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Miglioramento

Senza Lavoro a 40 Anni: come Ripartire alla Grande

Cosa significa a 40 anni trovarsi a ripartire?
Se badiamo a come reagisce una buona parte delle persone in questa situazione questo è un gran problema.
Per fortuna, c’è un’altra buona parte di persone che agisce a ragion veduta.
Perdonate l’utilizzo di franchezza e di genuina logica. Il fatto è che molti si preoccupano, come si preoccuperebbe un ex galeotto appena dopo la liberazione, pensando: “Cosa farò ora?”
Caspita! Da un credibilissimo sondaggio inglese sottoposto a 100.000 sessantenni circa i loro rimpianti, al secondo posto, dopo un legittimo “avrei dovuto fare più sesso”, troviamo alla piazza d’onore “avrei dovuto cambiare più volte lavoro”.
Ma è ovvio: immaginate che noia una vita a fare su per giù sempre le stesse cose, e anche se quello che solitamente fai è divertente, quante cose, esperienze, soddisfazioni e relazioni ti perdi rimanendo sempre nello stesso ambiente, allo stesso livello, senza cambiare mai?
C’è una frase di un grande personaggio americano che mi ha fatto molto riflettere quando ero paralizzato dal timore di non riuscire a trovare un nuovo impiego, la frase recita: “Non esistono i problemi nel mondo fisico, esiste solo il modo soggettivo nel percepire un fatto che accade”. É vero, altrimenti non si spiegherebbe perché di fronte ad uno stesso identico fatto alcune persone si deprimono mentre altre prendono vigore reagiscono e ottenendo più soddisfazioni e successi di prima.
Da un articolo de “Il Sole 24” ore del 19 marzo 2007, già risultava che in Italia un milione di 40enni doveva ripartire dopo essere rimasti senza lavoro. Immaginate oggi! Il dato è senza dubbio poco piacevole e secondo me è ottimistico, in quanto è la sommatoria dei numeri riportati dalle maggiori agenzie interinali operanti nel nostro bel paese.
Dico “ottimistico” perché io sono rimasto senza lavoro a 38 e a 42 anni e non ho messo piede in agenzie interinali e nemmeno le ho contattate in altri modi, come fa oggi un altro buon milione di 40enni che, senza perdere tempo hanno dovuto fare una veloce disamina della situazione e via di corsa a creare nuovi contatti che portano alle successive esperienze professionali.
Molti, evidentemente, non trovano cosa facile risolvere in modo così veloce e autonomo la questione; spesso perché in quei frangenti il bisogno di sicurezza e l’ansia per la criticità dell’ aspetto finanziario può limitare l’obiettività e la lucidità necessarie per una giusta scelta, e soprattutto, può venire a mancare lo stato d’animo utile per vedere e cogliere le opportunità che certamente esistono in altri settori nel mercato del lavoro.
Perché perdere il lavoro e trovarsi a cercare un nuovo impiego è visto come un problema? Perché destabilizza e causa addirittura spiacevoli conseguenze e traumi? Semplicemente perché nel lavoro, come nella vita in genere, maturiamo delle abitudini, consuetudini, convinzioni. In pratica, esperienze quotidiane ripetitive che alimentano un piacevole senso di certezza e di sicurezza.
L’esperienza del cambiamento che fa da premessa all’instabilità, altro non è che un’esperienza quotidiana diversa dal solito e, se spaventa, il motivo sta semplicemente nel fatto che non era prevista. Una persona, che invece dà per possibile questo fatto, percepirà in modo meno drastico l’evento.
Voler assolutamente mantenere schemi, abitudini, consuetudini, chiamandole “certezze”; ci potrà da un lato far provare meno ansie; ma da un altro lato quante cose non potremmo provare, e quante abilità nascoste non useremmo? Inoltre, in caso di interruzioni impreviste di rapporti lavorativi, rischieremmo di farci trovare impreparati a dover gestire una situazione, critica solo perché inaspettata.
Come fare quindi?
Come farsi trovare preparati in caso di previste e impreviste risoluzioni di rapporti di lavoro?
Come ripartire serenamente se la situazione ci ha colti di sorpresa?
Ci sono vari metodi: uno di questi, innovativo e assolutamente funzionale, deriva dall’approccio di coaching, un metodo di supporto, affiancamento e “formazione” per definire e raggiungere in modo garantito i propri obiettivi, superando momenti di empasse.
Prevede due fondamentali aspetti:
-il primo è la conoscenza di se stesso e dei propri valori (chi sei tu oggi?)
Fatti almeno 5/6 volte la domanda: “qual è la cosa più importante per me oggi?” (salute, famiglia, lavoro, amicizia, denaro, ecc…) e scopri così la lista, in ordine di importanza, dei valori che inconsciamente ti portano a vivere così come vivi, decidendo ciò che decidi.
-il secondo è la definizione dei tuoi obiettivi (cosa vuoi raggiungere?)
Questo punto è finalizzato a trovare i motivi per i quali compiere le azioni che compirai, quindi pensa e decidi almeno tre risultati che vuoi assolutamente ottenere nel breve e medio periodo (un nuovo lavoro che sviluppi le tue competenze e consideri i tuoi valori, una vita sociale più stimolante, una finanza più stabile, un fisico più sano…ecc…)
A questo punto metti insieme tutte le tue risorse (materiali e ambientali, di conoscenza e competenza, tutte le tue esperienze lavorative e i contatti personali all’interno di varie aziende e settori), fai un paio di bei respironi profondi e….telefona, invia e-mail, parla, parla, parla con chiunque e con tutto l’entusiasmo che hai. E se non ce l’hai allenati ad averlo, perché è la ripetizione che crea la capacità.
Determinanti ora saranno le tue convinzioni, loro ti guideranno.
Se non sarai convinto veramente di farcela, non ce la farai; se sarai veramente convinto di farcela invece ce la farai. Comunque avrai ragione tu e le tue convinzioni (H. Ford).
Se ti accorgi subito di non essere fiducioso e convinto che tutto andrà per il meglio non muoverti ancora, ti mancherebbe la spinta necessaria. Fatti aiutare da un coach a lavorare sulle tue convinzioni in modo tale che non siano limitanti ma potenzianti per il raggiungimento dei tuoi obiettivi.
Il coach ti farà domande alle quali darai le tue risposte e queste saranno le fondamenta delle tue nuove convinzioni
Parliamoci chiaramente: chi da piccolo non sognava di fare, una volta grande, un certo lavoro?
Anche più tardi, ragazzi e adolescenti, con le idee più chiare eravamo convinti di voler fare un lavoro che in qualche modo ci attraeva, ci sentivamo fatti per quello, eppure quanti oggi lo fanno? Pochi.
Il fatto è che il mondo del lavoro cambia rapidamente e noi stessi cambiamo, le nostre esigenze primarie di cinque anni fa non sono più le priorità di oggi, e la cosa è assolutamente normale dato che tutte le cellule del nostro corpo, comprese quelle del cervello, sono cambiate.
Quindi, ecco cosa fare:
ri-conosciti,
ri-scopriti,
ri-valutati,
ri-convinciti, tutto ciò per
ri-collocarti.
Buon nuovo lavoro

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Fabio Momesso