volte avete pensato di rimorchiare via msn ed invece avete preso il due di picche? E come mai quell’sms della vostra donna era una dichiarazione di guerra e voi lo avete preso come un invito al sesso selvaggio?
Perché una comunicazione basata solo sul testo fa scientificamente schifo, e non lo dico io, ci sono fior di studi più vecchi della vostra prima partita a Pong.
Perché, come ci insegnano i servizi estivi di Focus (un classico dell’esteta, con la copertina di lei che si tocca i capelli sdraiata sulla sabbia mentre lui ammicca e flette i muscoli), quello che conta è il linguaggio non verbale, il tono della voce, gli occhi, la postura, tutte cose che il nostro cervello usa per capire quello che gli altri ci stanno comunicando, Senza msn capireste più facilmente se la tizia che tampinate è disponibile, dal modo in cui vi parla, dal suo sorriso o dalla sua mano che sfiora la vostra, ed evitereste delle frustranti schermaglie verbali che vi rendono solo nervoso e insofferente verso gli altri (per tornare al discorso di prima).
La comunicazione in rete si lega ancora più profondamente al discorso delle amicizie quando arriviamo al capitolo insulti.
Quanti ve ne beccate ogni giorno se frequentate un forum? Quante persone passano il tempo a vomitarsi addosso tonnellate di spazzatura “tanto nel mezzo c’è lo schermo”? Io sono una di queste ma immagino anche molti di voi.
Adesso ditemi, quante critiche avete ricevuto?
E non confondete le due cose, un insulto è qualcosa detto da una persona che non conoscete e di cui non ve ne potrebbe fregare di meno, una critica è il tentativo di qualcuno di aiutarvi a migliorare dicendovi qualcosa che non vorreste sentirvi dire.
Avete presente quelle situazioni fastidiosissime in cui qualcuno vi fa una osservazione che non gradite? Abbassate gli occhi per evitare un confronto violento, oppure vi arrabbiate e vi ripetete che non è vero … quelle situazioni FASTIDIOSE (e qui torniamo sul bisogno dei rompicoglioni) che però vi aiutano a crescere, se usate nel modo giusto?
Momenti come questi scompaiono quando vi trovate davanti ad uno schermo perché la comunicazione asincrona vi permette di digerire ed evitare il confronto per tutto il tempo che ritenete necessario, rispondendo come se niente fosse successo, con il pieno controllo totale della situazione, chi sta dall’altra parte non potrà vedere oltre la vostra corazza, non potrà capire chi siete veramente e verranno meno tutte quelle piccole aperture, quei momenti di imbarazzo e di confidenza su cui si basa un vero rapporto di amicizia.
Ipotizziamo per un attimo che la vostra vita sia comunque ricca di profonde occasioni comunicative e di amicizie durature… La mia lo è, nonostante passi gran parte del mio tempo attaccato ad una console, perché allora vi girano sempre?
Perché il mondo va a rotoli? Per le minacce terroristiche? Per la salute del mondo?
Ma vi rendete conto che i nostri nonni hanno vissuto la seconda guerra mondiale ed erano ancora in grado di ridere il giorno dopo? Vi rendete conto che ci sono generazioni che hanno vissuto il Vietnam, al cui confronto l’Iraq è come giocare a guardie e ladri, ed ancora avevano voglia di cantare?
La verità è che abbiamo un problema di percezione deformata dal modo in cui i media trattano le notizie, ed è solo colpa nostra.
Si avete capito bene è colpa nostra, immaginate due titoli; uno è “Previsti lievi aumenti delle temperature ad Agosto” e l’altro “ALLARME CALDO, A RISCHIO LA VITA DI VECCHI E BAMBINI!”,  quale di questi due articoli sarà il più visto, il più cliccato, il più letto?
I media non ci mettono molto a capire cosa vende e cosa no, anno dopo anno sono costretti spingere sempre più forte sull’acceleratore per colpa della concorrenza, perché noi non facciamo altro che chiedere più sangue. La frammentazione della notizia ci ha dato TROPPI punti di vista ed ha impoverito i nostri strumenti di dibattito, la stessa notizia viene trattata in modi così diametralmente opposti che arrivare ad un punto comune è una frustrante ed irrealizzabile utopia (Non sto ovviamente sostenendo il ritorno ad una sola voce, lo dico prima che mi impicchiate in piazza). 
Insomma sommate la crescente misantropia con le difficoltà comunicative ed una percezione della vita deformata in peggio ed avete il quadro della situazione.
E se prima l’uomo sfogava tutto questo con una bella zappata nei campi o tirando giù qualche albero oppure lottando a mani nude con un orso… adesso cosa fa?
Oggi siamo chiusi dentro il nostro cubicolo, un giorno dopo l’altro a fare la ronda dei siti internet: forum, blog tecnici, blog di amici, siti comici, e poi da capo.
 E ci sentiamo inutili
E sapete perché ci sentiamo inutili? Perché, tautologico ma vero, stiamo veramente perdendo la nostra utilità (e non dissipiamo la nostra naturale aggressività, ma questo è un altro discorso)
Perché gli amichetti online ci chiedono molto poco, al massimo qualche discorso precotto quando stanno male, ma non ci chiedono di portali a casa quando sono ubriachi, non ci chiedono di rimettergli a posto il pc, non ci chiedono di tenere a bada l’amica grassa quando sono a rimorchiare, non ci dobbiamo litigare oer donne, sport, politica ecc…
Non ci fanno sentire UTILI se non in piccola parte, non ci danno niente di tangibile, non ci danno una pacca sulla spalla il giorno dopo quando gli riportiamo la macchina sotto casa.
Ed la maggior parte dei lavori ci lasciano nella stessa condizione, io passo la giornata ad una scrivania e la sera non so neanche cosa ho fatto, non ho niente di tangibile, niente per cui dire l’ho fatto io, l’ho costruito io, è una cosa mia, niente che sia tangibile, niente che sia anche solo lontanamente paragonabile alla sensazione che si prova dopo aver costruito il castello del Lego.
Ma non disperate cari amici, esiste una soluzione per uscire da questa fogna di odio e di malcontento.
Fate qualcosa di semplice, piccolo e tangibile.
Non ci vuole tanta scienza siamo animali sociali e come si legge nel libro Into the Wild, la felicità è reale solo se condivisa. Cucinate per i vostri genitori, fate una telefonata a qualcuno, parlate col vecchio in fila alla posta (anche se vi manderà a quel paese), costruite un modellino, insomma staccatevi dal pc ( ma non troppo eh?), toglietevi il trucco emo, smettete di vivere ogni difficoltà della vita come se fosse un maledetto melodramma, smettetela di dire che “gli altri non vi capiscono” e capiteli voi, fate un corso di karate e date un bel pugno contro un sacco, fate rugby, calcio, quello che vi pare e sporcatevi la faccia di fango, fate qualcosa che potete toccare con mano.
La sensazione di “fatica positiva” data dallo sporcarsi le mani è impagabile, sensazioni come “l’ho costruito io”, “l’ho cresciuto io”, “sono morto di fatica ma ci sono riuscito”, “ti ho portato a casa io brutto scemo mentre barcollavi” non sono sostituibili con niente, NIENTE di quello che la rete può offrire, e Dio solo sa quanto mi costa dire un’eresia di questo tipo.
E ora scusate ma devo finire la mia ronda internettiana.

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Lorenzo Fantoni