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Spiritualità

Tra Jung e Freud

“L’antica storia dell’uomo viene significativamente riscoperta ai giorni nostri attraverso le immagini simboliche e i miti che sono sopravvissuti all’uomo dell’antichità. Via via che gli archeologi scavano profondamente nelle viscere del passato, non sono gli eventi del tempo storico ciò di cui impariamo far tesoro, bensì le statue, i disegni, i templi e le lingue che ci comunicano le antiche credenze. Altri simboli ci sono rivelati dai filologi e dagli storici delle religioni che sanno tradurre queste credenze in concetti moderni e intelligibili.”[1]
 
Il pensiero di Jung non è molto sistematizzato. Non ha mai dato uno statuto scientifico alla psicologia, infatti era convinto che fosse impossibile arrivare a conoscenze assolute in particolare in questa branca, in quanto soggetto e oggetto della ricerca coincidono. Jung si occupa di scienze umane, antropologia, miti, storia delle religioni, medicina orientale ecc. La sua conoscenza è estesa e circolare in contrapposizione a quella lineare causale della tradizione freudiana.
La libido è molto più estesa rispetto al concetto di energia sessuale freudiana. Tutto ciò che è desiderio spirituale e materiale è da includere all’interno di questa energia.
Se pensiamo a Freud ci si rapporta maggiormente ad un concetto di causa mentre Jung si interessa al fine dei fenomeni psichici. Il concetto di fine si concede a tutti i fenomeni psicodinamici.
Un opera di particolare interesse è La libido, simboli e trasformazioni[2] (che determina la rottura dal pensiero classico). La psicologia analitica junghiana si  distingue   dalla psicoanalisi classica per il  netto rifiuto del pansessualismo freudiano. Jung pensava che  contenuti rimossi o i simboli  non fossero di natura prevalentemente sessuale, ma la manifestazione di una energia unica e presente in tutta la natura: la libido.
Essa è la forza vitale, lo slancio che  perpetua  la vita, e che non è legata solo a fattori biologici come  nella concezione freudiana, ma comprende  aspetti spirituali ed un  movimento dinamico  verso il futuro.
Jung sposta il suo interesse  dalla tradizione scientifica, medica e fisiologica che, come Freud possiede, ad un ambito più vasto, comprendente l’animo umano e tutto ciò che lo nutre. Di qui l’interesse per i miti e le favole, letteratura e scienza, arte e religione, ed il rimpianto per  la massificazione e la perdita di spiritualità del mondo moderno.
 
Jung introduce il concetto di fine, cioè a differenza di Freud non si sofferma unicamente sulle cause dei processi psichici ma anche sul fine di tali aspetti.
 Se noi guardiamo a tutti i popoli primitivi ritroviamo ovunque questa libido, anche come un potere magico che muove qualsiasi cosa (nei primitivi). Questo potere originario può essere chiamato il mana per le culture orientali o il numen per i latini che significa Dio. La libido è lo stesso concetto declinato in vari modi. Per Platone è L’eros, per Plotino è l’uno, nei miti è rappresentato come Dio o demone, in Shopenahuer è la volontà.
Le fantasie hanno un carattere di universalità perché le ritroviamo nei miti ed in altre situazioni che vanno oltre alla storia personale.
 
 


[1] J.L. Henderson, Miti antichi e uomo moderno, in L’uomo e i suoi simboli, C.G.Jung, TEA, Milano, 1991.

[2] C.G.Jung, La libido, simboli e trasformazioni, Newton Compton ed 1993, Roma.

Gian Marco Gregori

Gian Marco Gregori

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