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L’utilità del “c’era una volta”: la fiaba

Il valore intrinseco dell’immaginario

Cosa sono le fiabe? Racconti fantastici conditi da un pizzico di magia collocati in un tempo e in uno spazio immaginario dove tutto è possibile. Comunemente ricondotte al mondo infantile, le fiabe possono rivelarsi utili anche in età adulta, costituendo dei preziosi strumenti che favoriscono la scoperta personale. Ogni personaggio o avvenimento fiabesco può rappresentare simbolicamente una possibilità per noi stessi di entrare in contatto con il nostro mondo interiore e di attivare quel dialogo tra conscio e inconscio essenziale alla crescita e alla comprensione del senso della vita. Ma nello specifico, come può avvenire ciò? 

La simbologia della fiaba

La fiaba è caratterizzata da simboli: principi, principesse, maghi, streghe cattive, mostri e foreste incantate non sono altro che immagini dei nostri processi interiori. Per comprendere il loro valore, è importante riconoscere il significato della parola simbolo, la quale deriva dal greco symballo che significa mettere insieme: il simbolo, dunque, si riferisce a qualcosa che dietro al senso oggettivo e visibile, ne nasconde un altro, visibile e più profondo. Secondo lo psicoanalista Jung (1964), il simbolo è un elemento in grado di mediare tra la coscienza, ovvero ciò che conosciamo di noi stessi e l’inconscio, quel materiale psichico di cui noi non siamo consapevoli. Nella concezione junghiana, è solo attraverso il simbolo che è possibile promuovere il dialogo tra i diversi livelli della psiche, favorendo il processo di individuazione, che è il fine stesso dell’esistenza e consente ad ognuno di diventare chi è destinato ad essere. Le immagini rappresentate dagli elementi fiabeschi, dunque, permetterebbero di mettere in moto quel dialogo interiore funzionale alla crescita di ognuno, integrando gli aspetti consci e inconsci della personalità e favorendo l’integrazione delle varie parti del sé.     

La fiaba e il processo di integrazione del sé

Nelle fiabe, i personaggi risultano essere appiattiti da un punto di vista caratteriale: la principessa ad esempio è solo buona e la strega è solo cattiva. Nel corso del racconto, tradizionalmente, alla principessa non è concesso di commettere cattiveria alcuna né alla strega di redimersi e di poter rimediare ai suoi errori.  Questo “stratagemma letterario” ha il fine di rappresentare simbolicamente le varie parti del sé che abitano l’animo umano, permettendo in modo inconscio di entrarvi in contatto favorendo quel dialogo interiore necessario per lo sviluppo psichico.  Ovviamente nella realtà non siamo solo buoni o solo cattivi: il nostro animo è abitato da una moltitudine di sentimenti che coesistono e che caratterizzano la personalità di ognuno, rendendolo unico! Riconoscere che in noi albergano sia zone di luce che di ombra si rivela essenziale proprio per favorire il processo di integrazione della personalità. Spesso le “zone di ombra” sono quelle più difficili da riconoscere su di sé e riguardano quei sentimenti, di cui a volte nemmeno si è coscienti, che la società mette al bando e di cui spesso ci si vergogna: indivia, avidità, lussuria. L’invidia del cancelliere del re, l’avidità del fratello malvagio che vuole tutta l’eredità per sé, la lussuria della strega, sono tutti simboli che permettono di connettersi con la nostra essenza più profonda e che invece di essere rinnegati, vanno accolti al fine di comprendere maggiormente i nostri bisogni e necessità.  

La fiaba e l’ottimismo 

Spesso si sente dire che le fiabe rappresentano un mondo edulcorato ben lontano dalla realtà. Eppure, se le si analizza in modo più dettagliato, ci si può rendere conto di come le fiabe, lungi dal voler fornire una visione idilliaca della vita (pensiamo ad esempio alle streghe, ai draghi, agli orchi) non siano altro che la rappresentazione simbolica della complessità della realtà quotidiana; come afferma Paola Santagostino (2004): “la vita è simbolicamente una fiaba continua, o meglio mille fiabe, che iniziano e si concludono, fiabe contemporanee che si sviluppano con tempi diversi e a volte si intrecciano tra loro”. Grazie alla loro struttura, le fiabe rappresentano in modo simbolico la dicotomia che caratterizza la vita di tutti i giorni: luci e ombre, gioia e tristezza, quiete e tempesta e, allo stesso tempo, infondono speranza all’uomo, trasmettendo a quest’ultimo il messaggio ottimistico che le difficoltà possono essere superate e affrontate. Strutturalmente, la fiaba è costituita da tre “momenti”: presentazione del problema, crisi e soluzione. Attraverso lo snodarsi di questi tre passaggi, la fiaba si configura dunque come un ottimo strumento di problem solving mostrando come i personaggi, nonostante debbano affrontare difficoltà apparentemente insormontabili, riescono ad averla vinta e a crescere interiormente: il pieno sviluppo del sé si può raggiungere solo affrontando responsabilmente le sfide della vita, senza rinnegarle né evitarle.

Conclusione

Infine possiamo affermare che le fiabe rappresentano degli ottimi strumenti per scoprire sé stessi permettendoci di entrare in contatto con le nostre parti più recondite e favorendo lo sviluppo di quella capacità di problem solving che si rivela essenziale nella vita di tutti i giorni. Insomma, cosa aspettate a rivedere il vostro cartone animato preferito? Principi, principesse, maghi, folletti, foreste incantate e fate madrine possono esservi molto più utili di quanto crediate! 

Bibliografia

Santagostino, P. (2004). Guarire con una fiaba. Usare l’immaginario collettivo per curarsi. Milano: Edizioni Feltrinelli.

Jung, C. G. (1964). L’uomo e i suoi simboli. Trad.it. Milano: Tascabili Editori Associati.  

Parole chiave: fiaba, simbolo, inconscio, integrazione, ottimismo

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Giusi De Meo

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