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Moda

Imperi che hanno Iniziato da un Quadrato di Pelle Cucita: la Borsa

La parola accessorio deriva dal latino accedere, che significa aggiungere, accrescere. La sua etimologia quindi, gli attribuisce una importanza che và al di là del concetto di qualcosa di secondario e superfluo. (1)
Non ci sogneremo mai di uscire, senza prima aver dato quel tocco finale al nostro look. Infatti oggi l’accessorio è stato riscoperto come oggetto di vero vestiario, è così importante per esprimere la propria personalità che ognuno di noi, anche, chi in passato non poteva sentirsi oppressa da ninnoli vari, non può farne a meno. Non a caso il mercato degli accessori, in genere, non conosce crisi, anzi sono incrementate le vendite soprattutto di scarpe e borse, ma anche di bigiotteria, accessori per capelli, occhiali, etc… Se vi capita di fare una passeggiata per i centri storici di tante città sarà facile notare che i negozi di accessori sono raddoppiati.
L’uso degli accessori si perde nella notte dei tempi, infatti è proprio dalla preistoria che prende forma l’accessorio per eccellenza: LA BORSA.
Benchè venga considerato un’invenzione dei nostri tempi unisex, il borsello e la borsetta sono molto antichi. Derivano tutti e due dalla borsa che risale addirittura a quando l’uomo adoperava le pelli degli animali per confezionarsi gli abiti e i relativi accessori; la parola( borsa )nel suo significato originario vuol dire appunto pelle di animale scuoiato. In quel periodo, la borsa, veniva utilizzata per il trasporto di utensili, armi e etc…successivamente, il denero prese il posto di questi oggetti. (2)
La sua storia però si evolve in risvolti più frivoli e vivaci da quelli strettamente economici rendendola un accessorio costantemente in bilico tra la sua funzione contenitiva e la sua esteriorità mondana e modaiola.
Sicuramente è uno degli accessori più indispensabili, rispecchia la nostra personalità: contiene il nostro micromondo privato, oggetti che ci rappresentano e che vogliamo portare con noi ogni giorno, contenitore segreto di cui quasi sempre solo il proprietario conosce il contenuto. E’ un involucro che ama farsi notare, che gioca con i colori, le forme, i materiali e forse è proprio per questa doppia valenza tra interiore ed esteriore che lo rendono un oggetto tanto interessante, che attrae senza svelare.
“LA NOSTRA BORSA” è così un oggetto rassicurante: è come una parte di casa, è il guscio della lumaca, è l’oggetto che durante le guerre serviva a contenere il più possibile fuggendo agli allarmi dei bombardamenti…è una proiezione di noi stessi che ci da sicurezza, è un appiglio, un sostegno nelle situazioni sociali. Addirittura secondo lo psicologo Desmond Morris, la borsa, rappresenta uno oggetto barriera tra noi e il mondo esterno che ci infonde certezze, che ci fa rivivere le esperienze di quando eravamo bambini, ed era frequente nasconderci dietro la gonna della mamma o ad un mobile di casa.
Il grande successo di questo accessorio, è dovuto in parte, a motivazioni affettive, in parte al valore oggettivo, dato dalle lavorazioni di materiali artigianali coniugato alle nuove tecnologie.
Le più antiche testimonianze della lavorazione delle pelli risalgono al Xll secolo, in Toscana, con precisione a Firenze, in particolare nella zona del Ponte Vecchio; nelle acque dell’Arno venivano immerse le pelli prima di essere conciate.
Dal Xl al XVl secolo, la scarsella, rappresenta la tipologia di borsa più diffusa e viene usata sia dagli uomini che dalle donne, si indossava appesa al collo o alla cintura, infatti solo dopo la rivoluzione francese, la borsa sarà indossata appesa al braccio come siamo abituati a vedere ai giorni nostri.
Durante il XVll secolo la borsa va in disuso e verrà riproposta dopo il 1890 ma, questa volta come fattore di moda accompagnando un fenomeno sociale in evoluzione: con la maggiore dinamicità delle donne che sempre più spesso fanno viaggi nasce l’esigenza, appunto, dei set valigeria e borse da viaggio.
Per quanto riguarda, invece, i modelli da passeggio sono esemplari riccamente decorati che si indossano appese in vita con catenelle oppure modelli più moderni, con i manici. Dopo la prima guerra il mondo cambia, la donna si trasforma da oziosa borghese, a vivace e attiva i suoi abiti si accorciano fino al ginocchio diventando più appropriati per una vita fatta di lavoro, sport, intrattenimento, etc…
La borsa, quindi, diventa un compendio necessario alla mise femminile, infatti proprio in questi anni prendono vita i grandi marchi di pelletteria: a Parigi Hermes, che nasce come sellaio, con il suo stile legato al mondo equestre, in Italia Gherardini e Gucci che accompagnano il look femminile da sempre.
In questi anni i modelli delle borse si adeguavano alle varie situazioni della giornata, Hermes disegnava uno dei suoi must il secchiello che è l’ideale per il mare e il passeggio. Le borse da giorno erano in colore coordinato agli accessori e all’abito, mentre quelle da sera oltre ad essere confezionate nello stesso tessuto degli abiti erano impreziosite da strass, paillettes, etc…
Gli anni Quaranta e il clima della seconda guerra mondiale contribuiscono notevolmente sull’evoluzione della borsa soprattutto nei materiali, infatti le restrizioni economiche favoriscono la diffusione di materiali alternativi, meno pregiati che però avranno un grande successo. Si producono borse in tessuto come il lino, la canapa, la seta oppure si usa il cuoietto (similpelle), il rospo ( al posto della pelle si struzzo); in questi anni assumono grandi dimensioni, un pò come il borsone della spesa, comode da portare anche quando si va in bicicletta.
Il formalismo degli anni Cinquanta vede una donna: femminile, procace e forse per la prima volta la borsa diviene status, associata alle prime donne del cinema o alle icone dell’eleganza internazionale, si ricorda Grace Kelly che appare sulla rivista Life con un modello di Hermes che da quel momento si chiamerà appunto Kelly, anche se originariamente si chiamava sac a courrois (sacco per la sella) ed era datata 1932.
Sempre Grace Kelly diede molta popolarità alla famosissima Bagonghi, ( in seguito chiamata borsa della principessa) di Roberta Di Camerino che creò questo modello ispirandosi ai bauletti dei medici ottocenteschi e fù realizzata in vari materiali dal velluto , alla nappa, al camoscio, al pitone etc… (1)
Di esempi come questi se ne possono fare a decine fino ad arrivare ad oggi, che le borse, si chiamano come le Top Model che le indossano, la Kate, la Gisele, la Kristen etc…insomma una borsa un’amica, finiamo per desiderarle, indicarle, coccolarle, quasi come una presenza affettiva. (3) Ma perchè oggi diamo tanta importanza a questo accessorio?
Spesso queste borse sono diventate dei Must senza tempo che rappresentano un segno di distinzione, uno stile di vita, un modello da seguire, quindi non un semplice accessorio ma un pezzo di stile da mettere in mostra con orgoglio.
Tra l’Italia e l’accessorio in questione c’è da sempre una feeling speciale, infatti
Firenze e Milano sono dette anche le capitali della pelletteria italiana.
Firenze si specializza nella produzione di cuoio artistico e decorativo, per poi svillupparsi nella borsa di moda e nella pelletteria di qualità, grazie al consolidamento dei suoi grandi marchi. Purtroppo l’alluvione del 1966 distrusse gran parte degli stabilimenti che si trovavano in città, da qui, i poli attrezzati, si spostarono nelle zone più periferiche come Scandicci che è diventata la capitale mondiale del lusso, grazie a quasi tutte le grandi firme, che in questa zona hanno dato vita alle sedi decisionali della leather good division.
Inizia così un sistema di produzione decentrato, diffondendo laboratori in tutta la provincia, dove i principali brand daranno luce alle loro creazioni. Oggi la Toscana è la regione da cui dipende il 50% della produzione nazionale, di borse, valige, cinture e piccola pelletteria.
Per quanto riguarda Milano è sicuramente la città-laboratorio della tendenza,dalle ispirazioni parigine fino ad arrivare ai più grandi show room attuali, che ne hanno fatto l’apice della moda internazionale.
Milano, chiamata anche , capitale del coccodrillo, vede il massimo splendore, nel settore pelletteria, dal 1950 fino alla fine del 1960 – oggi è specializzata in una produzione di nicchia e di altissima qualità.
La pelletteria, in generale, non ha conosciuto solo momenti facili e redditizi, infatti gli anni 90 sono stati i più critici per i pellettieri italiani, poichè erano stretti nella morsa della concorrenza dei paesi in via di sviluppo.
Più tardi, dopo il 2000, la situazione è cambiata positivamente, grazie soprattutto al ritorno della borsa e dell’accessorio come prodotto da esposizione, da vetrina e in secondo luogo l’apertura di nuovi mercati tra l’europa dell’est e l’estremo oriente hanno fatto si che le grandi firme e le grandi aziende riacquistassero fiducia e interesse per tornare a crescere e rinnovarsi.
Un ruolo di primo piano, nell’ascesa della pelletteria Italiana, da prodotto “povero”a simbolo del lusso, lo ricopre il design; l’aver investito in una nuova funzione del prodotto come oggetto d’arte oltre che di tendenza moda, ha permesso al nostro Paese di offrire dei sogni in più rispetto ai competitors.
Alcuni dei molti motivi per i quali le grandi aziende pellettiere italiane sono divenute delle potenze sono sicuramente da attribuire all’abilità dei leader fondatori.
· creando aziende a carattere familiare all’interno delle quali, molto frequentemente, il ricambio generazionale ha lanciato e gestito l’innovazione, senza mai subirla;
· ritagliandosi una nicchia di mercato, specializzandosi nella produzione di un particolare modello o materiale, facendolo così diventare un segno di riconoscimento nel tempo;
· migliorando costantemente il prodotto, al fine di rafforzare la capacità di competizione;
· sapendo imporsi nel mercato mondiale della pelletteria, infatti, anche se in tempi passati erano loro a prendere ispirazione nelle città come Parigi, adessi i Francesi vengono da noi per sviluppare idee nuove;
· riuscendo ad essere flessibili nei tempi sempre più stretti del mercato, acquistando una forte velocità decisionale;
· divenendo MARKET ORIENTED, infatti non producono per poi vendere ma hanno sempre cercato di capire le esigenze della clientela finale creando, così, delle collezioni di successo;
· investendo in tecnologie, si sono creati un’immagine corretta, affidabile sia a livello gestionale, con una fabbriche organizzate, ampie, dotate di macchianari all’avanguardia sia a livello comunicativo, attraverso la promotion, la vetrinistica, con l’apertura di negozi monomarca e corner nelle principali città d’Italia;
· creando delle filiere importanti, per citare un esempio: in Toscana in un raggio di 50km convivono Santa croce sull’arno con le concerie, Prato con i tessuti, Arezzo con gli accessori e Firenze con stilisti e buyer, come dire il meglio per creare una borsa a portata di macchina.
La creatività, l’attenzione ai dettagli, la tradizione manifatturiera, sono gli ingredienti più importanti che hanno fatto la storia di artigiani divenuti imprenditori e nomi sconusciuti divenuti grandi griffes. (4)
CONCLUDENDO:
Una donna Himba, nel deserto della Namibia, aspetta una macchina, forse una corriera. Intorno a sè ha l’immensita dei vuoti africani. Accanto ai suoi piedi, un’altra immensità, seppur piccola: una borsa, ovvero il suo mondo in miniatura.
Sia uomini che donne, ricchi o poveri, hanno le stesse movenze nel trascinare quel ritaglio di mondo privato appeso alle spalle o stretto tra le mani. (5)

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Moira Marini

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